Frank Zappa "Make a jazz noise here"
By Massimo Bracco
FRANK ZAPPA
«Make a jazz noise here»
(2 CD - Barking Pumpkin)
Per gli addetti al marketing Frank Zappa deve essere eonsiderato un pazzo: nel giro di un mese ha inondato i negozi con tre CD doppi e ha pubblieato un cofanetto con otto bootleg ufficializzati. Il primo salasso per i suoi fans riguarda il quarto volume della serie storiea «You can't do that on stage anymore», lo strepitoso live «The best band you ever heard in your life» e questo complementare «Make a jazz noise» entrambi tratti dal tour mondiale del 1988 con la band a dodici elernenti.
Il doppio CD appena useito punta l'attenzione sulle acrobazie strumentali del gruppo, sugli spartiti piu intrieati e «impossibili» che Zappa pretende e ottiene eseguiti alla perfezione. Su 25 brani per oltre due ore di concerto, soltanto 7 sono cantati, laseiando alla sezione fiati la parte del leone in arrangiamenti sfavillanti dei temi piu ingegnosi di zio Frank. Per gli Zappofili di vecchia data le versioni rinnovate di «Oh no», «Lumpy gravy», «King Kong», «Eat that question» (da Grand Wazoo) sono delle chicche imperdibili rese con precisione micidiale e ottima grinta ritmica da una band in forma strpitosa.
Anche classici del periodo p iu recente come «Black napkins» e «Sinister footwear» acquistano motivazioni nuove con le spolverate jazzistiche di sax e trombe capitanate dal fedele Walt Fowler, tra le sorprese piu clamorose annotiamo la complicatissima «Black page» trasformata in una progressione maestosa della dilatazione degli accordi, la scattante «Big swifty» infiorettata da continue svolte clownesche compresa un'improvvisa citazione della «Carmen» di Bizet, la micidiale «T'mershi Duween» resa molto piu lussuosa rispetto all'originale del mitico Helsinky Concert del 1974.
Tal volta le trovate arrangiatorie si spingono verso la provocazione, come il break di grugniti reggae in «King Kong» o le contrapposizioni atonali degli inediti «When yuppies go to hell» e «Fire and chains» omaggio agli interessi di Zappa per la sperimentazione eontemporanea alla Edgard Varese, costellata da effetti sonori di ogni genere. La passione per la musica colta si manifesta anche nell'apparizione dell '«Histoire du Soldat» di Stravinsky e del «Piano Concerto» di Bartok, ma in questo caso la vena arrangiatoria e molto piu giocosa e spettacolare.
Naturalmente non mancano gli assoli taglienti di chitarra, croce e delizia di tutti i devoti Zappofili, qui particolarmente incisivi negli unici momenti dedicati al rock («Steve's spanking», «Advance Romance» e la scatenatissima «City of tiny lights» ); comunque rispetto ad altre occasioni Frank lascia molto spazio agli assoli fiatistici dei suoi agguerriti comprimari.
Per il pubblico italiano il doppio compact riserva un' ulteriore sorpresa: quattro brani (fra cui la complicatissima «Alien orifice») sono registrati a Firenze e Modena, durante il tour nella nostra penisola. A suggello di un album travolgente arriv a il valzerone finale «Strictly genteel» da «200 Motels», reso epico da uno splendido arrangiamento fiatistico: Zappa aveva ragione, questi suoi classici rivisitati sono ancora piu scinti il anti di qualsiasi inedito fresco di giornata.
Massimo Bracco