Frank Zappa "Boulez Conducts Zappa: The Perfect Stranger, Francesco Zappa, Thing-Fish"

By Paolo Bertrando

L'ultimo Buscadero, January 1985


FRANK ZAPPA
BOULEZ CONDUCTS ZAPPA: THE PERFECT STRANGER
FRANCESCO ZAPPA
THING-FISH
(Barking Pumpkin Records)

S'era detto pochi mesi or sono che caratteristica saliente della produzione zappiana era l'ipertrofia. Ma non si osava immaginare operazione gargantuesca quanto quella che l'amabile Frank sta perpretrando in questi giorni: pubblicare a distanza ravvicinata ben due album singoli più un triplo, mentre è imminente l'uscita del celebre cofanetto di sette dischi con l'opera omnia delle prime Mothers of Invention. Di fronte a tanta potenza crollano anche i superlativi più sperimentati: Zappa non teme la saturazione del pubblico (ammesso che davvero ambisca trarre un profitto da queste opere). Ciò detto, perché non si poteva tacerlo, non resta che esaminare nel dettaglio la produzione.

The Perfect Stranger non è che l'edizione discografica dei balletti per piccola orchestra commissionati a Zappa da Pierre Boulez, ed eseguiti in Francia con disecreto successo la scorsa primavera. Rispetto all'altro recente Zappa «orchestrale», quello della London Symphony Orchestra dello scorso anno, abbiamo qui maggior serietà e rigore formale, forse per indiretta influenza del cristallino Pierre. In particolare, il brano eponimo gioca su lunghe linee affidate a divese sezioni dell'orchestra, con studiati contrasti di consonanza/dissonanza; i pezzi più distesi sono comunque quelli affidati non all'orchestra tradizionale ma a un improbabile Barking Pumpkin Digital Gratification Consort, ovvero a un computer programmato direttamente con lo spartito zappiano. Il risultato è inusitatamente meditato, con accenti di novità che saremmo curiosi di verificare in successivi episodi zappiani (ma Zappa ritorna al più puro «zappismo» nelle note di copertina, che descrivono gli spassosi balletti cui queste serissime musiche dovrebbero fungere da sfondo).

Assai deludente, invece, quello che si supponeva gioiello di questa produzione, la colonna sonora -- in triplo -- della commedia musicale Thing-Fish, proclamata dallo stesso Zappa come l'opera più ponderata del periodo. A parte considerazioni di pura opportunità economica (la musica di questo triplo poteva tranquillamente entrare in un doppio), il dato più sconfortante è quello d'una stasi creativa testimoniata dall'approssimazione degli arrangiamenti, di solito punto forte di ogni creatura zappiana, della ripresa quasi letterale di cinque canzoni di repertorio, da No Not Now a You Are What You Is, dalla presenza di sottofondi poco convinti, in forma di riempitivo, su lunghe sezioni parlate il cui greve humour risulta spesso inafferrabile a orecchie non americane. Forse l'assenza del lato visuale nuoce troppo a questa musica nata e vissuta in sede teatrale.

Più suggestiva, certo, l'operazione di Francesco Zappa, inattesa da parte d'un artista egocentrico come il Nostro. Si tratta della riesumazione delle musiche d'un suo omonimo settecentesco, e del loro riciclaggio digitale tramite il famigerato Consort. Ne nasce un gradevole combinazione di armonie barocche e sonorità cibernetiche, con una meccanicità da carillon che non sarebbe dispiaciuta ai cultori del macchinismo dell'età dei lumi. Senza dire che questa piacevole idea apre, quasi suo malgrado tutta una serie di dubbi postmoderni: chi è il vero autore dell'oggetto sonoro che mettiamo sul giradischi? Francesco Zappa? Frank Zappa? Il suo programmatore di personal? oppure il sotfware impeccabile del suo computer?

Paolo Bertrando