Tra demonio e santità
By Vincent Messina
A 20 anni dall'uscita di "Freak Out", pietra miliare del rock, il grande Frank non demorde. Dopo 39 album, oltre duecento canzoni, 91 opere strumentali, 32 composizioni per orchestra, 4 balletti, 4 etichette...
A 45 anni suonati Zappa attacca ancora. Bersaglio delle sue caustiche bordate stavolta sono le mamme americane, non tutte certo, solo quelle che si sono riunite in una ben strana associazione denominata Moral Majority che si prefigge di moralizzare i contenuti della musica rock, attraverso l'istituzione di un organismo di censura che dovrebbe vigilare su quanto i giovani americani ascoltano.
E' incredibile ma è proprio cosi. In una società iper-consumistica, emancipata e libertaria come quella americana, c'è chi pensa che i testi di fin troppo banali canzoncine siano la causa primaria della violenza, della pornografia, dell'alcoolismo, dei suicidi e delle gravidanze precoci. C'è chi riesuma i fantasmi mai digeriti di Charles Manson e dei suoi figli che ascoltavano ossessivamente "Helter Skelter" dei Beatles e chi convinto che la parola fuck inserita in una qualsiasi canzone serva ad aumentare le vendite dei dischi.
Nel mirino della Moral Majority non ci sono solo i gruppi di heavy metal americani, peraltro tanto rumorosi quanto innocui, o dissacratori di professione come Frank Zappa (che vanta in repertorio almeno cento canzoni censurabili), ma perfino anime innocenti come Madonna e Cindy Lauper, il che la dice lunga sul concetto di moralitå di questa associazione. Sfidato sul terreno che gli più congeniale, Zappa è riemerso dopo quindici mesi di silenzio dedicando uno splendido album alla Moral Majority, Frank Zappa Meets the Mothers Of Prevention.
Luca Damiani
Un curriculum invidiabile quello di Zappa. Una carriera devotamente riservata alla lotta contro le istituzioni. Un'impareggiabile crociata contro i falsi moralismi combattuta a colpi di provocazioni più o meno acide, costellata di vittorie ma anche di inevitabili rovesci, come quello agli inizi degli anni Sessanta quando fini dentro per "duplicazione di film pornografici". Un episodio oscuro e Iontano che ebbe un risvolto positivo per il nostro: quei dieci giorni di galera, la fedina penale intaccata gli evitarono il Vietnam.
Ma non era ancora un personaggio pubblico. Lo sarebbe diventato quattro anni più tardi incidendo il primo, stupefacente album "Freak Out", quasi un manifesto della ribollente scena underground della Los Angeles di allora. Uno dei primissimi album doppi nella storia del rock, contenente inusuali brani molto lunghi e molto provocatori. Su tutti, forse, "Help Me, I'm A Rock", dedicata con affetto a Elvis. Con "Absolutely Free" del 1967 si spiega meglio e litiga con la casa discografica che non vuole accettare un pezzo pornografico come "Brown Shoes Don't Make It". Il terzo "We're Only In It For the Money" ("Lo facciamo solo per i soldi"), dello stesso anno, una feroce presa in giro di Sergent Pepper. "Lumpy Grave", sempre del 1967, è il primo che incide da solo e in cui approfondisce la strada degli esperimenti orchestrali.
Zappa è chiaramente schierato contro tutto e tutti, per una generazione intera diventa il simbolo della libertà assoluta ad ogni costo. Il poster dove siede su un W.C. fa il giro del mondo. Gli anni si succedono e lui è sempre sulla breccia: dischi, concerti, esperimenti, ma anche innumerevoli denunce, cause, rotture con case discografiche, liti e riappacificazioni in una sequenza impressionante, fino ai giorni nostri. Quando nulla più, o quasi nulla, impressiona, anche Zappa sembra rientrare in una sorta di normalità. Gira sempre più insistentemente intorno la musica seria, producendo una serie di lavori computerizzati per musica da camera, per balletti e grandi orchestre. Esce Francesco, composizioni di un oscuro contemporaneo di Mozart scritte tra il 1766 e il 1788, tale Francesco Zappa. Esce anche un ottimo doppio rock intitolato Them Or Us, gli affari del piccolo impero zappiano vanno a gonfie vele.
La Moral Majority per Zappa è un invito a nozze. Quale occasione migliore per ridare vita ai vecchi rancori? Strano a dirsi ma sull'argomento i cantanti americani, dimostratisi cosi sensibili negli anni recenti quando c'erano in ballo grandi tematiche sociali come il nucleare o l'apartheid, nicchiano. Forse non lo prendono troppo sul serio, più verosimilmente applicano punti di vista individualistici. Nemmeno le case discografiche intervengono. Hanno altri problemi a cui pensare, soprattutto devono convincere i legislatori statunitensi ad applicare una tassa sulle cassette vergini, cavallo di battaglia nella lotta contro la duplicazione selvaggia, quindi evitano di mettersi in cattiva luce, ben conoscendo l'anima puritana della classe politica. Chi se non Frank Zappa poteva quindi innalzare il vessillo della libertà contro tale rigurgito benpensante? E lo ha fatto a modo suo, con un disco assai poco tenero nei confronti delle "madri prevenute". Un disco nato dentro il Senato degli Usa, incredibile ma vero, dove Zappa ha discusso la questione con l'apposita commissione parlamentare istituita dal governo. Li ha registrato il discorso di Jeff Lynn, un prete che si batte contro il malcostume del rock, infarcito di citazioni "oscene" tratte da canzoni di succecso; ha registrato gli interventi dei senatori e poi in studio ha musicato il tutto e lo ha chiamato "Porn Wars" (con ansia attendiamo il relativo video).
Sembra uno scherzo, ma a San Antonio, Texas, pare che stiano per approvare una legge che prevede il divieto di ascolto dei dischi ritenuti osceni ai minori di diciotto anni, il che, come giustamente rileva Zappa, significherebbe equiparare giuridicamente certe canzonette alla pornografia, con tutte le implicazioni del caso.
Una morale su questo rigurgito di moralismo? Per una volta vogliamo farla noi italiani? Noi vittime storiche dello strapotere industriale statunitense, terzo mondo della discografia contemporanea, per una volta all'altezza e forse più avanti dell'avanzatissima America, noi che siamo duri a scandalizzarci e che non ci vergogniamo se sentiamo qualcuno che canta... filù filù filù filà.
II bigottismo, ahimè, laggiù proprio duro a morire.
Vincent Messina