Attualità. Frank Zappa

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Popster, April 1980


CANNES - È arrivato in Europa il nuovo film di Frank Zappa, presentato in prima mondiale a New York il 21 dicembre scorso, giorno dello stesso compleanno dell'Italo americano. Il titolo è Baby Snakes ed è stato girato principalmente durante quattro concerti di fine anno tenuti dal vecchio gruppo che comprendeva Terry Bozzio alla batteria. Ci sono buone possibilita che il film arrivi anche da noi, Zappa è venuto in Europa proprio per cercare di vendere il film a qualche casa distributrice. Noi chiaramente non potevamo lasciarci scappare l'occasione.

Come descriveresti «Baby Snakes»?

«Non è assolutamente possibile descriverlo, ma posso dirti all'incirca di che si tratta. È un film essenzialmente musicale, con dialoghi e sequenze d'animazione. Immagina due tizi che guardano un film: la testa di uno dei due si trasforma in un hamburger gigante che finisce per mangiare la testa dell'altro ...!»

Il sottotitolo di «Baby Snakes»?

«Un film sulla gente che fa cose che non sono normali ...»

Come distingui tu i normali degli altri?

«Negli Stati Uniti la distinzione è evidente. La gente normale è quella convinta della propria normalità, è una questione di spirito. Essi sono fieri di essere normali, di amare il football, di bere birra e sedersi dinanzi alla televisione, amano il loro lavoro e adorano la propria automoblle. Un anormale è qualcuno che ha idee che altri non hanno e che ha il coraggio di dirle.»

Chi ha finanziato il film?

«Ho pagato tutto io perche nessuno ha voluto aiutarmi. Ho investito tutti i guadagni dei dischi e dei concerti recenti e la produzione è stata assicurata dalla mia compagnia, la Intercontinental Absurdities Limited.»

Come vedi l'attuale situazione musicale?

«Non ho molto tempo per ascoltare molti dischi. Ho acoltato un po' di tutto ma non sono rimasto molto colpito.»

Credi che il Punk abbia portato delle innovazioni al rock?

«I punks non erano affatto nuovi. Affermare il contrario vuol dire non conoscere la storia del rock'n'roll. Accordi, ritmi e parole erano arciconosciuti, l'unica novità era la spilla da balia!»

Pare che suonassero per la gioia di farlo e basta?

«Assolutamente falso! Lo facevano per i soldi, per un contratto e per un disco in classifica. I Sex Pistols sono stati un prototipo.»

Ascolti sempre Edgar Varèse?

«Sicuramente e il mio preferito. Poi c'e Harry Partch. Di Boulez vorrei trovare qui quel disco che ha diretto Boulez con la New York Philharmonic, in America e praticamente impossibile trovare un disco di musica contemporanea. Sai come sono gli americani questa musica non dice loro niente. Poi vado sempre in giro con cassette di Stravinsky, Elliott Carter, Bartok, Ravel, musica del primo barocco, Prokofiev, Penderecki, Ravi Shankar, i flauti di Romana, qualche registrazione di nostri concerti, pezzi di blues eseguiti ai piano solo, estratti d'opere di organo di Bach, i quartetti di Webern, Honegger.»

E come ti sembra la musica americana oggi? Quella Californiana esempio?

«Oggi la California significa Linda Ronstadt, Eagles, Doobie Brothers, beni una cosa molto noiosa. È la musica del sistema ed, io, odio ogni forma did sistema. È non voglio lavorare per crearne uno.»