Allora, Mr. Zappa, chi sei?

By Maria Laura Giulietti & Manuel Insolera

Ciao 2001, September 22, 1974


Frank Zappa e' tornato in Italia. Lo si e' visto, lo si e' sentito. Ma ancora non si e' potuta mettere a fuoco l'immagine di questo'uomo che si muove nel mondo delle note da molti anni. E' il trasgressore delle regole, il genio, oppure il mistificatore, il furbo in cerca di tanti quattrini? Zappa sfugge a questi giudizi e rimane comunque una pietra miliare dalla quale, nel bene e nel male, non si e' ancora finito di prescindere.

– L'intervista a Ciao 2001 rilasciata al termine delle prove prima del concerto Romano. [1]

 

Frank Zappa è sul palco. Prova solitario la sua chitarra, mentre gruppi ondulanti di tecnici gli circolano intorno, avanti ed indietro, lavorando, sistemando fili, prese, lampadine, luci; armati di strumenti, riduttori, giraviti.

Frank Zappa sta suonando un blues. E' un blues lento, classico, che riporta indietro ai celebri nomi Muddy Waters, John Lee Hooker, Buddy Guy pur vivendo di luce propria. Le dita scorrono sul manico alla ricerca della nota.

E' difficile poterlo descrivere: la sua figura sfugge inafferrabile, punendo chi cerca di capirlo, di affrontarlo, di analizzarlo; per molti è un genio, il re dell'assurdo e della follia, un chitarrista lucido e magnetico, il trasgressore delle regole e l'abbattitore delle barriere; per altri è un mistificatore, un giocatore con le carte nella manica. Frank Zappa lascia dire ad ognuno la sua, continuando per una strada intrapresa da anni, tra sberleffi e sogni.

Mentre aspetto di potergli parlare al termine delle prove che precedono di poche ore il concetto romano inizio della nuova tournée italiana incontro Tom Fowler, bassista del gruppo, che, inaspettatamente, durante un discorso sull'aridità di Los Angeles e la bellezza di San Francisco, mi dice: « Vuoi sapere perché suono con Zappa? Per soldi. Si, proprio così. Sono più le volte in cui vorrei lasciarlo che quelle in cui vorrei rimanere ». Solo dopo pochi minuti George Duke, uno dei migliori tastieristi del mondo, tra scherzi e risate evidentemente in giornata «in»- mi avverte: « Devi essere buona con lui. E' tra i migliori in giro: sensibile, ingenuo e geniale ».

Allora, Mr. Zappa, chi sei?

● L'INTERVISTA

2001: Sempre in tournée, Mr. Zappa ... ?

F.Z.: Già. Sette mesi all'anno. Un'eternità. Quando torno a casa ho bisogno di tre giorni di assestamento per tornare alla normalità... ah, ah, ah (risate) ... alla normalità ... !

2001: Già, parlare di normalità, tu il fautore delle « assurdità intercontinentali » ...

F.Z.: Quello che noi diamo ai movimenti, alle abitudini, ai dialoghi, non sono che nomi, non sono che pretesti per una vita che corre e si esaurisce in breve tempo. Comunque torniamo alle tournée. Praticamente non ricordo altro che palchi e studi di registrazione. All'inizio volevo suonare la batteria, ma in seguito, quando il rhytm'n' blues mi ha preso, ero insicuro tra la chitarra ed il sassofono. Ad ogni modo la chitarra elettrica dà più soddisfazioni.

2001: Cosa è cambiato con il passare di tutti questi anni?

F.Z.: Parli delle generazioni? Verso la fine degli anni Cinquanta si andava creando una strana situazione negli States: la polizia aveva paura dei teenagers ... capisci?, c'erano vere e proprie battaglie, esistevano le gangs, il vino, la droga, i coltelli, poi il tempo passava ed i giovani senza saperlo venivano assorbiti e « comperati » fino a renderli impotenti. Ora siamo in un gran brutto periodo.

2001: Che ne è dell'America dopo Watergate?

F.Z.: Sono già tutti con le maniche rimboccate! (risate) Pronti? ... Via! Dio, che « robba »!

2001 : Abbiamo detto che molte cose sono cambiate da dieci anni a questa parte. Sia socialmente che musicalmente. Cosa ne dici del ritorno di Bob Dylan?

F.Z.: Non c'è mai stata cosa più triste. Sì, triste è la parola. Triste, triste. E' come assistere all'agonia di un moribondo. (Cambiando espressione e buttandosi sulla smorfia). Forse è un masochista.

2001: Forse è la fine di un mito. « Before the flood » è un fallimento completo.

F.Z.: Certo. La grande macchina trita-rotelle è in movimento e l'odore dei bigliettoni è grande.

2001: Forse tu non lavori per i soldi?

F.Z.: Ah, ah, ah (risate sonore) e per che cavolo d'altro? (cercando di tornare serio). No, non è vero, io vivo per la musica e solo per quella; ogni mia azione è musicale: quando cammino e quando mangio, sono sempre musicale.

2001: Allora «non sei qui solo per denaro? » (gioco di parole con « We are only in it for the money », un album di Zappa).

F.Z.: Quello era per prendere in giro i Beatles, una vecchia storia ...

2001: Stai lavorando ad un nuovo album?

F.Z.: Uscirà alla fine di settembre un album intitolato « Zappa, Mothers, Roxy and elsewhere », registrato dal vivo ...

2001: Preso da un tour europeo o americano?

F.Z.: Americano, a Los Angeles e Chicago; lì ho più possibilità di controllare la situazione. Comunque stiamo già lavorando ad un album registrato in studio che dovrebbe uscire nel giugno del prossimo anno. Ho bisogno di aver terminato i tours e di coordinare le idee prima di iniziare definitivamente; per ora esiste solo un abbozzo non meglio identificato. prima voglio tornare a casa.

2001: Ti senti bene a Los Angeles?

F.Z.: E' stato il primo posto dove ho realizzato di sentirmi «a casa », capisci il significato? Completamente a mio agio. Felice e fortunato (ghigno ironico).

Siamo seduti sugli scalini del retropalco del Palazzo dello Sport di Roma, fra poche ore Frank Zappa inizierà il concerto e ci sarà l'esplosione di note e colori. Il suo volto è come una maschera magnifica e allucinante; un volto che ci è familiare: i capelli ricci e in disordine, i baffi rigonfi e all'ingiù, l'ombra di barba sotto il labbro. Il corpo asciutto e legnoso è quello di una marionetta che si muove a scatti, irregolare e ansiosa.

I sorrisi, le smorfie, i ghigni di Frank Zappa. La voce profonda, calda, posata di Frank Zappa. I pensieri, l'oltraggio, l'ironia di Frank Zappa, qui, accanto a me.

2001: II tuo attuale gruppo consiste in George Duke alle tastiere, Ruth Underwood alle percussioni, Chester Thompson alla batteria, Tom Fowler al basso e Napoleon Murphey Brock canto, sax e flauto. Cosa mi dici di loro?

F.Z.: Beh, sono almeno cinque anni che suono con George e trovo che sia un ottimo musicista; Ruth è con me fin dalle registrazioni di « Uncle meat »; Tom è il fratello di Bruce, uno delle grandi Mothers prima maniera; Napoleon ha sulle spalle il peso di gran parte del canto io voglio cantare di meno e suonare di più la chitarra e Chester è un vero treno. Ad ogni modo la loro bravura non ha importanza: io voglio solamente divertirmi ed il mio gruppo deve avere humour. Se non si ha humour non esce una giusta

2001: C'è stato un grande ricambio di musicisti nella vita delle Mothers ...

F.Z.: Certo, a seconda del tipo di musica che volevo suonare cercavo il musicista più adatto. Diciamo degli specializzati. Insomma, i migliori...

2001: Perché, sei il migliore?

F.Z.: Ah, ah, ah ... certo.

Maria Laura Giulietti

● IL CONCERTO

La possibilità di poter ascoltare Frank Zappa in concerto costituisce sempre un fatto di importanza assolutamente rilevante per chiunque ami la musica moderna considerandola nelle sue accezioni e motivazioni più profonde, essenziali ed autentiche. Cosi, a Roma, nonostante il periodo ancora estivo, il Palasport era, se non gremito, per lo meno pieno, e molti ragazzi son ritornati anticipatamente in città proprio per poter partecipare all'avvenimento. Senza scontri fragorosi, senza emanazioni di bollettini di guerra, questa volta i fautori della « musica gratis » hanno agito più silenziosamente e, si può dire, più concretamente: semplicemente scavalcando i cancelli ed entrando, sicché si può dire che circa un terzo del pubblico presente non aveva pagato il biglietto, il cui costo, d'altra parte, seppur minimamente contenuto rispetto alla « grande provocazione » che si ebbe con Cat Stevens (2.500-3.500 lire per meno di un'ora di esibizione), rimaneva sempre abbastanza elevato.

Zappa, invece, ha suonato per circa due ore e mezzo, e proprio per farlo suonare di più è saltata all'ultimo momento l'esibizione del Perigeo, che nei programmi avrebbe dovuto aprire la serata: un fatto che ci addolora profondamente, in quanto si tratta di una formazione importante, che onora la musica d'avanguardia italiana (cosi scarsetta ... ) di questi ultimi anni.

Zappa era su di giri, forse stimolato nella sua ferocia da un'assurda intervista radiofonica, avvenuta nel pomeriggio, condotta da un Cascone emozionatissimo & impacciato, la cui sempre più accentuata napoletanità è stata presto sbaragliata e allegramente masticata da uno Zappa in vena di prese in giro.

Così, lo spettacolo è iniziato tra gustosissimi scambi di battute tra Frank e gli altri componenti della formazione (George Duke al piano, Tom Fowler al basso, Chester Thompson alla batteria, Napoleon Murphy e Ruth Underwood alle percussioni e ai dialoghi, più un fantomatico ed invisibile Jean-Luc Ponty, come riportato dall'inviato de «Il Messaggero »): battute che hanno lasciato l'uditorio completamente freddo, per un semplice fatto di incomunicabilità linguistica. I primi brani, basati su una sorta di blues elettronico e su dialoghi tra Zappa e Napoleon e Ruth tra il surreale, il provocatorio e il « comico intellettuale », hanno continuato a lasciare· il pubblico sulle sue, sempre per l'impossibilità di una concreta partecipazione. Resosi evidentemente conto di questo inequivocabile fatto, Zappa ha progressivamente mutato registro, imponendo, sempre con i suoi famosi cenni dittatoriali, una musica più piena e corposa e sempre meno dialogata. Peccato, perché questi sceneggiati satirici costituiscono la fase attuale dell'evoluzione zappiana (suffragata dagli ultimi due LP « Overnite sensation » e « Apostrophe »): uno spettacolo musical-teatrale che si riallaccia alle esibizioni grottesco-surreali dei suoi inizi, con meno carica mordente, certo, ma in compenso con una più raffinata e complessa teatralità scenica.

Passato ad una musica più intricata e jazzistica, Zappa ha in parte deluso e in parte entusiasmato: i motivi dell'entusiasmo possono essere identificati soprattutto nell'eccezionale bravura strumentale dei musicisti (un batterista dai ritmi propulsivi e precisi, da collaudata macchina ritmica un bassista corposo e potente, il cui assolo è stato uno dei momenti più alti in assoluto del concerto; un pianista sul quale non c'è nemmeno bisogno di dilungarsi, tutti voi sapete chi è e cosa sia capace di fare); e poi Zappa stesso: è tempo di rivalutare la sua figura come chitarrista, che di solito tende ad essere ridimensionata dalla consueta, esclusiva visione di « Zappa grande compositore ma chitarrista come tanti »: e invece no, Zappa è un grande chitarrista, e lo ha dimostrato perfettamente, tanto più che, contrariamente al solito, la sua chitarra, nella esibizione romana, ha assunto uno spazio notevole e una fondamentale importanza strutturale.

C'è stata, però, anche qualche delusione: intanto, il livello musicale in sé era più scontato, più tipicamente «zappiano», prevedibile, se confrontato con la grandissima esibizione di Zappa sempre a Roma nel 1973. E poi, una maggior dose di istrionismo fine a se stesso, emerso ogni tanto, quasi che Zappa, come definitiva presadi-sedere al mondo, aspiri oggi, seppur sempre sarcasticamente, alla rituale, ufficiale consacrazione a rock star.

Alti e bassi, dunque, per un artista che comunque, anche se finito come « simbolo politico » (dei ragazzi che affollandosi sotto il palco gli rivolgevano con le dita il segno della vittoria, il minimo che si può dire è che sono dei grossi ingenui) rimane tuttavia una pietra di scandalo dalla quale non si è ancora finito di prescindere, nel bene e nel male. li pubblico ha applaudito calorosamente, sul palco i musicisti se la spassavano tra di loro ... Che dire infine? Non si può più esaltare Zappa incondizionatamente, come una volta. Non si può nemmeno distruggerlo ... E allora? E allora ce ne stiamo a guardare, sospendiamo il giudizio. Guardiamo e ascoltiamo. Assentiamo e dissentiamo. Liberi di capire come di non capire. Kill the ugly Frank.

Manuel Insolera


1. September 6, 1974, Palazzo Dello Sport, Rome, Italy.