Zappa/Mothers "Roxy & Elsewhere"

By Enzo Caffarelli

Ciao 2001, December 1, 1974


ZAPPA/MOTHERS
Roxy & elsewhere

(2LP . DiscReet)

Frank Zappa dal vivo, quasi in sordina, con un doppio LP registrato, come indica il titolo, al Roxy Theatre di Hollywood, piccolo tempio delle superstar americane, ed altrove: per la precisione al Mothers day, la festa del decimo anniversario delle madri, tenuta a Chicago, ed in Pennsylvania.

Le registrazioni sono eccellenti, ma molti brani sono stati sovrincisi in studio, tutti comunque accuratamente missati e manipolati: per cui è incerto se considerare questo Roxy & elsewhere uno dei migliori live della storia del rock, oppure un album di studio costruito su basi dal vivo.

Detto che si tratta di una vera e propria celebrazione del leader, preciso che il materiale è tutto inedito (a parte More trouble every day) e che come stile, fattura e tipicità, si riallaccia ai precedenti Over-nite sensation ed Apostrophe. Grandi tessiture strumentali di stampo surrealista, una tensione continua, musica vibrante senza pause né incertezze, e grande importanza affidata ai testi, ai dialoghi, alle recitazioni. Con lo zio Frank in forma strepitosa come solista e come direttore dell'organico. Be-bop tango mostra come si possa fare del jazz in modo spigliato e addirittura spiritoso, Son of orange county, Echidna's arf (of you) e gli altri strumentali sono dei gioielli, mentre fra i cantanti spicca la travolgente Cheepnis, dedicata alle pellicole dell'orrore di infimo rango.

Lo spettacolo è pressappoco quello gustato anche in Italia di recente: su disco va perduta la dimensione visiva, teatrale, l'improvvisazione coreografica, e chi non conosca la lingua non avrà vita facile nell'afferrare le allegorie, i doppi sensi, le battute umoristiche delle Madri (ci sono Duke, i tre Fowler, la Underwood, Simmons, Preston, « Napoleone » Murphy).

Frank dunque non finisce di stupire: la nuova strada imboccata da due anni sembra congeniale all'artista, cui adesso, a voler essere critici ad ogni costo, è difficile rivolgere tanto l'accusa di poca musicalità quanto quella di aver rinnegato il passato di bizzarro provocatore iconoclasta. L'artista è fra i pochi a mettere d'accordo quanti ricordano soprattutto Hot rats e Grand wazoo, come quelli che sono abbarbicati agli sketches, alla ironia, ai non-sense di Absolutely free o di We're only in it for money. A volte basta un titolo spiritoso e triviale (vedi Don't you ever wash that thing?) propinato con estremo candore, più che una reale corrispondenza tra liriche e musiche, a garantire l'integrità del personaggio, il suo ruolo « blasfemo &: oltraggioso ».

Per l'ennesima volta il più furbo è proprio lui.