La mia musica è un credo

By Albert Keyworth

Ciao 2001, January 1970


FRANK ZAPPA SI E' SEPARATO DAI "MOTHERS"

Incomprensione! Ecco il motivo
profondo della separazione di
Frank Zappa dai Mothers. Il
compositore, per quanto dispiaciuto,
è deciso a continuare sulla sua strada:
volgarizzare la sua musica in modo
che tutti possano capirla

IL COMPOSITORE CALIFORNIANO GIRERA' ANCHE UN FILM SOCIALMENTE MOLTO IMPEGNATO. MOSTRERA' COME Il SISTEMA CERCA DI COMBATTERE LE IDEE NUOVE. ANCHE LA MUSICA ESPRIME IDEE DI RINNOVAMENTO MA ESSA NON RAGGIUNGERA' MAI I CETI POPOLARI FIN QUANDO L' ATTUALE SISTEMA DISTRIBUTIVO DELL'INDUSTRIA POTRA' FARE il BELLO E CATTIVO TEMPO

San Francisco, DICEMBRE

E' stato uno di quei giorni che, credo, a Beverly Hills non dimenticheranno. Lo smog era sceso ricoprendo tutta la regione ed a stento si vedeva la punta del naso, tanto esso era denso e spesso. Avevo un appuntamento con Frank Zappa e non era proprio il caso che rinunciassi a questa intervista, anche se diventava pericoloso viaggiare in quelle condizioni. Mi feci coraggio e finalmente dopo molto vagare giunsi alla sede della Casa discografica di Frank Zappa.

Quando giunsi una delle segretarie di Herb Cohen, il manager di Zappa smise di battere a macchina. Mi disse che stava appunto scrivendo qualche appunto per me. Chiamò il suo principale e subito dopo giunse Frank. Herb Cohen ci lasciò quasi subito soli perché io potessi avere dal cantante l'intervista promessa.

Avevo incontrato Frank Zappa due anni fa a Londra. Ricordo il grande successo che ebbe il suo complesso, i Mothers, alla Albert Hall. Chiedo a Frank se se la sente di scrivere un articolo.

« Io scrivere un articolo? Non so proprio come si faccia, e preferisco proprio non farlo perché se esce qualcosa col mio nome, sono sicuro che sbaglio. Sbaglio perché io parlo in un certo modo e so anche che quando scrivo, scrivo in un altro modo. Non sono più io, ecco. Né voglio che qualcuno si provi a trasferire il mio linguaggio in uno scritto perché sono sicuro che non ne uscirebbe qualcosa di buono ».

– Però, lei ha scritto un articolo per « Life »!

« Sì, l'ho scritto. Ma quanta fatica. Sono stato per tre settimane, per venti giorni sulla macchina da scrivere ed è stata una fatica d'inferno. Perché l'ho fatto tutto da me, senza servirmi di nessuno nemmeno per scrivere materialmente. E' stata proprio una faticaccia ».

– Ma questa nostra intervista, io non dovrei scriverla.cosi come viene?

« La nostra è una chiacchierata tra amici ».

–  Ecco una cosa mi interessa, che cosa fa adesso, che progetti ha per l'avvenire?

« Ecco, ho in testa un film sul quale sto già lavorando. Ho bisogno di un po' di tranquillità per potermici dedicare. Di questa tranquillità ne ho sempre bisogno: quando scrivo musica o qualsiasi altra cosa. Allora mi ritiro in una stanza di un motel sulla strada. Perché in un motel? Perché ho tanto viaggiato e viaggiando ho lavorato per cui ci ho fatto l'abitudine e non riesco a lavorare in nessuna altra parte all'infuori di un motel. Poi quando ho finito, cambio motel, me ne vado in un altro e li rileggo tutto quello che ho fatto e riesco perfino a correggere tutti gli errori ».

– Com'è che le è venuto in testa un film?

« Sono sempre stato molto interessato al cinema ».

– Più della musica?

« Questo no. Il cinema ha un'altra dimensione e quello che mi interessa è la presentazione di idee anche complesse con un mezzo audio-visivo. E questo solo il cinema pub permetterlo ».

– Che genere di idee?

« Bè, sono le idee del New Deal, della sua rivoluzione e del mezzi col quale l'establlshement cerca di combattere queste idee nuove ».

 – Ne sarà lei il regista?

« Intende dire che sono lo a manovrare la macchina da ripresa? ».

– Sì.

« No, non sono io. E poi non saprei nemmeno come si fa o come si dovrebbe fare ».

– C'è qualcosa di altro che sta pensando di fare?

« Sì. So che sto facendo qualcosa d'altro. Ma è molto difficile dirlo. Dio mio, come dirlo? Ecco, non so proprio, ma forse non è ancora chiaro nella mia testa. Quando lo sarà, forse lo potrò dire ».

– Ha qualcosa da dire al lettori?

« Quando ho da dire qualcosa a qualcuno, ebbene la dico, ma quando si viene a fare un'intervista non so proprio. Presumo però che la persona che viene ad intervistarmi sia capace di farmi qualche domanda stimolante che merita una risposta altrettanto stimolante ».

– Quando ho avuto occasione di assistere al suo concerto alla Albert Hall, due anni fa, ad un certo momento lei ed il suo complesso smetteste improvvisamente di suonare, sebbene il pezzo fosse formidabile. Perché lo faceste?

« Sì è mal trovato nelle condizioni di qualcuno che sta dicendo delle cose molto interessanti e vede che il suo pubblico non fiata nemmeno per attendere il seguito? Provi a smettere improvvisamente di parlare. Tutti le chiederanno di continuare. Solo cosi lei ha la sensazione che quello che sta dicendo o facendo interessa veramente il pubblico del suol ascoltatori ».

– La sua musica ha accenti spirituali unici. Tuttavia lei sembra preoccupato di trasformarla in qualcosa di terra terra, io credo che lei dovrebbe scrivere musica ed eseguiria solo nella maniera più spirituale ed intellettuale.

« Ah, si? E con chi comunicherò allora? Con tre persone al mondo? ».

– Ecco perché allora è rimasto a questo livello, per poter comunicare con tutti.

« Il solo modo per farsi ascoltare, per dire qualcosa, per far sì che questo qual cosa resti impresso nella mente di chi ascolta o legge, è di mettersi al livello di quelli che ascoltano o leggono. Per quello che mi riguarda personalmente io scrivo anche della musica per me stesso, per la mia sola soddisfazione spirituale, ma non so quanti sarebbero capaci di capirla ».

– Un giorno forse lancerà sul mercato questi dischi?

« Sì, se fossi molto ricco. Perché ci vogliono molti soldi per fare una cosa del genere che potrebbe anche essere un insuccesso, indipendentemente dalla bellezza della musica ».

– Se ben capisco, lei è soprattutto impegnato ad aiutare la gente ...

« Certo, cerco di influenzare le foro idee. Voglio che capiscano due cose: la prima, che esiste più musica di quanto le loro orecchie abbiano sentito; la seconda, che il tipo e la qualità del suono sono molto più vari e diversi di quanto si possa logicamente sospettare ».

– I suoi compagni la capiscono?

« Dovrei dire di no. Anzi senz'altro di no ».

– C'è dunque una barriera tra lei e loro perché essi non possono capir quello che lei cerca di dire e per questo non la capiscono?

« Proprio cosi. Credono di rappresentare un grande movimento e di essere una grande speranza per il mondo. In realtà le loro idee ed i loro concetti non si discostano da quelli più normali. Essi non fanno proprio eccezione ».

Frank Zappa alle prese con
un nuovo « pezzo ». « Le sette
note, dice, danno una varietà
infinita di composizioni. Batta
avere delle idee chiare e saperle
usare al momento giusto,  per
cavare della musica che mal
nessuno ha sentito ».

Frank Zappa è diventato serio. E' il preludio alla separazione? Senza discutere la validità di queste argomentazioni, ciò che distingue i « Mothers of Invention » dall'autore del Pianeta o di Zaratustra è una differenza di contorni, ma anche l'abilità di sopraffare uno stile di vita cinico e negativo, è il dolore del compositore di andare al di là del tempo e della sventura, è in una parola una specie di « credo ». Ed è triste vedere un artista così dotato come Zappa chiedere alla gente di ascoltare la sua musica. Perché la battaglia che egli sta conducendo è contro ili facile gusto popolare, contro il costoso e non necessario sistema promozionale richiesto dall'industria, è la battaglia per diffondere la vera musica, quella che dice qualcosa ad una massa ansiosa di idee nuove.