Questo nostro vecchio, grande amore Bongo Fury

By Maria Laura Giulietti

Ciao 2001, December 21, 1975


Quello che una parte d'America musicale ha saputo partorire negli ultimi venti anni di evoluzione è davvero incredibile, e, nonostante il riserbo forzato da parte dell'industria e delle autorità, è stato possibile propagarlo per tutto il mondo con conseguenziale aumento di adepti e di fedelissimi dediti ad un certo tipo di sound nuovo e avventuroso, legato rigorcsamente a stilemi popolari (il country, il folk e il blues) eppure avanguardista e libero.

Il nome di Zappa viene subito alla mente: voce minacclosa e « diversa », mente velocissima e lucida capace di stringatissime sintesi. Eppure Frank Zappa non è cosi famoso come dovrebbe essere: in America viene ascoltato con rispetto, ma anche con un poco di dubbio; in Inghilterra viene condannato aspramente anche per la ristrettezza mentale di un popolo tenacemente nazionalista (vale per loro il concetto generale: « noi siamo migliori di voi »), mentre nel resto dell'Europa – specie Francia e Italia – è rimasto intrappolato nelle esigue schiere di pochi appassionati che forse non hanno nemmeno capito appieno il suo grande apporto popolare. Tutti gli altri gli preferiscono nomi di minore bravura e maggior richiamo commerciale.

Frank, intanto, continua per la sua strada. E ha migliaia di progetti, che arriveranno tutti in porto. Nessun dubbio in proposito. Ricordo, durante il suo soggiorno italiano, di una lunga chiacchierata con il chitarrista in cui cercava di spiegarmi cosa faceva e perché: « ... Pochi hanno realmente calo pito che la vera avanguardia è nel popolo e nelle tradizioni assimilate radicalmente. Spesso io organizzo serate tra amici e suoniamo ore intere di blues, una musica che non morirà mal perché risultato sociologico e storico. Ebbene io trovo nel blues forme d'avanguardia più importanti di altre espressioni musicali generalmente acquisite come « sperimentali » o roba del genere. E questo cerco di non dimenticarlo mai ... Spesso mi sveglio la notte con una nuova idea o progetto e mi metto subito a lavorare: entro un anno o due avrò tirato fuori tante di quelle cose da considerarmi arrivato ... »

UN SACCO DI ANNI FA, A CUCAMONGA ...

Esce in questi giorni un nuovo capitolo zappiano, e ancora una volta è eccellente: tagliente, cattivo, pieno di sorprese. Inoltre possiede un'altra particolarità, che è quella di un grande ritorno di fiamma, un vecchio amore che ha ripreso vita: Frankie e il Capitano Cuore di Manzo sono di nuovo insieme dopo anni di silenzi e di rancori.

E proprio a suggeliare questo incontro e a riscoprire i vecchi giochi c'è un brano, intitulato « Cucamonga » dal nome della cittadina californiana (tipicissima dello Stato, piena di profumi e negozi indiani) che li ha visti crescere nel senso più tipico della parola – i due andavano a scuola insieme – e soprattutto musicalmente. Captain Beefheart ha gettato la spugna e, dopo interminabili sessions nella casa-studio di Zappa, si è ritornati alla vecchia amicizia.

« Bongo Fury », questo il titulo dell'album, è il risultato di un concerto ai Armadillo World Headquarters di Austin nel Texas tra il 20 e il 21 maggio 1975; contiene composizioni di Zappa e due di Don Van Vliet (« Sam with the showing scalp flat top » e « Man with the woman head »), questo il vero nome di Captain Beefheart. I musicisti sono George Duke alle tastiere, Napoleon Murphy Brock al fluti, Bruce e Tom Fowler, al trombone il primo e il basso il secondo, Denny Walley alla slide guitar, Terry Bozzio e Chester Thompson (solo in un brano, registrato ai Record Plant Studios di Los Angeles) alla batteria.

Ci sono molte ragioni per cui questo album è davvero bello: la prima puo essere rappresentata dallo splendido assolo zappiano in « Muffin Man » – non dimentichiamochi quanto grande sia allo strumento – oppure dalla terribile presenza dell'armonica del Capitano, o anche dalla sicurezza che nesauno dei musicisti sul palco sta prendendoti in giro come fanno tanti: ogni suono sembra realmente assimilato e vissuto. Arriviamo poi ai testi e diamo il via all'estro smisurato del due: ne esce un quadro surreale e bizzarro, improntato sull'osceno, sulla smitizzazione, sull'abnormme, tutte armi che vanno a conficcarsi nel corpo enorme di mamma-America con estrema precisione. I primi dieci si infastidiranno, i secondi si chiederanno il perche, i terzi capiranno.

Maria Laura Giulietti