Due strade

By Giaime Pintor

Muzak, July 1974


Vogliamo far nostra una teoria: essersi riprodotta nella musica pop la vecchia scissione fra « cuore » e « cervello », fra « irrazionale » e « razionale ». Vogliamo sviluppare questa teoria, ma anche far presente come tutto ciò che verremo dimostrando ha un vizio d'origine: quello di dare per scontato che il mondo si divida manicheisticamente [1] in bene e in male e che il bene sia la logica, il male la sensazione. Niente di più falso. Tuttavia una riflessione su questi punti, se esca dalle fumosità fìlosofìche, può essere di partenza per un'analisi e un'autoanalisi, critica del pop a nostro avviso stimolante.

Beatles, Rolling: tutto parte da lì. E non solo per la diversità profonda della musica, della grafica, dei testi. Ma proprio per una differenza di fondo, generale. Se infatti i Beatles con la loro rivoluzione tentano di ridare un valore di « cultura » alla musica giovanile, leggera, i Rolling compiono un'operazione chiaramente più globale, ma proprio per questo in odore di reazione: un'operazione di accettazione totale delle norme sociali dominanti e più retrive, nella riproposiizone del loro contrario. Si tratta, in sintesi, di dare della nuova cultura giovanile una visione distorta che tralignando dai problemi reali, per analizzarli e collegarli quindi con una nuova morale, si muove tutta sul piano etico, facendo della nuova morale e del nuovo costume il punto focale del problema. E musicalmente se i Beatles assumono una prospettiva di semplificazione e di chiarezza armonica, melodica e ritmica, i Rolling, al contrario sembrano accettare anche nella loro musica il caos illogico della società che ci circonda. Se gli uni pongono in gioco, con risultati alterni, anche la testa degli ascoltatori gli altri tanno appello continuo allo stomaco, ai nervi, al sangue, a tutto ciò che con la testa ha un rapporto quanto mai mediato. E basterebbe guardare la diversa strada percorsa in questi dicci e più anni. I Beatles che, miliardari, si sciolgono alla ricerca (più o meno reale) di un discorso nuovo, anche politicamente nuovo. I Rolling che mandano avanti da perfetti manager un gruppo finanziario, senza problemi di ricercare verità, tutti tesi alla migliore amministrazione possibile del loro (perenne?) successo. Chi oggi ha più di vent'anni, dovrebbe essere capace di rinunciare ad esprimere le sue nostalgie di « stomaco » e rischiare analisi anche cattive delle infatuazioni che furono sue e di tutta la sua generazione.

In questo modo, forse, scoprirebbe che le good vibrations sono sì una cosa bellissima, ma che separate da un buon cervello in funzione servono proprio a far passare l'enorme fregatura del sistema: drogam et circenses [2]. Forse allora comincia a essere storicamente vero che il filone cosiddetto « logico » rappresenta il bene e quello puramente « sensitivo » il male. Forse è giusto farsi un piccoloesame di coscienza e chiedersi: ma cosa mi aspetto dalla musica?

Mi aspetto che mi titilli i nervi, che mi scoperchi crani, che agisca come una lavada gastrica o una fleboclisi entrando in circolo?

O mi aspetto che mi sia di auito, in qualche modo, nella scoperta faticosa del mondo, che mi dia una delle innumerevoli chiavi attraverso le quali si apre la porta di un mondo migliore?

E nella seconda ipotesi: potrà la musica aiutarmi concretamente dandomi sensazioni che per due ore mi stravolgono, mi divorziano dalle cose terrene che mi impauriscono? O mi aiuterà riconfermandomi nella mia posizione di essere razionale, che non si fa fregare dalle paure e dalle complessità del quotidiano, mi riconfermerà la mia non solitudine, mi riconfermerà nella mia fondamentale posizione di persona insieme alle altre, di essere sociale e positivo? E' facile parlare della musica come di qualcosa che riguarda un'ipotetica sfera estetica separata da tutto il resto. Ma fatta questa operazione è difficile poi spiegare come uscire dalla galera culturale e sociale in cui il sistema è riuscito a sbatter ci mentre noi pensavamo di vagare, novelli arcadi, per l'Himalaya. E' difficile poi recuperare in modo schizo frenico la propria capacità di lotta, quando per due ore abbiamo creduto di trovarci in un tempio indiano. Certo, si può sempre dire che la musica ci serve per riposarci e ritemprarci in vista di una nuova lotta. Ma in una guerra senza esclusione di colpi, è possibile, sollo le granate nemiche, mettersi a raccogliere margherite?

Ecco, se il discorso era nato come un divertimento su un problema specifico si è trasformato poi in una sorta di proclama di Rimini. Ma forse è guisto ogni tanto abbandonare il proprio ruolo definito e squadrato e porre con sincerità i propri problemi, le proprie visioni, i propri dubbi. Non è a partire da questi processi che il dialogo supera il rischio di essere monologo e si trasforma in qualcosa di realmentc dialettico?

Come la musica, i testi, gli atteggiamenti esistenziali e professionali, anche la grafica tende a dividersi in due correnti fondamentali: da una parte la pulizia che mira a sottolineare un discorso musicalmente razionale, dall'altro la confusione psichedelica, il barocchismo pesante, che fa da contorno a una musica fisica dalle forti emozioni immediate. In pochi tratti definiti nella loro volontaria evocazione i Beatles ben si contrappongono alla pseudo pop-art dei Rolling.

Cosi come il prisma su fondo nero anticipa la musica cosciente dei Pink Floyd molto più che non la superficiale psichedelia degli « acidi » Grateful Dead. Una macchina vivente riassume la contraddizione voluta dei Soft, mentre la contraddizione melensa dei Moody Blues è ben esemplificata in questa (diciamolo pure) orribile copertina. Le stesse etichette distinguono due modi diversissimi di concepire la musica: il costruttivismo nella pompa idraulica della Bizarre, e la superficialità senza misteri (se non per il superficiale) della spirale Vertigo. Faust: la musica al primo posto, e di contro Colosseum: il kitsch trionfante. La linearità Traffic e l'insistenza Who, la terrestrità imbarazzante del manichini corazzati Area e gli arcobaleni cosmici degli Aktuala.

E arriviamo ai grandissimi: Zappa come prestigiatore con la sua brutta faccia non nascosta in Lumpy Gravy e la faccia da Clown che nasconde un grosso inganno in Self-Portrait di Dylan. Ma, ironia della sorte, dal suo discepolo Captain Beefheart Zappa deve prendere una lezione: all'ironia di Trout Mask Replica, risponde la ridondanza neo-barocca e fasulletta di Over-nite Sensation. Due modi diversi di vedere il folk: momento realmente popolare nella lunga processione di case cadenti e costumi regionali nella NCCP, i fregetti medioevali tutti colorati e puttaneschi negli Steeleye Span. Fra Henry Cow e E.L.P. la differenza è veramente grossa: le scelte grafiche la sottolineano.

E, infine, due modi diversi di essere cantautori: il popolo stesso crea la sua arte e canta la sua vita, o un uomo perso dietro estetizzanti filosofie orientali canta dolcemente gli affari suoi.


1. Manicheism is a defunct religion, born in Mesopotamia in the third century AD and last attested in the sixteenth century in China.

2. Panem et circenses = bread and circuses