Resurrezione di un genio sgangherato
By Manuel Insolera
Concludendo il servizio che nel giugno scorso dedicammo a Frank Zappa, ci auguravamo che presto una Brutta Addormentata avrebbe potuto svegliare il folle dal suo disastroso letargo artistico che era riuscito a produrre un'opera penosa e stanca come « Just another band from L.A. », il suo album uscito in quei giorni. E miracolosamente, i mesi che immediatamente seguenti ci hanno dato ragione: Zappa è risorto, e con lui tutta la ca· rica perfida e megalomane della sua arte (o anti-arte, per essere precisi).
L'introduzione rell' organico delle Mothers di due furbi arrivisti e parassiti ccme Mark Volman e Howard Kaylan, ex Turtles, aveva prodotto inspiegabilmente in Frank, come l'incentro del Gatto e La Volpe con Pinocchio, un annebbiamento totale del suo genio dissacratore e malefico: facendo cosi precipitare la sua produziore, a partire dal triste « 200 Motels », negli abissi della mediocrità e della stanca ripetizione degli schemi, una volta gloriosamente acidi e corrasivi, del « non sense » dadaista della sua primissima produzione.
Potendo ora osservare le cose nella loro giusta prospettiva, siamo in grado di ravvisare il momento cruciale che avrebbe portato alla resurrezione, nell'incidente occorso a Zappa, mentre stava suonando al Rainbow di Londra, poco più di un anno fa: un pazzoide, ingelosito dall' eccessivo fanatismo che la sua «girl-friend » provava per il baffuto chitarrista, gli si avvertava addosso scaraventandolo giù dal palcoscenico. Risultati: diverse ossa rotte, costrizione per parecchi mesi all'immobilità assoluta, serio pericolo (ora fortunatamente sventato) di non poter più usare il pedale wah-wah, di cui Frank è maestro.
Eppure, alla luce di quel che è successo in seguito, il doloroso incidente andrebbe quasi considerato come un colpo di fortuna, e il rancoroso aggresscre come un eroe delle antiche favole, liberatore di principesse da arcani incantesimi: durante la lunga degenza in ospedale, Frank ha potuto riesaminare con calma la situazione e rendersi conto di molte cose. La grande orchestra jazzistica del Grand Wazoo, attuale mastodontica realizzazione zappiana, fu concepita in quei momentì.
C'è da dire, inoltre, che, avendogli un giornalista domandato se lo shock e la forzata convalescenza avessero influito sulla sua personalità, Zappa stesso ha recentemente affermato: « Oh sì, adesso la penso 'ifferentemente di prima su un mucchio di cose. Tutto ciò mi ha dato l'opportunità di scoprire che razza di gente siano in realtà i tuoi amici ». L'allusione a Volman e Kaylan, cacciati dalle Mothers ancor prima del completo ristabilimento di Frank, è anche fin troppo evidente.
Prima tappa della clamorosa resurrezione è stata l'inattesa uscita, nell'agosto scorso, dell'album « Waka/Jawaka ». Il sottotitolo « Hot Rats » mostra chiaramente quanto serie siano le intenzioni di Frank, che specificatamente cosi intende riallacciarsi a quell'omonimo album del 1969 che molti ritengono il suo capolavoro. Le dolciastre sviolinate di « 200 Motels » e i noiosissimi e interminabili dialoghi di « Just another band from L.A. » sono scomparsi improvvisamente, ed è il jazz che torna a risplendere, con tutti i tipici condimenti caricaturali della musica Zappiana. Delle vecchie Mothers, ora sciolte, sono qui rimasti soltanto i fidi Don Preston al mini-moog, George Duke al piano elettrico e Ansley Dunbar alla batteria; gli altri sono tutti giovani mostri delle nuove leve del jazz americano, come il trombettista Sal Marquez, il sassofonista Mike Altshul, i trombonisti Bill Byers e Ken Shroyer, che aveva già collaborato con Frank nella vecchia follia di « Lumpy Gravy ».
Ma questo non è che l'inizio: già il mese seguente, Zappa ha messo in piedi una grande orchestra jazz di ventuno elementi, perfettamente autosufficiente e in grado di dare concerti in ogni parte del mondo: si tratta dei surreali e fantastici New Mothers/Hot Rats/ Grand Wazoo. Vi sono inclusi tutti i musicisti già comparsi in « Waka/ Jawaka », più diversi altri, tra chitarristi, fiatisti e ragazze adibite ai cori.
Ma lasciamo parlare Frank : « Fin dai primissimi giorni delle Mothers of Invention, io sono stato interessato all'idea di riunire una specie di orchestra elettrica, capace di eseguire intricate composizioni agli stessi livelli di intensità di suono normalmente associati con altre forme di pop music ... ».
E ancora: « Grand Wazoo rappresenta il primo tentativo su larga scala di mettere insieme una mostruosità, e di rr.uoverla attualmente attraverso un paio di continenti per fare concerti ». E ai primi di dicembre, la musica grandiosa dì qvesta « mostruosità ambulante », interamente composta e diretta dal bieco Frank, esce finalmente catturata su disco, quel « Grand Wazoo » che segna l'acme suprema della rapida resurrezione del folle, e anche, a mio parere, il suo capolavcro assoluto fino ad oggi: inequivocabilmente, « Grand Wazoo » riconferma senza tema di smentite in Frank Zappa l'unico genio contemporaneo di musica moderna, senza più distinzioni tra il pop, il jazz, il sinfonico e l'elettronica, oggi esistente sulla scena attiva.
« Grand Wazoo » è il terzo tentativo zappiano - e l'unico perfettamente riuscito di creare un equilibrio pop-sinfonico-elettronico-jazzistico con lo aiuto di una grande orchestra, dopo l'informale e dadaistico « Lumpy Gravy » e il melenso e farraginoso « 200 Motels ». In quest'ultimo album sono elevate a forma d'arte, e trascese nelle vaste atmosfere composite del nuovo sound sopra descritto, tutte le ariette triviali da musical di Broadway, le suggestioni da stacchetto pubblicitario, le idiozie sonore dei mass-media del sistema industrializzato trasmesse a getto continuo dalle grandi stazioni radiotelevisive: in una parola, tutti i bersagli da sempre puntati da Zappa e combattuti prima con l'arma del surreale e del grottesco, poi con il jazz sofisticato e bizzarro, adesso colle scariche ad altissimo potenziale di questa nuova musica totale.
Ma le sorprese non sono ancora finite: l'ultima meraviglia che questo sbilenco incantatore-straccione ha estratto dal svo scassato cilindro è uno spettacolo teatrale, composto di testi e musica, che i New Mothers/Hot Rats/Grand Wazoo reciano e suonano nel corso dei loro concerti: titolo allusivo della scardinata opera è « The adventures of Greggery Peckary ».
Il pecari è una sottorazza di maiale: questo Greggery il Pecari è un tipico « omino per bene » che lavora in un mastodontico istituto (rappresentante il sistema). Un giorno Greggery viene assalito da giovani « hips » e si rifugia su una montagna, ma la stessa natura lo caccia, creandogli un forte shock. Greggery chiede allora l'aiuto del Più Grande Filosofo dell'Umanità, che gli consiglia una cura psichica a base di assemblee terapeutiche di gruppo.
Riccardo Bertoncelli, responsabile della traduzione italiana di questa sgangherata fantasia, così giustamente ccmmenta : « E' il solito collage zappiano: ridanciano e senza senso, con quell'ironia acre verso i miti di oggi... Vale comunque la pena di seguire Frank in questa astrusa scorribanda che ricorda da vicino il mondo in putrefazione che già campeggiava nei 200 Motels... ».
E lasciamo dunque Francis Vincent Zappa alle sue oscene trivialità e alle folli costruzioni del suo genio malato: non è per niente da escludere, in ogni caso, l'ipotesi, soltanto apparentemente assurda, secondo la quale i veri pazzi omicidi saremmo noi tutti, e lui invece l'Ultimo Saggio della Terra.
Manuel Insolera
DISCOGRAFIA : Freak out! (1966) – Absolutely free (1967) – We're only in it for the money (1968) – Lumpy Gravy ('68) – Cruising with Ruben & Jets (1968) – Uncle Meat (1969) – Hot Rats (1969) – Burnt weeny sandwich (1970) – Weasels ripped my flesh (1970) – Chunga's revenge (1970) – Live in Fillmore East-June 1971 (1971) – 200 Motels (1971) – Just Another Band From L.A. (1972) – Waka/Jawaka (1972) – Grand Wazoo (1972). Inoltre i bootlegs: 200 Motels live (1970) e Grand Wazoo live (1972).