Addio Frank Zappa

By Marinella Venegoni

La Stampa, December 7, 1993


Aveva 53 anni e da tempo lottava contro il cancro Leggenda vivente del rock, una vita di trasgressione

LOS ANGELES. E' morto da lottatore qual era, sabato sera nella sua casa di Los Angeles. Consumato da un cancro alla prostata che aveva combattuto con tenacia per anni, senza rinunciare fino all'ultimo al lavoro. Il musicista e polemista Frank Zappa avrebbe compiuto 53 anni il 21 dicembre prossimo, è stato sepolto con una cerimonia strettamente privata. Di recente aveva pubblicato l'album «Yellow Shark» e ultimato un disco che uscirà in primavera, «Civilization: Phaze III».

Non ci saranno canzoni vere da cantare, per ricordare Frank Zappa. E già questa è una bella vendetta contro il musicbusiness, che lui ridacchiando assaporerà sulla nuvoletta psichedelica dov'è andato a vivere. Anche se il suo è stato un repertorio sterminato, con più di cinquanta dischi in quasi trent'anni di attività, una quantità incalcolabile di inediti e uno scaffale di bootleg, Frank il terribile ha astutamente disseminato nelle note che componeva o assemblava da altri il proprio nichilismo musicalfilosofico, che lo ha reso – da sempre – inafferrabile e trasgressivo. Osso duro alle definizioni, spesso usato come alibi di rispettabilità dal rock, considerato un truffatore iconoclasta dalla gran parte degli invidiosi musicisti colti ai quali non disdegnava di accompagnarsi, Frank Zappa era davvero un tipo speciale.

La sua concezione della musica senza barriere lo fece proclamare inventore della fusion. In realtà, assemblare genialmente, come fece, il rock e Stravinky, Edgar Varese e il country, il walzer e Cage e Ravel, in un collage impeccabile ma provocatorio della storia della musica, ora il suo modo di esistere, di lavorare, di far politica e quattrini, prendendosi serissimamente gioco del «sistema» e dei suoi canoni sclerotizzati. Un'esigenza sociologica diventata arte, che ha ispirato mille successori ma non ha mai fatto vera scuola.

Oriundo greco/siciliano, figlio della California freak in polemica con il mieloso Flower Power, Francis Vincent Zappa fu irriverente fin dalla formazione, minima rispetto ai risultati finali: a 12 anni era batterista, a 15 componeva musica da camera, da adolescente suonava rhythm'n'blues in un complessino scolastico; l'educazione accademica di teoria musicale si compì in college in 6 mesi, e da allora la sua crescita fu rigorosamente autonoma, ma sempre improntata allo sberleffo. Per esempio, un «Concerto per bicicletta» segnò la sua prima apparizione tv; seguì la composizione di colonne sonore per filmetti di serie B, che forgiò la voglia di grandi ensemble musicali poi fiorita negli anni successivi; mentre il suo primo studio di registrazione, Cucamonga, fu chiuso dalla polizia per spaccio di materiale pornografico (altra ossessione privata) e lui dovette scontare dieci giorni di carcere per mancanza di quattrini da cauzione. Le «Mothers of Invention», il suo mitico gruppo che mille volte si ricompose con facce sempre nuove, nacque da quell'esperienza giovanile, prendendo in prestito il detto di Platone secondo il quale «la necessità è la madre dell'invenzione». Allegramente megalomane, pronto a fare l'imprenditore di se stesso a tutto campo, esordì con un manifesto rivoluzionario: «Freak Out», Sballo, il primo disco, spuntò come un fungo velenoso contro la stupidità consumistica. Fra vocalizzi scemi, riff di chitarra, contaminazioni sinfoniche e di operetta, ninne-nanne, nenie orientali, rumori ed effetti sonori, rappresentò nel '66 un sabotaggio mai visto alle forme espressive tradizionali.

Aveva un'abilità prodigiosa nel comporre, Zappa; poteva scrivere probabili successi a getto continuo, e proprio per questo si permetteva di stravolgere e annientare le proprie composizioni; «Absolutely Free», il secondo disco, si apriva con «Plastic People», satira vaudeville sul consumismo: era il '67 e Zappa portava a compimento la forma dell'operetta rock. Intelligente e scaltro, innovatore e ribelle, adorato dal mondo colorato dei giovani pacifisti e dell'underground, diede ai concerti un tono cabarettistico e da musica da vedere che lo fece precursore anche in questo campo. Per i testi che scriveva, qualcuno lo definì l'Henry Miller del rock: parlando di ragazzine sporcaccione e di padri tutori severi dell'ordine sociale, cantando «La mia ragazza si dipinge la faccia con merda di plastica», colpiva con un linguaggio crudo e realistico.

La sua vita è stata un groviglio di antipatie dichiarate, di polemiche e battaglie. Nel '68 aveva incontrato i Beatles e non gli erano piaciuti; l'album «We're Only In It For The Money», Siamo qui solo per far soldi, parodiava subito dopo quell'incontro il multimilionario «Sgt. Pepper»; lo stesso Zappa ha raccontato che telefonò a McCartney per chiedergli di usare la copertina del loro album: «Ma lui era poco spiritoso. Rispose laconico: "E' un tuo problema. Veditela con il mio avvocato" e in effetti non riuscimmo a usarla». Dei Beatles amava solo Ringo Starr («l'unico che abbia il senso dell'umorismo»), al quale chiese d'interpretare il ruolo di Frank Zappa nel suo film «200 Motels».

 Negli ultimi anni, Zappa ha fatto parlare di sé soprattutto per le sue lotte a favore della libertà d'espressione. Vaclav Havel, appena divenuto Presidente della Cecoslovacchia del dopo Muro, lo chiamò come consulente culturale; ma intanto in patria la sua guerra era contro i gruppi di genitori che volevano censurare i testi delle canzoni rock. Odiava Tipper Gore, moglie dell'attuale vicepresidente Usa, che di quel movimento era promotrice: faceva sapide considerazioni sul fatto che, alla vigilia delle elezioni, la donna si fosse prudentemente ritirata dall'agone per non allontanare dal marito il voto giovanile.

Fra i suoi bersagli preferiti, negli ultimi tempi, c'era stato Michael Jackson, al quale aveva dedicato una canzone. Di lui diceva: «Se rimarrà nella storia, sarà perché non sono biodegradabili i suoi trenta milioni di pezzi di plastica in lavorazione». Sanguigno e bon vivant, grande fumatore, polemico con gli organizzatori italiani di concerti se non lo facevano mangiare più che bene («vogliono solo risparmiare»), ce l'aveva a morte anche con la musica New Age; qualche tempo fa, durante una divertentissima intervista, mi aveva spiegato il perché: «Hai mai visto che faccia gialla hanno? Non mangiano grassi né patate fritte né carne, li vedi bere mosci il succo di carota: come gli possono venire delle idee?».

Recentemente, aveva raccontato di essere stato in causa almeno una volta con tutte le case discografiche esistenti, per il recupero delle royalties: «Adesso, sono a capo di una mia compagnia, e a meno di denunciare me stesso, non dovrei più avere problemi». Bersaglio di bootleg come pochi altri, aveva lanciato anche una spettacolare operazione antipirateria: «L'obiettivo è di recuperare ciò che mi hanno rubato, e di rivenderlo meno caro di quel che lo vendono i pirati. Non ci ho fatto il minimo intervento: stesse cattive registrazioni, stesse miserabili copertine: solo così posso rubare ai ladri». Povero, grande Frank Zappa. Se n'è andato proprio adesso che il mondo musicale avrebbe avuto tanto bisogno della sua intelligenza ribelle.

Marinella Venegoni

DISCHI

«Freak Out», 1966; «Absolutely Free», «Lumpy Gravy», 1967; «We're Only In It for the Money», «Cruising With Ruben and the Jets», 1968; «MotherMania», «Uncle Meat», «Hot Rats» 1969; «Weasels Ripped My Flesh», «Chunga's Revenge», «Burnt Weeny Sandwich» 1970; «Fillmore East», «200 Motels», 1971; «Just Another Band from LA», «The Grand Wazoo», «Waka Jawaka», 1972; «Overnight Sensation», 1973; «Apostrophe», «Roxy & Elsewhere», 1974; «One Size Fits Ali», «Bongo Fury», 1975. «Zoot Allures», 1976; «Studio Tan», 1978. «Sheik Yerbouti», «Sleep Dirt», «Orchestrai Favorites», 1979; «Tinseltown Rebellion», «Shut Up'n Play Yer Guitar Some More», 1981 ; «Ship Arriving Too Late To Save a Drowning Witch», «The Man From Utopia», 1982; «Baby Snakes Soundtrack Picture Disc», «London Symphony Orchestra Vol.l», «Boulez Conducts Zappa, The Perfect Stranger», «Them Or Us», «Frank Zappa Meets the Mothers of Invention», «Thing-Fish», «Francesco Zappa», 1984; «Frank Zappa meets The Mother of Prevention», 1985; «Does Humor Belong In Music?», «Jazz From Hell», 1986; «Joe's Garage, Acts I, II e III», «London Symphony Orchestra Voi. II», 1987; «You Can't Do That On Stage Anymore sampler», «Frank Zappa: guitar»; «You Can't Do That On Stage Anymore Vol 1»; «Broadway the Hard Way», «You Can't Do It On Stage Anymore vol.II», «You Can't Do That On Stage Animore vol III» 1988.

AMAVA L'ITALIA

ROMA. «Il manifesto», quotidiano comunista, ha usato recentemente Frank Zappa come testimonial. E Zappa, di origini siciliane, all'Italia era molto legato: tanto che nell'88 presentò uno stravagante progetto all'allora sindaco di Milano, Pillitteri. Il musicista aveva in mente uno spettacolo straordinario per le finali di Coppa del mondo: usare una versione meccanica in formato gigante del simbolo del campionato mondiale, che avrebbe dovuto rappresentare il «dio del calcio». «Questa marionetta – spiegava – è afflitta da un'incontrollabile sindrome di crescita nasale alla Pinocchio. Non appena sarà selezionata la squadra italiana, verrà girato un videorock con i giocatori che cantano in rap "I'm bad" di Michael Jackson». La proposta non venne neppure presa in considerazione. Più recentemente, confessò di volersi candidare alla Casa Bianca. Voleva presentarsi come «indipendente», e con un programma: «Tagliar via le tasse sul reddito, perché è giusto che le tasse si paghino per quello che si compra, non perché si lavora».