Frank Zappa A' pos! tro'phe (!)

By Enzo Caffarelli

Ciao 2001, April 28, 1974


FRANK ZAPPA
A' pos! tro'phe ( ! )
(Discreet)

Parlare di Frank Zappa diventa impegno sempre più difficile. Perché al di là di quanto ingenuamente si è voluto creare intorno al personaggio, rimane un uomo, ed un artista dalla personalità incredibilmente sfaccettata, in un continuo alternarsi di trovate sorprendenti, in uno sfuggire programmaticamente cercato a tutti i costi a qualsiasi definizione, a qualsiasi cristallizzazione. Per capire la sua musica bisogna intanto conoscerlo sino in fondo. Ascoltare il disco non significa poterlo giudicare completamente, se non si è al corrente delle modalità di parte di ciascun episodio, se non se ne conosono ed analizzano i testi, insomma se non si ha la possibilità (e mi sembra utopistico averla) di seguire il succedersi degli avvenimenti nello stesso cervello dell'autore.

« Apostrophe » vuol dire apostrofo: e Frank usa parecchi apostrofi, trattini, punti esclamativi, per i suoi giuo chini verbali di non sempre facile soluzione. Ma significa anche apostrofe, invettiva, cioè accusa, denuncia. E' in altri termini una felice sintesi, in celebrazione dei suoi dieci anni di attività, della forma e del contenuto dei suoi testi e, per logico riflesso, della sua musica.

Che la musica in Zappa sia strettamente legata ai testi è sempre stata una doverosa constatazione. Ma mai come in quest'ultimo periodo, forse, Frank ha dimostrato che gli strumenti, sia pure manipolati verso trovate sempre nuove, ed affidati ad un plotoncino di altissimo rango, debbano avere il ruolo di semplice commento, quasi cinematografico, ai dialoghi beffardi, alle macchinazioni ironiche, alle figurazioni surrealiste che popolano il suo mondo. Le sue, insomma, sono delle piccole autentiche opere-rock, e sarebbe necessario un mezzo per illustrarle graficamente, ad esempio, il fumetto che meglio di ogni altro si addice allo spirito zappiano: non basta la funzione vicariante della fantasia se manca la comprensione dei testi.

Proprio per queste motivazioni è sempre più imbarazzante, e per certi versi anche inutile, formulare giudizi sui suoi dischi: perché questo album, ad esempio, è estremamente orecchiabile e facilone in alcuni momenti, ma presuppone un lavoro strumentistico in background che non può essere trascurato; e se la recitazione di Frank può sembrare del tutto noiosa, sarebbe altresi necessario non fossilizzarsi sull'ascolto della voce, tenendo conto che dietro compaiono, solo per citare alcuni nomi, Jack Bruce, Aynsley Dunbar, John Guerin, Jim Gordon, George Duke, Erroneous, Sugarcane Harris, Ian Underwood, Jean-Luc Ponty, Sal Marquez.

Davvero pochi in questo disco le porzioni esclusivamente strumentali: la recitazione predomina, interrotta e sottolineata da semplici stacchi, la chitarra distorta del leader, il violino, le marimba della signora Underwood, ecc. « Apostrophe », come sotto certi aspetti anche il precedente « Over-nite sensation », può essere considerato la sintesi dello Zappa semplice provocatore e demistificatore delle prime Mothers, che alla musica preferivano i rumoracci, gli sberleffi ed i sarcasmi di dubbio gusto, con lo Zappa guida di un gruppo pop/jazzistico di alta classe (« Hot rats », «Chunga's revenge », Grande Wazoo », ecc.). Un equilibrio che non può non essere instabile, e che suscita di conseguenza numerose perplessità.

Perplessità che portano alla polemica, al dibattito: cosicché Frank ha raggiunto il suo scopo: che in un modo o nell'altro, nel bene e nel male, si continui a parlare di lui.