Sheik Yerbouti. Joe's Garage Acts I, II & III
By Sandro Oliva
Il 1979 verrà probabilmente ricordato come spartiacque tra il lungo periodo di sviluppo e relativa pace del secondo dopoguerra e il tumultuoso e digitalizzato Mondo Attuale. L'anno si apre con la rivoluzione komehinista in Iran e si chiude con l'invasione sovietica dell'Afghanistan, avvenimenti che avrebbero segnato pesantemente i decenni successivi. Lo stesso 1979 è un momento cruciale nella produzione di Frank Zappa, nonché l'ultimo in cui registrò in studi esterni (a fine anno inaugurò il suo UMRK, dove avrebbe realizzato tutto il materiale successivo, sino a poco prima della morte).
Anche stilisticamente il 1979 segna l'uscita dei suoi ultimi grandi lavori "rock", il doppio SHEIK YERBOUI (marzo) e il triplo JOE'S GARAGE (settembre il primo volume, novembre gli altri due). Il primo fu accolto molto bene da pubblico e critica, dopo la lunga pausa interrotta solo dall'uscita in sordina di tre pur pregevoli Lp (SLEEP DIRT, STUDIO TAN e ORCHESTRAL FAVORITES), immessi sul mercato dalla Warner Bros. senza consenso dell'autore, che li aveva realizzati e compilati anni prima in tutt'altra forma.
La magnifica e beffarda copertina del nuovo album, l'alternanza di brani cantati e "zappianamente fruibili", con lunghi soli di chitarra live, costituivano un nuovo passo in avanti nell'evoluzione dell'artista, nella mai abbandonata ricerca dell'accesso a un pubblico più vasto senza rinunciare alla qualità.
Da notare che nella usuale complessità degli arrangiamenti sono quasi del tutto assenti i repentini e caratteristici cambi di tempo e metro ritmico, che avevano caratterizzato molti dei precedenti lavori: c'è però uno stellare Vinnie Colaiuta alla batteria che supporta i soli di Zappa con una finezza che non si troverà più nei suoi eccellenti successori ... peccato si sia fatto licenziare per una banale richiesta di aumento di stipendio!
I testi, più che sferzare società e politica come in precedenza sono quadretti di vita contemporanea: dalla presa in giro della manodopera californiana a quella delle femministe (ahi, ma l'uomo era un siculo anni 40!) ... "principesse ebree" (a cui farà seguito nel lavoro successivo quella delle "Catholic Girls"), fanatici della disco e cocchi di mamma in generale (senza tralasciare una divertente imitazione di Bob Dylan da parte del poliedrico Adrian Belew). Non è il più impegnato dei lavori zappiani, ma ... We're Only in lt for the Money.
In autunno poi arrivò a sorpresa JOE'S GARAGE, monumentale "rock opera" in tre parti. Il legame stilistico tra i due lavori è evidente, anzi il secondo può ben considerarsi naturale evoluzione del primo, con una maggiore attenzione al lato chitarristico che infatti qui raggiunge il TOP con la lunga e struggente Watermelon In Ester Hay (altra enorme prova di Colaiuta: la trascrizione della sua parte di batteria a opera di Steve Vai andrebbe studiata nei conservatori per la complessità e ricchezza di soluzioni ritmiche).
Tra l'altro Zappa espande la ricerca iniziata in SHEIK YERBOUTI dell'uso di una tecnica da lui chiamata Xenocronia, che consiste nel sovrapporre tracce di assoli chitarristici isolate da registrazioni live con basi ritmiche registrate in studio, ma senza alcun nesso logico o musicale, creando così inedite ed estemporanee combinazioni.
In JOE'S GARAGE abbiamo la summa dello zappismo, con brani risalenti a epoche precedenti come Keep lt Greasy (già nel repertorio live con Flo & Eddie) e nuove creazioni, che vanno dalla satira delle dittature che controllano la gente vietando la musica (di nuovo. Komehini?) alla nostalgica title-track (ripercorre gli anni giovanili di strimpellatore da garage).
Dopo? Un'altra storia, qualche lavoro meno potente (ma sempre di qualità), molte opere orchestrali (suo vero interesse negli ultimi anni) e ore passate a comporre al Synclavier. Ma questo è un altro Zappa, quello che, ormai da tempo in gestazione, stava per venire alla luce e di cui restano purtroppo poche testimonianze. Vedete come sia importante badare alla salute, oltre che alla musica?