Zappa in Italia. Il moschettiere e'tornato!
By Carlo Silvestro
Tre anni fa aveva giurato pubblicamente che non sarebbe venuto in Italia mai più. Ieri sera, per la fortuna di oltre quindicimila spettatori al Palasport di Milano, il giuramento di Frank Zappa è stato spezzato. Un pubblico accorso dunque in gran massa, per uno degli eventi musicali di una pur ricchissima stagione musicale.
Il concerto è filato via come una lunga suite di un'ora e mezzo, tirata fino allo spasimo e senza soluzione di continuità. Abolito il rito degli applausi, delle canzonette presentate una ad una, del colloquio con il pubblico, colui che è forse il più grande seduttore ed istrione vivente nella scena musicale internazionale, è riuscito a mandare il pubblico in delirio con una performance inclassificabile sotto tutti i punti di vista!
Premesso che il Zappa direttore d'orchestra muove i suoi perfetti e obbedienti orchestrali come un prestigiatore che dal cappello tira fuori trucchi e oggetti sempre più stupefacenti, e che i suoi assoli brillano di luce pura, riconfermandolo uno dei più grandi virtuosi della chitarra esistenti, va detto anche che l'ironia, io sberleffo, ia parodia, le citazioni {dotte o irriverenti) il muoversi continuo da un piano musicale all'altro, il fermo proposito di non prendersi sul serio MAI, il virtuosismo accademico, l'uso dei materiali sonori più disparati possibili ... e si potrebbe continuare! Tutto questo ha creato insomma un certo scompiglio tra le educate orecchie di un pubblico abituato ad affezionarsi ai generi, pronto all'entusiasmo ogni volta che vengono toccate note, stilemi e generi già noti. Il risultato era dunque divertente, tragico e paradossale al tempo stesso, perché ogni volta che Zappa (con occhi da oltraggioso diavoletto) si accingeva a commentare a modo suo uno dei generi che vanno per la maggiore: vuoi il rock, il blues, il funky, il country, ma anche il reggae, i Beatles, i gruppi stile American Graffiti, la musica disco ... il pubblico scattava in un applauso e si accingeva a rincorrere la carota che il perfido Frank agitava sadicamente davanti alle loro orecchie tentando di addentarla a tutti i costi mentre Zappa li conduceva a spasso in un delirio di irriverenza e spesso di autentica presa in giro di cui ben pochi erano consapevoli! Il bello è stato che ogni citazione, ogni rivisitazione, ogni parodia, pur essendo svelatamente dei piccoli gioielli di dissacrazione e di sberleffo camp, erano in sé così perfetti da riuscire perfino più saporiti degli originali a cui rifacevano il verso, tanto da sconcertare e trarre in inganno anche gli ascoltatori più smaliziati: come volevasi dimostrare.
Se la gestualità della performance è stata molto contenuta: niente polli sgozzati in scena, nessun ammiccamento agli organi genitali, nessuna allusione ai Grandi Feticci tipo Consumismo o Televisione, ma appena due o tre solitari passaggi di un reggiseno piovuto dal pubblico e di una pupattola che irrideva al femminismo, la satira, tutta rivolta alla musica e ai suoi idoli ha avuto i suoi momenti più felici nell'imitazione dell'Atletico Cantante Rock, nella spassosa parodia del l'Ispirato Blues-Breaker, nell'esilarante pantomima del Cantante Sexy, nella trucibalda irrisione del Pomposo Direttore D'Orchestra, per concludersi con la strepitosa imitazione del Lacrimoso Verseggiatore di Spiritual ... che ha scatenato un altro uragano di applausi nn si sa se più felici o più imbarazzanti!
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O L'INCONTRO CON FRANK
Com'è il mito Zappa fuori dalla scena? Eccolo in tuta da
ginnastica, maglietta e giacca casual a
rispondere ironico e sornione alle domande di alcuni
giornalisti, spiazzando ogni presa di posizione, vanificando
ogni accenno di domanda seria, esplodendo come
un torrente di informazioni colte e scientifiche su ogni
banalità, a creare un paradosso che continua irriverente dal
palco alla vita.
Il nostro Frank (oggi in misterica simbiosi con il compositore
del Seicento Francesco Zappa) è inarrestabile, immarcescibile,
parla di tutto e risponde a tutto: fa cultura, teatro,
pantomima, beve cappuccini, si diverte lui per primo e tuttavia
parla gravemente come uno scienziato, lasciando ridere gli altri
a crepapelle, ma senza lasciarsi mai sfiorare dal sorriso.
Bisogna ponderare le domande: c'è il pericolo che irrida anche te, povero cronista a caccia di pettegolezzi o informazioni, oppure il rischio ancora peggiore che da una piccola e innocente domanda improvvisi un saggio sul costume dell'epoca. E poi i saluti, appena il momento di togliersi la maschera ironica per un istante di umanità e di calore, posare con la copia di Ciao 2001 tra le mani dopo aver ripreso lo sberleffo per la coda, e una stretta di mano che ha il calore di una antica amicizia, cementata dal riconoscimento di chi ride delle stesse tue cose, cioé di ogni piccolo e grande aspetto di questo folle e assurdo mondo, di certo assai più folle e delirante del saggio moschettiere Frank Zappa.
– Siamo tutti molto felici che tu abbia spezzato il giuramento e sia tornato in ltalia per questo tour ... ma potresti raccontarci cosa è successo l'altra volta e perché sei fuggito raccapricciato?
– Speravo che qualcuno me lo chiedesse, perché voglio dare un consiglio a tutti quelli che hanno a che fare con la musica rock: evitate accuratamente di fare delle tournée con Francesco Sanavio, a meno che non siate masochisti e vi piaccia farvi del male ... Quando abbiamo suonato al Parco Redecesio, alle porte di Milano, sotto il palco c'erano file di ragazzini con le siringhe che gli penzolavano dal braccio, ed erano talmente deboli che non ce la facevano nemmeno a sfilarsele ... e questa visione desolante ci appariva attraverso una nuvola di zanzare, certo le più grosse che ho mai visto in vita mia. Noi abbiamo studiato per anni come suonare e come mettere su un buon spettacolo, e dopo tutto questo lavoro ti trovi a presentarlo in un posto del genere ... beh, non credo che sarebbe onesto a questo punto dire che tutto va bene e sorridere dal palco. Poi a Torino c'è stata una mezza battaglia e disguidi tremendi con l'organizzazione. Quando viaggi devi mangiare, tra le altre cose, e ci deve pensare l'organizzatore. Bene, a Torino non solo non c'era niente da mangiare, ma non si riusciva nemmeno a trovare uno snack, un paio di panini per i tecnici che avevano lavorato tutto il giorno. Allora ho detto "andateci a prendere un po' di pizza!" E sono tornati con un paio di metri di pizza merdosa, più cattiva di quella che mangi a Los Angeles ... E poi ci sono stati problemi con l'elettricità: ad ogni concerto ci deve essere un cavo che sfoga a terra, ma lì a Torino non era possibile perforare il sacro suolo per scaricarci dentro un cavo da mezzo pollice. Su quel terreno c'erano passati i camions, era stato montato un palco, ma non si poteva fare un buchetto per terra! E non è finita con Torino, voglio che i tuoi lettori capiscano esattamente perché avevo preso quella decisione! Il motivo principale per cui ci deve essere un cavo a terra è dovuto al pericolo delle scosse elettriche, soprattutto quando piove il rischio di prendersi una scossa di duemila volt è maggiore, e a Torino pioveva che Dio la mandava. Dopo lo spettacolo le sorprese non sono finite ... Gli organizzatori si erano messi d'accordo per la cena con un grosso ristorante di Torino, che per farsi pubblicità aveva fatto sapere a mezzo mondo che quella tale sera, a una data ora, sarebbe venuto a mangiare Frank Zappa, così c'erano un casino di persone ad aspettarmi, mentre io dopo una giornata di duro lavoro, e a digiuno, avevo soltanto bisogno di mangiare e di un po' di tranquillità ... Ma non è ancora finita: la guardia del corpo di Sanavio, che portava una ventiquattrore, è stata aggredita a bastonate e derubata della borsa, che doveva contenere l'incasso della serata ... Fortuna che i soldi li portava un'altra persona dentro un sacchetto di plastica! Comunque tutta questa storia mi è sembrata organizzata in precedenza, proprio per fare il colpo ... E quello fu il nostro primo giorno in Italia ... e da quel momento tutto andò in discesa, cioé molto peggio! Contento? Una sola. cosa posso dire sull'Italia, ed è che ogni giorno è una nuova avventura!
– Comunque oggi le cose mi sembrano molto cambiate ...
– Certo, per questo sono tornato: organizzazione stupenda, ottimo cibo, dieci cappuccini al giorno ed anche il pubblico è molto migliorato: li ho sentiti molto attenti e preparati, anche se dubito che riescano a cogliere l'ironia delle cose che faccio ... è anche una questione di lingua, in ogni caso sono molto contento di essere qui.
– Ci parli di questo musichall che stai preparando per Broadway? Di che si tratta?
– Ho mandato qualcuno a prendere una cassetta così potrai sentire di che si tratta, ho anche delle fotografie da farti vedere, comunque è una storia abbastanza complicata da descrivere qui in due parole, ti posso dire che parla di malattie, di patate, del movimento di liberazione della donna, di quei giovanotti che vestono di pelle, della stupidità umana, di cose e temi universali insomma ...
– Anche dalle tue canzoni traspare spesso una ironica presa in giro del movimento di liberazione della donna. Come mai questo accanimento?
– Il movimento della liberazione della donna è una cosa stupida, e ti spiego il perché: nella mia personale filosofia, ho diviso l'universo femminile in tre categorie: la prima è costituita dalle ragazzine, quelle fanciulle che sognano un bel giovane che le baci sulla bocca. La seconda è chiamata the lady, le signore, e sono quelle tipe che pretendono che ogni uomo le baci il c ... La terza categoria è composta invece dalle donne. La donna è una che apprezza un uomo che la baci sulla F ... Quando una persona nasce e si scopre che è di sesso femminile, comincia naturalmente con l'essere una ragazzina. Da quel punto in poi può scegliere se rimanere una ragazzina, o diventare una signora oppure una donna. Una vera donna non ha bisogno di essere liberata ... mentre le ragazzine e ladies non potranno mai essere liberate, perché evidentemente preferiscono vivere in queste due categorie. Il movimento di liberazione della donna ha fornito soprattutto una piattaforma alle signore che cercavano un pretesto per diventare famose dicendo stronzate sugli uomini!
(A questo punto una lady infiltratasi in sala ha chiesto risentita cosa ne pensasse degli uomini ... ) e Zappa: "Gli uomini si dividono in tre categorie: La prima sono i ragazzini ... e il resto lo conosci!".
– Pensi di scrivere un libro in proposito?
– Non è necessario! Ma tu lo puoi scrivere per me ...
– Anche tu, come noi del resto, ti sei sempre lamentato della inadeguatezza dei posti per la musica rock, accusando spesso i vari governi di non tener conto di questa esigenza dei giovani, e additando la loro indifferenza di fronte a questo problema. Volevo chiederti: perché secondo te nessun governo al mondo riconosce dignità di cultura alla musica rock e si guarda bene dal dedicarvi degli spazi come fa con i musei, le mostre, il teatro o le altre forme artistiche?
– Il punto non è che i politici giudichino il rock una forma di arte, ma che si decidano a offrire degli spazi confortevoli ai loro cittadini più giovani. .. Dio ci scampi da un governo che si trasforma in critico musicale e si metta a decidere cosa è arte e cosa non lo è!
– Molti si sono chiesti come mai hai aggiunto al tuo repertorio una canzone non tua come "Wipping Post ... "
– Dieci anni fa, durante un concerto ad Helsinki, è saltato fuori un tipo in mezzo al pubblico che mi ha richiesto questa canzone. Non avevo mai sentito "Wipping Post" in vita mia, e quando un membro della band me l'ha fatta sentire, ho deciso di metterla in repertorio, fosse solo perché potevamo rincontrare questo tipo ad un altro concerto ... cosi avremmo potuto soddisfare la sua richiesta!.
– Oltre ad un esercizio di ironia, cos'è la musica per te?
– In termini tecnici si può dire che la musica è per definizione un "modello organizzato di materiali sonori". Contento?
– No, vorrei sapere cos'è per te la musica a livello emozionale.
– Se per musica si intende qualsiasi formula di materiali organizzati, che comprendono le voci, gli strumenti, i rumori che ti circondano ecc ... la sua qualità si può misurare dall'efficienza dell'organizzazione che tu dai a questi livelli sonori. Il problema principale, nel parlare della musica a livello emozionale, è dato dall'aspetto psico-acustico ... Si tratta di quel che succede ad un essere umano quando si trova esposto ad una serie specifica di frequenze nuove, perché il modo o il veicolo attraverso cui viene recepito il materiale sonoro non è soltanto l'orecchio, ma l'intero sistema del corpo. Quello che consumi come suono o musica è una massa di molecole sonore. Per esempio, se osservi la linea di un oscilloscopio hai la visione fotografica, a due dimensioni, di cos'è il suono, ma nell'universo reale il suono è un fenomeno tridimensionale, è una scultura, e tu ci sei in mezzo. Quindi, di fronte ad una esperienza di suono, parte delle informazioni è il risultato di come il tuo padiglione auricolare riceve le informazioni sonore; ma il tuo ascolto è solo una parte dell'esperienza, l'orecchio ti dà solo parte dell'informazione perchè in realtà ogni centrimetro della tua pelle sta ricevendo delle informazioni da questa massa molecolare che chiami suono. Oggi gli scienziati stanno cercando di scoprire la relazione esistente tra talune frequenze sonore e la loro risposta a livello fisico nell'organismo umano. Per fare un banale esempio, una frequenza vicino ai tre hertz può bloccare il battito del tuo cuore, mentre un'altra frequenza può spedirti di corsa al gabinetto! Quindi, ogni volta che ascolti della musica devi sapere che aldilà di ciò che ascolti, il tuo corpo viene sollecitato a livello fisico complessivo. Pertanto quando penso alla musica penso anche a tutto questo genere di cose.
– Hai pubblicato in proprio un album di tue musiche eseguito dalla London Simphony Orchestra, poi delle composizioni eseguite da Pierre Boulez ... pensi di continuare in questa direzione con altri dischi, oppure è stato solo un excursus nella tua produzione rock?
– Ho in progetto altri album di questo tipo di musica, ma verranno eseguiti da un computer, non più da musicisti ... perché sono partiture troppo difficili per chiunque!
– La prima volta che ti ho visto è stato nel '69 a Londra. A quel tempo il livello delle tue performance era molto più oltraggioso, dal punto di vista teatrale, mentre oggi l'oltraggio si esprime soprattutto a livello musicale puro. C'è un disegno preciso in tutto questo?
– Quello che vedi sul palco è il risultato delle personalità che si esprimono sulla scena in quel momento. Vent'anni fa stavo con le Mothers of Invention, e le cose che hai visto erano le espressioni della loro personalità in quel momento. I membri del mio gruppo attuale hanno un senso teatrale completamente diverso e si esprimono in maniera coerente con la loro personalità, non sono interessati a fare l'imitazione del gruppo che li ha preceduti. In quanto alla mia presa in giro dei vari generi musicali, o delle mode del momento ... questo l'ho sempre fatto: con le Mothers eravamo scatenati nelle parodie musicali, non ci vedo un gran cambiamento. Per quel che riguarda le nostre performances sulla scena, vorrei dirti che non proviamo nulla, è tutto improvvisato al momento. Inoltre quando suonavo con le Mothers andavamo in piccoli clubs, si stava in mezzo alla gente, potevi coinvolgerli direttamente, renderli partecipi dei tuoi scherzi.
Nei posti dove suoniamo adesso quel genere di teatralità sarebbe impossibile. E non solo la nostra teatralità cambia da un posto all'altro, ma anche la musica che facciamo: questa band conosce ottanta pezzi, per cui ogni notte, in relazione al nostro umore e al posto in cui ci troviamo, facciamo una lista dei pezzi che comporranno il concerto, che in questo modo non è mai lo stesso del precedente ...
– Sei un boss molto duro con il tuo gruppo?
– Certo che sono un boss duro, sono io quello che firma gli assegni!
– Tra il grosso pubblico sei famoso per la vastità della tua produzione. Non ti sembra di aver sfornato troppi album nella tua carriera?
– Per me questa produzione è normalissima: corrisponde esattamente a quello che mi sentivo di fare. Forse sono gli altri che si esprimono troppo poco, o hanno poche cose da dire.
– Com'è andata a finire la causa che avevi con la Warner per la proprietà dei masters dei tuoi primi album?
– È andata benissimo, ho vinto io. Adesso i masters appartengono a me e ho già provveduto a far ristampare un sacco di materiale: il primo cofanetto che andrà in commercio conterrà sette dischi: Freak Out!, Absolutely Free, We're only in it for the money, Lumpy Gravy e il Mystery-disc che è un album contenente materiale inciso prima di Freak Out! e materiale lasciato fuori da questo album. Il cofanetto sarà venduto per corrispondenza nei soli Stati Uniti per la modica somma di cento dollari ...
– Si tratta de!le versioni originali o ci avete lavorato su?
– No, tutto il materiale è stato rimissato, in alcuni pezzi è stato ripreso l'intervento del basso e della batteria, poi abbiamo usato impianti digitali, per cui al nuovo ascolto potrai cogliere molte più sfumature che non nella versione originale.
– Pare che il singolo tratto da "Valley Girl'', di tua figlia Moon, abbia venduto negli States più di qualsiasi tuo altro disco. Non è stato imbarazzante per un musicista famoso come sei?
– Purtroppo non è vero. Era certamente il disco più trasmesso dalle stazioni radio e TV della costa, era diventato un grosso fatto di costume, ma in quanto a vendite non ha superato le trecentomila copie.
– Se dovessi rintracciare le tue radici musicali, ti riferiresti più all'America o all'Europa?
– Credo che più di tutto le ritroverei in Africa, anche se il livello musicale che esprimo è prevalentemente americano ...
Testo e foto di Carlo Silvestro