L'irrefenerabile Frank Zappa
By Maria Laura G. Giulietti
« Fareste uscire vostra figlia con un tipo come questo? » diceva la scritta provocatoria sotto l'lmmagine di Frank Zappa. Eh gìà, è una domanda da cento punti. Un tipo scriteriato e dinamitardo, un sovvertitore di regole, sconvolgente fino dagli esordi. Poliedrico, questo si, slcuro di se sia come leader di una band di rock'n'roll ala come direttore d'orchestra sulle orme di amori classici. Inutile tornare a parlare di Frank Zappa. Eppure l'occasione torna sempre, anche perché la sua discografia, enorme come poche, ha continuamente una nuova uscita. E anche questa volta accade lo stesso. Ma la domanda è sempre la stessa: « Fareste uscire vostra figlia con un tipo come questo? ». Molti genitori risponderebbero di no, senza pensarci due volte. Ed è anche logico, con un lessico da scaricatore di porto, ma capace dl assoli di puro lirismo. Frank Zappa ha il suo imprintlng su tutto quello che di sconcio esiste. Odia il mercato discografico, cerca di accentrare su di se ogni responsabilità, firma in prima persona tutti i suoi lavori, ha alle dipendenze musicisti che martorizza con prove esaustiva. Un perfezionista? Sicuramente. Il suo nuovo disco, realizzato parte in studio e parte dal vivo, non è una sorpresa, lo si attendeva da un pezzo, ma fin dalla copertina risuite complesso. Musicalmente non propone nulla di nuovo, i risultati sono quelli che conosciamo oramai da tempo, è il Frank Zappa di sempre, ironico e blasfemo, beifardo a tal punto da sentire puzza di bruciato, innovativo come la pubblicità della bevanda più venduta al mondo, bella da vedere, ma il sapore e sempre quello. L'immagine è da lasciare secchi. La potete vedere chiaramente a commento di questo articolo.
Che Zappa fosse arrabbiato con noi italiani lo si sapeva fin da quando, ha lasciato il nostro paese al termine di una caotica e sfortunata tournee. E anche quando ha rilasciato dichiarazioni mozzafiato al suo ritorno negli Stati Uniti. « In Italia non metterò più piede. Mai più ». Incidenti e lacrimogenl, zanzare milanesi, spazi dozzinaii, una organizzazione indecente. In fin dei conti non è il primo a lamentarsi e neanche l'ultimo. Ma Frank l'ha presa proprio male. Ouel mostro di nervi che appare in copertina a brandire uno scacciamosche minaccioso è un po' troppo da vedere e la espressione è più eloquente di qualsiasi altra parola la mia mente possa andare e scovare. La chitarra gli scoppia in mano fino a spaccarsi in due, zanzare minaccioso (quelle del Parco di Redecesio) si awentano senza pietà e lui, egualmente senza pietà, non maschera i ricordi e sul retro sniffatori sparsi si mescolano a poliziotti con lacrimogeni, fotografi malmenati, pubblico furente, un grande "vaffanculo" scritto su di uno stri, salone, guardie vaticane e il Papa in persona che benedica la follia generale. Che altro? La illustrazione di Liberators non poteva essere più chiara, chissà se guidata fase per fase da Zappa stesso (ci piacerebbe seperlo). Siamo certi che è cosi, non c'è altra possibilita. Tutta la rabbia di questa immagini non fa che fomentare l'astio che Zappa ha lasciato nei ricordi, ii suo accanimento non è pero un granché finalizzato. Probabilmente manterrà la promes, sa di non tornare più dalle no, stre parti e intanto questa copertina fara ii giro dei mondo. Non riempie di certo il cuore di gioia, è chiaro, ma i giochi sono stati già fatti. E non c'è niente da capire.
Brano x brano
COCAINE DECISIONS: E' il brano che apre l'album e lo fa secondo le regole musicali più ovvie di Zappa. Bella l'armonica di Craig Stewart, ma tutto naviga su acque tranquille. Niente di nuovo ad ovest.
THE DANGEROUS KITCHEN: Una cucina che va verso la rovina completa, immagini di depravazione. Un talking piuttosto esasperato tra sporcizie varie di cibi in decomposizione. Di certo non poteva essere più chiaro.
TINK WALKS AMOK: Brano strumentale di povertà compositiva, anche se la band macina giusto con una ritmica poteme.
THE RADIO IS BROKEN: Comete, crateri, vapori, venti solari e apparizioni cosmiche, Zappa articola pericolosamente minacciando tra false risate e puzzles da ricomporre. Mah!
MOGGIO: Ouesto è il momento che preferiamo. Sonorità già sentite eppure piaevoli all'orechio, connubio di marimbe e chitarre. concretezza musicale. Tutto è o.k. nello strumentale che chiude la prima facciata che in tutto dura poco più di diciotto minuti.
THE MAN FROM UTOPIA MEETS MARY LOU: E' quello che Zappa considera il momento commerciale con falsetti rock'n'roll e un incedere easy. Mary Lou è un'altra figura femminile che si affianca alle donnicciole di una lunga lista. Questa volta incontra l'uomo venuto dal planeta Utopia. E' l'unico brano non firmato da Frank (sono autori Donald e Doris Woods e Obie Jessie).
STICK TOGETHER: una volta l'idea era buona – dice Zappa – ma la Mafia è dappertutto. Un reggaettino realizzato con cura che ha la sua forza nell'interpretazione di Frank.
SEX: Ci risiamo col sesso, il baffuto chitarrista si rifà la menata su quanto sia necessario per giovani e vecchi, donne e ragazzi. Realizzazione ottima, ma alla fine il troppo stroppia.
THE JAZZ DISCHARGE PARTY HATS: C'è Vinnie Colaiuta alla batteria, ma tutto finisce qui. Da ascoltare col testo davanti, fondamentale da comprendere in tutta la sua storia azzardata. Buona la coda con il solo di sax di Marty Crystall.
WE ARE NOT ALONE: Brano strumentale messo a conclusione di
album (il secondo lato, come il primo, supera di poco i diciotti
minuti). Cosi come quello di chiusura del primo è il momento più
esaltante dell'intero lavoro. Forse ci aspettavamo di più, forse
è
realmente al di sotto della media degli albums di Zappa, ma
quello che rimane è un po' di amaro in bocca. Peccato.