Frank Zappa "The Man From Utopia"
By Manuel Insolera
FRANK ZAPPA
The man from Utopia
(CBS)
L'incessante produzione di album doppi e singoli, da parte di Frank Zappa, continua senza soluzione di conti· nuità. E ormai, comincia davvero a essere un po' difficile di parlare delle sue produzioni. La verità è che, dopo l'exploit delle tre parti di "Joe's garage" (che va considerata l'ultima produzione realmente creativa e "in movimento" di Zappa), tutti i dischi seguenti sono stati il costante, ossessivo ripetersi di uno standard: con momenti di genialità e non potrebbe d'altronde essere altrimenti ma essenzialmente, uno standard.
Questo standard ingloba una funzione di tutte le precedenti esperienze zappiane (elettronica, jazz, blues, rock, sberleffo, dadaista, oratorio underground, eccetera) in un contesto di canzoni pop che sono un po' di tutto questo, ma con una organicità monolitica e indubbiamente lodevole in sé.
Insomma, Zappa, specie dopo "Joe's garage", è arrivato a una sintesi totale di se stesso: e raggiunto questo vertice, cl si è fermato, quasi adaaiato, ed ogni suo nuovo album a partire da quel momento non è che una nuova sfaccettatura della medesima visione di insieme.
Se agli esordi Zappa metteva impietosamente a nudo la mentalità conservatrice pre-rock, oggi continua a mettere a nudo la mentalità neo-conservatrice postrock, ovvero quella degli ex figli dei fiori ora integratisi con la società del benessere e la struttura del potere. Zappa continua, cioè, a svolgere il ruolo di coscienza critica della sua generazione, ma c'è comunque qualcosa di fondamentale ad essere cambiato: chi ha paura oggi di uno Zappa? Egli stesso è infatti diventato una istituzione del costume americano, e a giudicare da sue recenti dichiarazioni sembra esserne anche ben fiero. Il Superman amerikano sbeffeggiato da una ridicola platea che dovrebbe rappresentare l'ambiente in cui sorse la contestazione al concerto zappiano del Parco Redecesio di Milano, è ironica ma solo fino a un certo punto ...
In questo nuovo album, Zappa apare alla testa di una vera e propria bigband (lui compreso, sono quindici elementi, tra chitarre, bassi, percussioni, fiati, tastiere, cori), tra i cui componenti ritroviamo con tenerezza il nome di Roy Estrada, fedele compagno di strada della primissima ora, già negli organici originali delle Mothers of Invention.
Ancora una volta, l'album ripete le impostazioni di sintesi che abbiamo appena descritto: e solo l'indubbia genialità di orchestratore musicale di Zappa, fa sì che, pur non potendo essere definito una novità, questo lavoro non possa nemmeno essere radicalmente tacciato di autocopiatura. Insomma, è esattamente quel che si presenta: just another Frank Zappa's record ...
Pochade sulla droga ("Cocaine decisions"), sul sesso ("Sex"), sulla dance music ("Stick together") si alternano a cose più elaborate e poliedriche secondo le consuete abili zampate del musicista ("The man from Utopia meets Mary Lou", 'The radio is broken"), mentre è forse soprattutto nei tre brani strumentali ("Tink walks amok", "Moggio", "We are not alone") che bisogna ricercare il vero mood di una creatività che non riesce a rassegnarsi all'autocastrazione.