Lo squalo giallo

By Roberto Del Piano

Hi, Folks!, November/December 1992


Da tempo minato da un mole incurabile, il più dissacrante artista dei nostri tempi non rinuncia alla sua passione perla musica. Fino all'ultima stilla di energia.

PROLOGO

Fu ne! 1967 che feci il primo incontra con la musica di F.Z.: era il tempo dei complessini da liceo, quelli che ammattivano a ricopiare un brano degli Animals o dell'Equipe 84 nella speranza di entrare a far parte di un magico monda al di là del muro del sogno. In uno di quei complessini facevo finta di suonare il basso, mentre la chitarra "solista" era nelle allora incerte mani di Gabriele. Gabriele Salvatores, quelle del Teatro dell'Elfo e di "Mediterraneo" e del premio Oscar. È sua la colpa. In non so più in quale circostanza tiro fuori una copia di "Freak Out" e mise sul giradischi la quarta facciata ("The Return Of Son Of Monster Magnet") a tutto volume come da istruzioni indicate in copertina e per me fu un vero e proprio rito di passaggio; la mia vita prese una diversa direzione del futuro possibile ...

FILOSOFIA

Molti lo conoscono e lo stimano, i suoi concerti han no richiamato folle entusiaste in tutto il mondo ma i suoi dischi non sono mai entrati in classifica, le sue apparizioni sui media sono centellinate e nessuna rivista scandalistica si è interessata di lui; nessuna discoteca lo programma, le cover del suo repertorio sono vere mosche bianche.

Come mai? Sembra quasi che i suoi appassionati costituiscano una sorta di setta segreta per far parte della quale bisogna ubbidire ciecamente ad un ferreo decalogo:

1) F.Z. il miglior chitarrista della storia del rock.
2) F.Z. è il miglior compositore della storia del rock.
3) F.Z. è il miglior arrangiatore della storia del rock.
4) F.Z. ha scritto i testi più belli della storia del rock.
5) F.Z. è il personaggio più carismatico della storia del rock.
6) F.Z. ha guidato i migliori gruppi della storia del rock.
7) F.Z. è il miglior performer "live" della storia del rock.
8) F.Z. il personaggio più elegante della storia del rock.
9) F.Z. è il miglior candidato alla presidenza degli USA della storia del rock.
10) Chi ama F.Z. è bello, colto, intelligente e simpatico.

Nessuno si azzarderebbe invece a definire F.Z. un grande regista, attore, pittore e neppure cantante anche se pure in questi campi vanta meriti non indifferenti.

Gli adepti della setta collezionano avidamente tutto quanto lo riguardi, dischi, gadget, cartoline, oggetti personali ma soprattutto tutta la musica che F.Z. non ha almeno sino ad oggi ritenuto opportune divulgare ufficialmente: bootleg, nastri, primizie inconcepibili e libidinose quanto oscure malizie sonore, frammenti che a volte sembrano provenire da un universo ucronico e fanno la delizia di quelli che lui stesso definisce maniaci "hard core". È destino comunque che chi ama F.Z. sia destinato ad una dedizione particolare e cos] viscerale da risultare francamente incomprensibile agli "altri".

STORIA

Francis Vincent Zappa è nato a Baltimora il 27/12/1940, ma possiamo considerarlo californiano a tutti gli effetti. Di famiglia non certo benestante - padre con radici siciliane fresche / madre tranquilla americana casalinga - si dà alla musica fin da ragazzino cominciando a comporre già prima dei quattordici anni. A 17 il sua primo strumento è la batte ria, strumento che pero abbandona presto per cominciare a manipolare chitarre. Le prime testimonianze sonore giunte a noi riguardano pero la sua vena di compositore e riguardano due film alquanto scalcagnati. Nulla rimane invece delle primissime formazioni tranne qualche indecifrabile frammento dei "Soots" con Alex St. Claire e Don Van Vliet (futuro Capitan Beefheart).

Più leggibile il periodo "Cucamonga" e quelle dei primi tentativi di sfondare con le Mothers in un ambiente alquanto poco ricettivo se non decisamente ostile, ma è comunque roba da accaniti cercatori di rarità; a proposito di ostilità resterà famosa la risposta della DOT Records (quella di Pat Boone, per intenderci) il cui management bollo i promo inviati da F.Z. con la celebre allocuzione "no commercial potential".

Neppure con il pubblico apertissimo della comunità Freak di Los Angeles F.Z. riesce a comunicare più di tanto: comunque sia, pur tra mille difficoltà, l'organico delle Mothers si stabilizza. I primi eroi rispondono ai mitici nomi di Ray Collins, Roy Estrada, Jimmy Carl Black ed Elliot lngber.

L'incontro importante è comunque dietro l'angolo e sarà quello con il manager Herb Cohen ed il produttore discografico Tom Wilson; quest'ultimo in particolare era un giovane emergente nell'ambiente, dotato di grande cultura e gusto musicale: diventato responsabile artistico della MGM/Verve riusci a farsi dare 2.500 dollari di budget per registrare in studio le bislacche composizioni di Zappa e l'avventura comincio sul serio.

Il primo album di F.Z. è destinato a rimanere nella storia checché se ne pensi di lui: tutto è mirato a colpire nel segno il più possibile, e ci riesce.

Rotto il ghiaccio tutto diventa più semplice: crescono repertorio ed organico, le Mothers si arricchiscono di collaboratori sempre più innovativi e brillanti, da Don Preston a Ian Underwood; sono gli anni delle prime tournée europee ancora con grandi problemi logistici, pochi mezzi ed un pubblico dalla risposta spesso tiepida, ma la band è esplosiva, capace di dipanarsi tra complesse strutture compositive e lunghe tirate improvvisative ai confini del jazz ("King Kong.....") e squarci di lucida follia.

Nel 1968 un grande salto di qualità: l'inizio è la folgorante sequela di intuizioni condensate in "Uncle Meat", torse il prodotto più geniale e innovativo di Zappa; se si pensa a qual'era nello stesso periodo lo scenario della musica pop c'è veramente di che restare sbigottiti: è vero che le esibizioni dal vivo non riescono ad esprimere la stessa pulizia formale e le stesse raffinate sonorità delle registrazioni in studio, ma la band c'è e cresce continuamente.

Dopo la terza tournée in Europa, come sempre succede, la band si sfascia per banali problemi di gelosie interne e F.Z. ricomincia tutto da capo.

Nel frattempo la sua fama è cresciuta, le sue possibilità finanziarie anche, ma cosa di gran lunga più importante F.Z. è diventato padrone della sua musica creando la sua etichetta personale, la "Bizarre"; eppure stranamente, dopo la splendida parentesi di "Hot Rats", F.Z. entra nel sua periodo più oscuro se non come risposta del pubblico almeno come qualità. È vero che le nuove Mothers comprendono talenti come George Duke e Ian Underwood, ma il tutto pare condizionato dai due sciagurati ex Turtles Howard Kaylan e Mark Volman.

Dalla primavera del '70 Zappa si imbarca in progetti discutibili ("200 Motels") lino a che uno spettatore poco garbato darà termine alla vicenda lanciandolo giù dal palco del Rainbow di Londra: è il 10 dicembre 1971.

Zappa ovviamente non gradi la casa, ma torse noi dobbiamo cinicamente ringraziare il bruto perché la forzata permanenza sulla sedia a rotelle stuzzico notevolmente l'impigrita vena creativa del nostro eroe: e cosi ecco gli impareggiabili voli strumentali di "Grand Wazoo" e di "Waka Jawaka" e, subito dopa quelli che resteranno i suoi più grandi successi commerciali (dischi d'oro per "Apostrophe" e "Overnite Sensation").

È il momento della band con Jean Luc Ponty e George Duke ed anche della prima apparizione in ltalia.

Le formazioni cambiano vorticosamente ed anche la discografia si fa sempre più caotica; nuove "spalle" affiancano F.Z.: il clownesco ma grintoso Napoleon Murphy Brock (dal '73 al '76), il grande bassista Patrick O'Hearn (dal '74 al '78), il fedele batterista Terry Bozzio (dal '75 al '78e oltre); il future Talking Heads Adrian Belew, ecc. ecc.

Sono tempi di alti e bassi con qualche manciata di pietre preziose ma il vero risveglio per noi inizia dall'autunno del 1978 e crediamo sia stato determinato da un più netto autoconvincimento delle proprie qualità come strumentista, anche se grandi pagine chitarristiche vengono spesso nascoste in una produzione discografica fin troppo intensa; produzione comunque nobilitata da una band di grande qualità ed eclettismo e da mezzi tecnici sempre più perfezionati.

È alla Front Line dell''81/'82 che vanno comunque le nostre preferenze (e anche le sue ....), quando arriva a dar manforte Steve Vai; il repertorio si rinnova quasi totalmente, la sezione ritmica (Ray White, Scott Thunes, Chad Wackerman) è forse la più completa e funzionale tra quelle di cui F.Z. ha potuto fruire in tutta la sua carriera e gli altri comprimari (Bobby Martin, Tommy Mars, Ed Mann) forniscono timbro, profondità e colore.

La band dal vivo è strepitosa alle prese con brani che lo stesso leader ammette essere costellati di difficoltà al limite dell'eseguibile ed è in grado, sera dopo sera, di operare un continuo "work in progress" facendo si che non ci sia in pratica un concerto fotocopia di un altro; ma anche questa volta con il concerto di Palermo del 12/7/1982 (parzialmente immortalato nel video "Dub Room Special" e celebre per i disordini con la polizia) la band si scioglie.

Sino al 1984 Frank si dà alla musica sinfonica e scopre il synclavier finché la nostalgia del palco non diventa troppo forte; il nuovo gruppo è meno interessante e le cose migliori sono le sue: performance solistiche ai confini dell'invalicabile con il resto destinato a fare da fondale; poi ancora synclavier (e politica) fino al grande canto del cigno.

È l'estate del 1988 e Frank ha di nuovo nostalgia del pubblico: decide che il suo rientro dovrà restare l'avvenimento più memorabile della sua lunga carriera, dovrà un ire il meglio del meglio della rude creatività delle prime Mothers alla perfezione tecnica della band dell''82, alla pienezza orchestrale del "Grand Wazoo", ripercorrendo la crema della sua produzione compositiva unitamente ad una stupefacente messe di novità e ad alcune impagabili covers.

Chi ha avuto la fortuna di assistere ad uno di quei concerti ne ha certamente mantenuto un ricordo indelebile: personalmente non dimenticherà mai che mia moglie - di solito più che refrattaria sulla musica zappiana - applaudiva e gridava freneticamente in piedi su una poltroncina del Palatrussardi nella speranza di un ultimo e mai appagante "bis".

Ma ancora una volta il destina della formazione è già segnato: rivalità interne e sciocche gelosie faranno talmente infuriare F.Z. da spingerlo ad interrompere bruscamente la tournée, licenziare tutti i musicisti e giurare a se stesso che la sua avventura musicale è giunta al capolinea.

Da allora solo i dischi in uscita ci ricordano che Frank è sempre comunque al lavoro nel suo mitico studio, ma solo per scegliere perle e diamanti dalla sua babelica nastroteca.

E arrivano le prime notizie preoccupanti sulla sua malattia e su un definitivo testamento musicale ("The Yellow Shark") che tutti guardiamo con apprensione come ad un possibile, veramente definitivo, addio.

CRITICA

L'uscita di 44 CD ristampati dalla CGD a prezzo decisamente accessibile è un'occasione importante perchi, vuoi per distrazione vuoi per anagrafe, ha trascurato sino ad oggi la musica di Zappa!


ZAPPOLOGIA

Si tratta quasi dell'opera omnia ufficiale, nulla di filologico ma una meritoria iniziativa di divulgazione. Sarebbe folle tentare un esame dettagliato e bisogna limitare il commento a qualche indicazione telegrafica per chi non se la sentisse di affrontare un esborso monetario comunque cospicuo.

- Assolutamente imperdibile "Freak Out", l'album dell'esordio, un grande mix di canzoncine, rock-blues e follie ('Help I'm A Rock", 'The Return Of The Son Of Monster Magnet ... ')

- "We Are Only In It For The Money"; grande copertina a presa in giro dei Beatles di 'Sgt. Pepper's...' e contenuto a base di acide cattiverie (The idiot bastard son", "Flower punk").

- "Cruising With Ruben & The Jets", che contiene il vero amore di Zappa, il rock & roll e il doo-wop degli anni cinquanta.

- "Uncle Meat", il top delle Mothers, con le avventure di "Dog Breath" e "King Kong" e il grande Zappa chitarrista di "Nine Type Of Industrial Pollution".

- "Hot Rats", dedicato a chi ama l'improvvisazione più vicina al jazz con i violini swinganti di Jean Luc Ponty e Sugarcane Harris.

- "Weasels Ripped My Flesh", una raccolta "postuma" delle prime Mothers, il meglio di un progetto di album decuplo (!!) forzatamente abortito.

- "The Grand Wazoo", grande musica orchestrale ideata, arrangiata e composta suila sedia a rotelle; a vent'anni di distanza non fa una grinza.

- "OverNite Sensation", che non è uno degli album più interessanti, ma è di gran Jung a il più noto e contiene alcuni punti fermi del repertorio zappiano ("Camarillo Brillo', "Montana", ecc...)

- "Zoot Allures" viene dopo alcuni exploits non proprio felici; da qualcuno è considerato l'emblema della seconda rinascita di Frank e contiene le versioni canoniche di "Black Napkins" e di "Torture Never Stops".

-"Zappa ln New York": disco tenuto in non grande considerazione e seconda me a torto: specialmente la riedizione in CD rende piena giustizia a questa band zeppa di illustri ospiti (Randy e Michael Brecker, Tom Malone e altri).

- "Sheik Yerbouty" testimonia della formazione con Adrian Belew, tra prese in giro dei colleghi (Bob Dylan in "Flakes", Jackson Browne in "I've Been In You") e insulti vari al vetriolo ("Jewish Princess", "Bobby Brown").

- "Shut Up'n Play Yer Guitar" coi suai vari seguiti è la prima vera autorivendicazione di Zappa corne chitarrista: sentire per credere! C'è perfino un duo di bouzouki e viola improvvisato con un Jean Luc Ponty in stato di grazia a mo' di ciliegina su una farta già ricchissima.

- "Ship Arriving Too Late To Save A Drowning Witch" è una buona testimonianza della band '81/82 di cui abbiamo precedentemnete tessuto gli elogi. Contiene anche l'unica "top ten" a 45 giri dela storia zappiana, il mitico (?) "Valley Girl" cantato - si fa per dire - dalla figlia Moon.

-"London Symphony Orchestra vol.1" è particolarmente consigliabile per un approccio con lo Zappa sinfonico; sappiamo peraltro di furibondi litigi tra F.Z. ed il direttore d'orchestra Kent Nagano durante le prove e di irriferibiliinsulti rivolti agli strumentisti con riferimento alle faro capacità esecutive e mentali: ma il risultato, velenosi cornmenti di Zappa a parte, sembra francamente eccellente.

- "Guitar" è il secondo manifesto dello Zappa chitarrista, quasi due ore di estatti senza soluzione di continuitàcon sequenze sbalorditive il cui vertice puà essere considerato il duplice trattamento di "Outside Now", in un casa ribattezzato corne 'System Of Edges".

- "The Best Band That You Never Heard ln Your Litfe", ovvero l'inarrivabile orchestra del 1988. Casa dire se non del rammarico perla prematura scomparsa di un'esperienza unica: torride rivisitazioni di materiale antico ("Heavy Duty Judy", "Inca Roads", "The Eric Dolphy Memorial Barbecue" per citare le case più belle) e fantastiche covers (da "Stairway To Heaven" degli Zeppelin al "Bolero" di Ravel, per tacere dell'incredibile "Purple Haze" di hendrixiana memoria stralunata durante un sound-chek!!!)

- "Make A Jazz Noise Here", ancora la band del 1988 e se possibile un album ancora più bella; prevalentemente strumentale, contiene anche l'ultima (per ora ...) grande creazione zappiana dal titolo emblematico di "When Yuppies Go To Hell".

- Della serie "You Can't Do That On Stage Anymore" mi sento di raccomandare in particolare il 5° volume, che comprende una serie di gustose anticaglie delle prime Mothers ma, soprattutto, la band del 1981/82 al suo meglio.

HARD CORE

Riccardo Bertoncelli scrisse anni fa: "una volta o l'altra dovremo pur farla finita con questo Zappa", (rase scherzosa, certo, anche se mentre la cito ora faccio gli scongiuri. L'amore per il Duca delle Prugne, per il Ranger Solitario (alcuni dei soprannomi di F.Z.) non potrà mai essere tatalmente appagato, né basteranno mai le pur numerosissime delizie ammaniteci a soddisfare la golosità senza limite di noi maniaci hard core.

Ecosi ognuno colleziona e conserva i suoi tesori privati, tra publicazioni clandestine, semi-clandestine e nastri che si tramandano da amico ad amico in segno di stima ed affetto. Sono tante le cose che vorremmo lui si decidesse a pubblicare, anche perchè la qualità della clandestinità è quasi sempre scadente. Da buon maniaco e giusto per far ingolosire i più interessati ecco un piccolo campionario scelto qua e là tra le chicche che gelosamente custodisco:

- Stoccolma, 30/9/1967: una buona parte del concerto, comprendente una rielaborazione di "Petruska" ed una cover di "Blue Suede Shoes";

- Denver, estate 1968: l'intero concerto con tanto di "Bel Danubio Blu";

- Boston, Juglio 1968;

- Londra, ottobre 1968;

- Fullerton, 8/11/1968: tre mitici concerti delle originali Mothers Of Invention;

- Europa, giugno 1969: l'incontro con il trombettista d'avanguardia Don Cherry;

- Montreux, 4112/1971: torse il miglior concerto della band con Kaylan e Wolman, chiuso da uno spettacolare incendio al Casino (celebrato anche dai Deep Purple in "Smoke On The Water";

- New York, 23/9/1972;

- Los Angeles, 9/10/1972: le esibizio ni "live" del Grand Wazoo;

- Bologna, 30/8/1973: il primo concerto italiano;

- Osaka, 3/2/1976.: meraviglie orientali con Terry Bozzio e Napoleon Murphy Brock;

- Dicembre 1976: Al Saturday Night Live Show a suonare e cantare insieme a John Belushi;

- Parigi, 31211977: l'incontro col vecchio arnica Jean Luc Ponty per una sognante jam su "Black Napkins";

- Parigi, marzo 1978: con Adrian Belew in un grande concerto della tournée europea zeppo di inediti (The Squirm", "Love Wrong" .....;

- Saarbrucken, 3/9/1978;

- Kwnebworth, 9/9/1978: l'anteprima di una nuova formazione in due importanti festivals europei;

- Londra, ottobre 1978: i concerti al Palladium con Shankar;

- New York, 1/11/1980: i famosi concerti del Palladium della prima band con Steve Vai;

- New York, 31/10/1981: i famosi concerti del Palladium della seconda band con Steve Vai;

- New York, 17/11/1981: al "Ritz" in piena euforia creativa e con Al Di Meola corne guest star;

- Stoccolma, 71511982;

- Berlino, 12/5/1982;

- Rotterdam, 15/5/1982;

- Colonia, 21/5/1982;

- Londra, 20/6/1982;

- Vienna, 28/6/1982: una selezione di scintillanti performances durante la tournée europea del 1982,;

- Pistoia, 81711982: Frank è incazzato con il manager italiano Francesco Sanavio e ne fa la sua vittima per tutto il concerto; musica sublime;

- Milano, 2/6/1988: là dove perfino mia moglie impazzisce;

Basta, basta ....

Per il momento è ara di chiudere: lo zappofilo non si fascia mai scoraggiare, anche se le notizie che arrivano non sono confortanti. lntanto aspettiamo notizie fresche suifa "Squalo Giallo", certi che il Duca delle Prugne sarà in grado di affrontare a visa aperto e col sua sardonico sorriso qualsiasi avversità per regalare a noi piccoli esseri umani qualche altro brandella di felicità. Intanto, buon ascolto.

(R. Del P.)