Le "Mothers" di Zappa: La fine delle madri

By Alberto Gioannini

Ciao 2001, 17 December 1972


RICORDIAMO I NUMEROSI PROTAGONISTI DI UNO DEI GRUPPI PIU' RIVOLUZIONARI DEL NOSTRO TEMPO, LE MOTHERS OF INVENTION, CREATO DAL « PAZZESCO » FRANK ZAPPA NELL'ORMAI LONTANO 1966. ANCHE SE SOGGETTI ALLA PREPOTENTE PERSONALITA' DEL CHITARRISTA, MOLTI DEI SUOI MUSICISTI HANNO SAPUTO DARE LA LORO PERSONALE IMPRONTA ALLA BAND CHE NELLE VARIE FORMAZIONI HA SFORNATO UNA DECINA DI INTERESSANTI ALBUMS. MA ANDIAMO INDIETRO NEL TEMPO ...

Si è conclusa da non molto tempo, con la creazione del Grand Wàzoo, la storia delle Mothers of Invention, il gruppo creato da Frank Zappa nel preistorico 1966.

Dal proverbio « Necessity is the mother of invention » (che vale il nostro « la necessità aguzza l'ingegno ») Zappa trasse il nome per i quattro musicisti che figurano in « Freak Out »: Jimmy Black, Ray Collins, Roy Estrada, Elliot Ingber. Zappa figura come compositore, leader, direttore musicale, arrangiatore e orchestratore, ma lascia la chitarra ad Ingber mentre Black è il percussionista, Estrada il basso e Collins il cantànte. Fra i musicisti sono inclusi i compositori Ravel, Schoenberg, Stockhausen, Nono, Stravinsky e soprattutto l'idolo Edgar Varèse, assieme a cantanti come Presley, McGuire, Lenny Bruce, Crosby, Dylan e Baez, jazzmen (Roland Kirk, Mingus, Cecil Taylor, Bill Evans) e colleghi quali Don Vliet (alias Captain Beefheart), Jim Sherwood e Herb Cohen.

Nel secondo album del gruppo, l'organico si ingigantisce per l'arrivo del pianista Preston, del batterista Billy Mundi, di Bunk Gardner ai fiati e di Sherwood, cantante e sassofonista. « Absolutely Free » riunisce dunque il nucleo centrale delle Mothers che durerà fino a « Burnt Weeny Sandwich »; ma con due importanti eccezioni. La prima è il celebre « braccio destro » di Zappa, il pluristrumentista Ian Underwood, che compare nel successivo « We're only in it for the money » (parafrasi di un altro detto tipico, « We're only here for the beer »). Provvisto di diploma in piano e composizione, un titolo che pochi possono vantare, Underwood racconta la sua entrata nelle Mothers in «I. U. whips it out ». Fra la fine del '67 e l'inizio del '68, lan si presenta a Frank nello studio di registrazione, offrendosi di suonare piano ed alto sax: ma in realtà finisce per usare qualunque strumento il suo leader ritenga necessario.

Il secondo uomo-chiave è Arthur Tripp, detto « Artie dai baffi verdi », precedentemente percussionista nell' Orchestra Sinfonica di Cincinnati: compare in « Uncle Meat », quando Billy Mundi abbandona le Mothers per i Rhinoceros.

Di colpo, Zappa scioglie questo gruppo così faticosamente e genialmente composto per incidere il suo album più celebre, « Hot Rats », che ospita Underwood a fiati e tastiere, Sugarcane Harris (poi con John Mayall) e Jean-Luc Ponty al violino elettrico. Ritorna la primitiva formazione (con Sugarcane) in « Burnt Weeny Sandwich »; poi Zappa estende la sua collaborazione con Ponty nello stupendo « King Kong », circondandosi di talenti eccelsi.

Oltre a Tripp e Underwood, ci sono George Duke, uno dei migliori pianisti californiani (con Ponty anche in « Ponty Experience » ed « Electric Connection »), Buell Neidlinger, bassista con Cecil Taylor e infine Ernie Watts, sassofonista jazz fra i più quotati, oltre a una sezione di fiati e archi che aveva già collaborato a « Lumpy Gravy ».

E, siamo al secondo album personale del chitarrista, « Chunga's Revenge » del 1970, nel quale si ritrovano facilmente due matrici, accostate ma non fuse: il « jazzato » di « Hot Rats » e la parodia satirica della fase iniziale, che si svilupperà nei tre albums successivi. Appartengono al primo tipo « Transylvania Boogie », « Chunga's Revenge » e « Twenty Small Cigars » in cui compaiono ancora Max Bennett al basso, John Guerin alla batteria assieme al nuovo Aynsley (altro ex di Mayall) e Sugarcane Harris all'organo; al secondo gli altri, con il bassista Simmons, Dunbar, George Duke membro stabile, e i misteriosi cantanti « Phlorescent Leech & Eddie ».

E' la fine delle vecchie Mothers di cui solo Underwood resiste. Segue « Live at Fillmore » in cui ricompare Don Preston, al mini-moog, il bassista è Jim Pons e si chiarisce il mistero della coppia canora: sono Mark Volman e Howard Kaylan, i cantanti, dei disciolti Turtles, che infatti intonano « Happy together ».

« 200 Motels », colonna sonora dell'omonimo film, vede un nuovo bassista (Martin Lickert) con Pons al canto, una breve apparizione di Jimmy Carl Black e la presenza di Ruth Underwood alle percussioni. Ma nel film, girato in precedenza, compaiono ancara Sherwood e Don Preston. Allo stesso periodo risale una registrazione su bootleg, ugualmente intitolata, di Zappa con un'orchestra sinfonica diretta da Zubin Mehta, certo uno dei suoi capolavori e totalmente differente dal disco ufficiale.

« Just another band from L.A. » segna la fine di questa ultima incarnazione delle Mothers, con Duke ridotto a suonare ridicolmente il trombone e Volman-Kaylan insoddisfatti dei testi zappiani (« Penis dimension » ad esempio).

La frattura della gamba di Zappa determina la rottura del gruppo e le ulteriori collaborazioni di Duke, Preston e Dunbar a « Waka/Jawaka » ne sono il canto del cigno. Mentre Zappa riprende il fido Underwood nel suo nuovo Grand Wazoo, il batterista Jimmy Carl Black e il fiatista Bunk Gardner riuniti producono un « Geronimo Black » che non si solleva dalla mediocrità pur lasciando intravedere prospettive sufficienti.

Intanto Volman e Kaylan assumono Dunbar e Preston per riformare i « Phlorescent Leech & Eddie »: il loro primo album è gradevole a livello commercialistico, ma assolutamente insufficiente sotto il profilo critico.

Risulta chiara l'ammirazione dei due per Mare Bolan, ai cui dischi essi hanno anche collaborato; ma chi ne va di mezzo è il povero Preston, che dagli altari di « Escalator over the hill » è caduto nella polvere delle canzoncine talora deliziose ma più spesso ridicole.

Tutto sommato, una fine abbastanza ingloriosa, alla conclusione di questo che possiamo ormai definire il primo periodo dell'attività zappiana, per la maggior parte delle Mothers; e solo i siamesi Zappa e Underwood hanno raccolto l'eredità di sei anni di attività fra i più fecondi ed importanti della musica pop.

Alberto Gioannini