Frank Zappa "Zappa In New York"
By Maria Laura G. Giulietti
FRANK ZAPPA IN NEW YORK
(Discreet)
« Note sull'album: nel 1976 abbiamo suonato per un insieme di 27.500 persone in quel di New York ... Il Natale di New York ha reso possibile la realizzazione di questo disco ».
Personalmente credo che Frank Zappa sia uno di quei musicisti citabili nel rock come « geniali ». I suoi lavori, sempre al limite dell'ironia, dell'indisciplina, dell'avventura musicale sfrenata, mi hanno entusiasmata da sempre sia nelle versioni di studio che in quelle dal vivo. E specialmente i concerti possiedono la magia del suono non etichettabile, assurdo, contemporaneo, completo.
E' per questo che il nuovo disco, uscito tra bagarre discografiche, ripicche e insoddisfazioni, non può che piacermi. Zappa dimostra di non invecchiare o almeno di invecchiare con molto gusto e senso, non è poco in un momento di tramonto di vecchi idoli.
Coadiuvato da musicisti eccellenti, che ben hanno compreso le « voglie » del chitarrista, Zappa ha organizzato la propria vinilite con momenti umoristici e momenti di massima tensione, Ray White, chitarra ritmica, Eddie Jobson, tastiere e violino, Pat O'Hearn, basso, Terry Bozzio, batteria, Ruth Underwood, percussioni e sint, David Samuels, timpani e vibrafono, Randy e Mike Brecker, fati, Lou Marini, sax alto e flauto, Ronnie Cuber, sax baritono e clarinetto, Tom Malone, trombone e tromba, sono il tappeto sonoro sul quale Zappa intesse le proprie storie filtrando le varie personalità musicali sotto un unico denominatore.
Il disco è ascoltabile per intero, dall'inizio alla fine, sempre con piacere proprio perché vario, con una personale preferenza per la terza e quarta facciata contenente « Honey Don't You Want a Man Like Me », « The Illinois Enema Bandit » e la lunga suite (sedici minuti, suonata in occasibne di uno spettacolo televisivo, il « Saturday Night Live ») intitolata « The Purple Lagoon ». Frank Zappa vi appare come il Gran Maestro, ma tutti dicono la loro con intelligenza. Per quanto riguarda i testi, se qualcuno vuole cimentarsi con l'inglese strafottente del chitarrista faccia pure, ma attenzione ai risultati (valga per tutti « Titties & Beer », ovvero « Tette e Birra » – ?! –).