La "zappata" del vecchio leone

By Roberto Sesto & Marco Cardelli

Nuovo Sound, April 1977


Malgrado le critiche non del tutto positive sui suoi ultimi lavori, il baffuto chitarrista ha presentato, nel corso della recente tournée europea, uno spettacolo senz'altro all'altezza delle sue tradizioni.

Londra, marzo

Le preoccupanti notizie sulle attuali condizioni di forma di Zappa, circolanti da qualche tempo qui a Londra, in vista delle sue due performances (diventate poi quattro per accontentare tutti), non avevano certo fatto star bene tutti gli amanti del genio americano che non potevano certo permettersi il lusso di sopportare una delusione simile. Ma fortunatamente tutto si è rivelato falso, anzi letteralmente inventato da quella parte di addetti ai lavori, che critica tutto e tutti in maniera totalmente distruttiva ed anche poco corretta. Frank Zappa è si un bizzarro, un cinico, un giocherellone un po' folle, ma soprattutto è un grande, vero artista. E lui lo ha dimostrato, sul palco e fuori: "Non ho problemi di rinnovamento, creatività o cose del genere" diceva prima di suonare la prima sera "la mia concezione di concerto, di rapporto con il pubblico mi fa avere ben pochi problemi. La gente paga per venire a vedere i suoi beniamini, ma quasi mai torna a casa soddisfatta. In genere 'subisce' la solita routine: presentazione, sette o otto pezzi di repertorio e stop. Questo non è giusto. La gente ha diritto a divertirsi, nel vero senso della parola; deve sentirsi a suo agio, in un'atmosfera adatta; deve ridere, scherzare, soprattutto con chi è sul palco. lo ho sempre cercato di far scorrere gli spettacoli in questo modo, ed adesso posso dire di essere riuscito a farlo".

In effetti, tutti i quattro concerti londinesi sono stati eccezionali, come solo lui poteva fare. La formazione scelta per questo tour europeo era largamente ridotta rispetto alle 'orchestre' delle ultime apparizioni americane: il batterista Terry Bozzio, con Zappa anche in 'Zoot Allures' (ultimo suo lavoro discografico), il bassista Patrick O'Hearn, il tastierista/violinista Eddie Jobson (ex-Roxy Music), il chitarrista di colore Ray White. Lo show zappiano non ha per nulla sofferto del la riduzione di elementi, anzi direi proprio che ne ha guadagnato in snellimento e scioltezza.

Frank si è presentato in maglietta rossa e blue-jeans, con i capelli fermati dietro la nuca. Ha iniziato presentando i suoi collaboratori e poi ha dato il via alla splendida esibizione, durata quasi due ore e mezzo. 'Peaches e n Regalia', dal leggendario "Hot Rats" è stato il primo pezzo. Sono seguiti 'The torture never stops', con un bellissimo 'assolo' distorto di Frank, che in queste cose è veramente un maestro, poi 'Big Leg Emma', vecchio pezzo che ha impegnato Bozzio in un lungo duello percussivo (forse l'unico momento meno esaltante di tutto il concerto), 'My guitar wants to kill your momma', altro vecchio pezzo che ha messo alla ribalta le doti del ritmico White, un 'funky-man' per eccellenza, con voce tipicamente soul, davvero interessante, ed infine 'Black napkins', con un Jobson superlativo al violino elettrico.

A questo punto, si è chiusa la prima parte del concerto. Zappa ha preso in mano il microfono e, con l'usuale accompagnamento ritmico di sottofondo, ha sparato insulti all'eccitatissimo pubblico, che ha risposto entusiasticamente in ogni modo.

Con un singolare pezzo, 'You're an asshole', Frank ha passato il microfono al pubblico più vicino al palco, che intanto non solo si era scaldato, ma addirittura incendiato. Visto il vertiginoso crescere dell'eccitazione intorno a lui, Zappa aumentava ancora la dose, davvero già notevolissima. Si produceva in una piacevole scenetta comica con Bozzio, quest'ultimo 'Diavoletto commerciante in anime estrose', come quella dell'italo-americano. Dopo aver ricordato al pubblico le sue disavventure in terra britannica (caduta rovinosa dal palco del 'Rainbow' e continue battaglie con la censura), lo spettacolo toccava vertici altissimi con 'Dinamo Hum', un perfetto rock and roll rielaborato alla maniera zappiana.

Ancora qualche insulto all'indirizzo degli spettatori-partecipanti, sul tipo di 'Neo-Vittoriano' e poi gli ultimi due bellissimi, interminabili pezzi: 'Camarillo Brillo' e 'Muffin man'. La gente non ne voleva sapere di spettacolo finito, probabilmente avrebbe voluto stare lì tutta la notte. La band tornava sul palco per un bis, nientemeno che 'Willie the pimp', gioiello di tutta la musica contemporanea, che ha fatto saltare sulle sedie tutto il salone dell' 'Hammersmith Odeon'.

Serate indimenticabili, dunque, con i quattro concerti (tutti esauriti) di Frank Zappa. Anche i collaboratori del genio meritano una nota di riguardo: Bozzio è un percussionista dotato in maniera incredibile ed inoltre lega alla perfezione con il 'maestro'; Jobson è ottimo al violino ma forse dovrebbe usare un po' di più le tastiere; White e O'Hearn, base musicale ottima, sono ancora tutti da scoprire.

Uno Zappa-concerto, insomma, vero, e sotto tutti gli aspetti impeccabile. Arrestamento di idee, staticità di forme e di contenuti, progressiva mancanza di creatività: per carità, non rivolgiamo queste critiche a musicisti come Frank Zappa. Non è proprio il caso.

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