Genio prolifico o prolisso?

By Massimo Bracco

Buscadero, June 1988


Nel corso della variegata carriera, Frank Zappa si è beccato ogni genere d'aggettivo: da genio a pazzoide, da maestro a cialtrone, da baffa malefico a dissacratore. Ma già da qualche anno Frank ha rinunciato al ruolo di folle stregone rock, per trincerarsi dietro una cura maniacale della proprio musica; il risultato èuna vera e propria ondata di nuovi album, oltre a riedizioni, remix e rimaneggiamenti di Lp precedenti. Premesso che un autentico fanatico di Zappa dovrebbe spendere una fortuna se volesse accappararsi tutie le uscite del diabolico alchimista, tentiamo di fare un pà di ordine nella turbolenta discografia di Frank.

Anzitutto ha rimasterizzato digitalmente quasi tutta la sua produzione, dal primo album «Freak out» fino a «Live in New York», raggruppandola in tre costosissimi cofanetti chiamati «Old Masters»: per i Zappofili più esigenti questi box sono un «must», perché la qualità sonora è di gran lunga superiore agli originali (spettacolare la resa di «Hot Rats») e nei primi due cofanetti sono contenti anche dei «Mistery Disc» con inediti, alternative takes e registrazioni live d'epoca.

I possessori di lettori Compact devono patire l'ulteriore tentazione di ricomprarsi tutti gli album in versione CD, visto che in qualche caso Zappa ha apportato addirittura delle sostanziali modifiche nel remix o ha utilizzato alternative takes. Il misfatto più clamoroso è «Hot Rats» dove ogni brano è stato ritoccato, comunque attingendo dalle piste inutilizzate dei master original: «Peaches in Regalia» suona decisamente diversa anche se l'arrangiamento è il classico conosciuto, mentre «Willie the pimp» è allungata e «Gumbo variations» è riportata integralmente nella sua dimensione di jam a 17 minuti (contro i 12 e mezzo originari). In questo caso l'operazione è interessante e inconsueta, si scoprono nuovi dettagli nascosti oltre a una dinamica decisamente esplôsiva che la stampa in vinile del 1970 non poteva vantare; altri tipi di rimaneggiamenti sono discutibili, corne «Ruben and the jets» che contiene basi ritmiche rijatte di sana pian ta nell'86 o il doppio Compact di «Uncle meat» allungato con brani di dialogo e scampoli elettronici non precisamente essenziali.

Alla lista dei Compact da non perdere aggiungiamo «We're only in it for the money» accoppiato. a «Lumpy gravy» in un unico CD (due gioiellini rinati a nuova vita con la chiarezza del lettore laser). «Apostrophe - Over nite sensation» altra riunione di due Lp complementari (fuori catatlogo da parecchio tempo) pi ù superficiali ma comunque divertentissimi.

L'album che più di tutti gode della ristampa in CD è il mitico «Grand Wazoo» capolavoro di contaminazione jazzofila, finalmente restituito alla brillantezza degli strumenti a fiato e alla dinamica complessa delle ritmiche: in questo caso Zappa ha curato la rimasterizzazione digitale, senza cambiare una virgola dei mixaggi originali. A conferma del suo perfezionismo maniacale, Frank ha affidato la produzione di questi Compact alla Rykodisc (una ditta Americana specializzata nella stampa di CD) strappando anche alla EMI, sua etichetta fino a poco tempo fa per i prodotti in vin ile, il diritto di gestire in proprio la realizzazione dei corrispondenti CD. Proprio in questo periodo escono all'estero tutti i Compact del periodo CBS: «Sheik Yerbouty», «You are what you is», «Tinsel town rebellion», «Ship arriving too late» e «Man from the Utopia», oltre al pregevolissimo «Joe's Garage» già disponibile da qualche tempo. Senza perdere la testa, ricordiamo che tutti questi Lp erano stati ristampati recentemente anche in vinile nell'edizione rimasterizzata digitalmente.

E veniamo aile gesta più recenti, non prive di qualche sorpresa. Dopo il caustico «Meets the mothers of prevention» uscito in due versioni completamente differenti (l'European Version conteneva tre brani in più al posto della suite «Porn Wars» dell'American Edition, naturalmente i fans sfegatati le han no acquistare entrambe oppure si sono procurati il CD che comprendeva lutte le combinazioni) e il discusso «Jazz from Hell» affidata glacialmente al Synclavier e al computer, i fedeli al disco in vinile hanno trovato lennesima frustrazione: «Does humour belong to music» è uno spettacolare live digitale della durata di un'ora, con quattro inediti e trattamenti speciali di vecchi brani come «Zoot Allures» e «Penguin in bondage», uscito esclusivamente in formato Compact senza alcuna edizione in disco o in cassetta. Da notare che esiste anche l'omonimo video a lunga durata ma (avrete già indovinato) la scaletta è diversa e i brani in comune sono versioni differenti registrate in aitre città. L'incavolatura è destinata a ripetersi presto per «You can't do that on stage anymore», doppio CD per quasi due ore e mezza di musica live con parecchi inediti, il primo cofanetto di una lunga serie di registrazioni dal vivo (almeno aitre dieci previste); l'edizione Long Playing dovrebbe uscire presto in America, ma naturalmente sarà ridotta drasticamente (non sarà certo un album quadruplo!)

A completare l'apparente follia prolifica, proprio in contemporanea al nuovo live, è uscito un altro disco doppio intitolato «Guitar», a proseguire il discorso del cofanetto tripla «Shut up and play you guitar» pubblicato nell'8l: anche in questo caso si tratta esclusivamente di assoli chitarristici di Frank, tutti incisi dal vivo nel corso di varie tournèe tra il '79e l'84.

Quasi inosservato perla limitata diffusione d'importazione, era uscito qualche mese fa anche il «Volume 2» con la London Symphony Orchestra, seguito ancor più delirante e intricato dell'album orchestrale realizzato nel 1983 (la sinfonia in stile Edgar Varese è un vecchio pallino di Zappa). Inoltre è annunciato un nuovo disco incisa in studio (stavolta di canzoni con il gruppo): si dovrebbe intitolare «Broadway the hard way» forse ne verrà posticipata l'uscita per non saturare il mercato già inflazionato da produzioni Zappiane.

Dopo un lungo periodo di disamore per le tournèe, Frank si è deciso a tornare nell'odiata Europa e nell'ancora pi odiata Italia: ricordate la copertina feroce di «Man from Utopia» dedicata acidamente al catastrofico concerto nel Parco Redecesio?

Ora Zappa si presenta con un gruppo numeroso (12 o 15 elementi) e un scaletta piena di sorprese bizarre; riuscirà ancora a stupirci, oppure conosciamo già a memoria tutti i suoi trucchi da geniale stregone?

A proposito di «Guitar» (2 LP - Zappa Records)

Potrebbe sembrare un peccato di narcisismo e autoindulgenza pubblicare un doppio album di assoli chitarristici, soprattutto dopa un analogo tripla disette anni fa; ma si sa benissimo quanta stima Zappa abbia di se stesso, sia came strumentista sia came compositore.

Nef casa del precedente esperimento «Shut up and play» si poteva godere anche di una certa varietà nelle soluzioni rit miche e della curiosità di scoprire trip solisti di un genio arrabbiato; questo nuovo catalogo di virtuosismi e divagazioni sfrenate restringe il target a studiosi dello strumento che vogliano imparare trucchi suila sei corde o a maniaci della chitarra elettrica che ascolterebbero per ore i loro idoli assolare.

Il fatto èche Zappa in tempi recenti si è concesso fin troppo come chitarrista, dandoci una gran dose di assoli nel doppio «Them or us», nel citato compact live «Does humour belong» oltre a «You can't do that on stage»: in pratica il rischio inevitabile è di saturare l'ascoltatore comune e di ripetersi in contorsioni tecniche o compiacimenti onanistici.

Fatta questa premessa, precisiamo che gli accompagnatori (in particolare i batteristi Chad Wackerman e Vinnie Colaiuta) fanno salti mortali per variare le basi ritmiche e seguire le spirali di Frank; Zappa adotta fraseggi intricati, a metà tra scale Arabe e accordi blues, con un sapiente uso delle sonorità distorte e delle svisate, dando l'idea di avvitarsi su se stesso e di sviscerare lutte le possibili pieghe nascoste in ogni accordo. Alcuni brani sono sezioni riconoscibili di canzoni Zappiane ben note, come «Inca roads», «Outside now» e «Trouble every day» rese con dosaggi crescenti di cattiveria: l'ostinata «Jim & Tammy's room» insistita su un unico accordo rammenta la ferocia devastante di «Rat Tomago», «Sexual harrassment» è un bluesaccio trascinante, «For Duane» è un furioso omaggio al rock sudista.

Fra i momenti di atonalità sconvolta e inquietante segnaliamo «Republicans» la slegata «Who was Fulcanelli?», mentre «Watermelon in Easter Hay» è l'unico episodio di vera poesia elettrica.

La registrazione di lutte le quattro facciate è eccellente, l'album doppio è venduto al prezzo di un singolo (fortunatamente l'offerta è applicata anche in Italia), ma nonostante questi vantaggi temo che diciannove assoli di Zappa siano troppi per la maggior parte del pubblico medio.

Massimo Bracco