Quel geniale signore che si chiama Frank Zappa

By Aldo Bagli

Ciao 2001, February 19, 1978


Anche se non è mal assurto a vette di popolarità travolgenti, Frank Zappa si può collocare con tranquillità in quella ristretta cerchia di musicisti, nati artisticamente negli anni sessanta, che ancora oggi tengono dignitosamente il passo con i tempi, senza cadere in trovate patetiche o guittesche (da Viale del Tramonto), Certo, personaggi come lui, Bob Dylan, Grace Slick, Dave Crosby, sono ormai del tutto spiazzati da un punto di viste sociale: le cose che hanno combattuto e preso in giro ferocemente (questo nel caso specifico di Zappa) si sono dimostrate a lungo termine più forti di loro, e le nuove generazioni li sentono troppo lontani, appartenenti di fatto alla preistoria del dissenso giovanile e quindi alfieri e rappresentanti di concezioni delle vita sicuramente superate e oggi ritenute non soddisfacenti.

Ma nonostante questo fatto, il pubblico continua ancora a seguirli, ad apprezzarli, forse perché è cosciente di una serietà di fondo, di un intenso attaccamento alla professione che è comune a tutti questi artisti. Nel caso di Zappa abbiamo avuto un riscontro di quello che abbiamo scritto pochi giorni fa a Londra: infatti erano previste soltanto tre sue apparizioni all'Hammersmith Odeon, che poi però sono diventate cinque, vista la grande affluenza di pubblico.

INTERVISTA

2001 : « Ci sono giunte voci di un tuo pesante litigio con la tua casa discografica... ».

FRANK ZAPPA: « Questa tua prima domanda mi fa venire in mente il titolo di un mio vecchio disco 'We're only in it for money". Quella è stata un'incisione che ha affrontato un grave e comico problema ai tempo stesso: i soldi, la nostra riproduzione materiale. I soldi hanno un grande potere sull'uomo: lo plasmano a loro misura. Se ci sono, vedrai che l'uomo sarà affabile, civile, pieno di cultura e di senso civico; in caso contrario brutti musi, nessun rispetto par la propria persona, volontà omicida e così via. Siamo allora liberi di decidere di noi stessi, se ci mettiamo in questo contesto anche la televisione? »

2001: « Certamente siamo condizionati, ma in fondo però c'è sempre un ristretto margine di autodecisione ... Comunque ci sembra che tu sia un po' uscito dal senso della nostra domanda ».

FRANK ZAPPA: « Ma non stiamo assolutamente recitando una commedia di Shakespeare, dove tutte le battute sono già fissate da un testo precedente. Comunque è vero: ci sono dei profondi disaccordi tra il mio manager, la mia casa discografica, e... naturalmente il più infervorato di tutti è l'artista ».

2001: « Qualcosa di più preciso in proposito non ce lo puoi dire? ».

FRANK ZAPPA: « Non ho segreti di natura legale; ma ho preferito non dilungarmi troppo sull'argomento perché questioni del genere le reputo noiose, inconcludenti e prive di ogni dignità intellettuale ».

2001: « Universalmente la tua opera è stata giudicata come una satira corrosiva nei confronti dell'America... »

FRANK ZAPPA: « Mi sembra un po' riduttivo pensarla in questo modo. Credo infatti che essa contenga informazioni codificate riguardanti non soltanto "l'american way of life", ma soprattutto processi psicologici che sono comuni a tutti gli uomini ».

2001: « Che natura hanno questi processi? ».

FRANK ZAPPA: « Deriva soprattutto dal tipo di vita che si conduce oggi, dalle relative frustrazioni che si accumulano, e per finire un occhio di riguardo alle nevrosi dell'uomo medio ».

2001 : «Ci stiamo rendendo conto di una cosa: quando si intervista Frank Zappa, si finisce quasi sempre per porre la musica in secondo piano ».

FRANK ZAPPA: «Questo non per colpa mia. Da più parti vengo dipinto come una mezza specie di oracolo, che deve necessariamente avere un parere su tutto: dal significato della vita al rubinetto della cucina. E tutto sommato a me questo ruolo fa piacere: nessun giornalista durante un'intervista si sogna di dirmi: il tuo concerto è stato povero musicalmente, oppure il tuo album non vale veramente niente. Ed il fatto strano è che a me piace suonare, piace comporre musica. La cosa più bella per Frank Zappa è ascoltare quello che ha scritto. Ma la gente di solito non ci crede ... ».

2001: « Sappiamo che recentemente in America hai realizzato un trionfale tour ... ».

FRANK ZAPPA: « Soltanto perché sono intervenute numerose persone ».

2001: « Non ti sembra un po' eccessivo questo sarcasmo? ».

FRANK ZAPPA: « In realtà era soltanto una semplice ed innocente battuta di spirito, con l'aggiunta di una buona dose di autoironia. E' indubbio comunque che il mio ultimo tour americano abbia lasciato dei ricordi piacevoli. Ad esempio ho notato che la maggior parte degli spettatori era molto giovane; forse desto negli attuali ventenni un interesse di tipo archeologico. E poi anche perché un ragazzo di quella età sopporta meglio i disagi derivanti da tre ore passate in un posto tipo il Madison Square Garden. La gente con una certa età preferisce di più la tranquillità di un piccolo e riservato club. Sai, crescendo si cambiano radicalmente usi e costumi. I miei vecchi ammiratori sono però quelli che ancora oggi comprano i miei dischi, che seguono ogni cosa che faccio ».

2001: « Hai notato dei cambiamenti tra il pubblico di ieri e quello di oggi? ».

FRANK ZAPPA: « Si e soprattutto per quanto riguarda la differenza di reazioni chimiche ».

2001: « In che senso? ».

FRANK ZAPPA: «I comportamenti di ogni platea vengono determinati da reazioni chimiche; un tempo esisteva l'LSD e tutta la vasta gamma di allucinogeni, oggi invece la gente preferisce l'alcool. Negli anni sessanta il pubblico era più intellettuale, attualmente preferisce avere con la musica un rapporto più istintivo ».

2001: «A proposito di reazioni chimiche, cosa ci dici del punk-rock, miscela senza dubbio molto corrosiva ... ».

FRANK ZAPPA: « Corrosiva ... non direi proprio. Al giorno d'oggi, dopo anni di dischi d'oro e di platino, rion credo che esista più una band che soni soltanto per puro amore dell'arte. Quello che conta è avere un album ben piazzato nelle classifiche mensili di Billboard. Ricordati: "We're only in it for money" ... ».

2001: «Anche Frank Zappa?».

FRANK ZAPPA: « Sarebbe anomalo il contrario ».

2001: « Ed infine; tuoi programmi futuri... ».

FRANK ZAPPA: « Prima di tutto voglio appianare i contrasti con la mia casa discografica, in fin dei conti sono soltanto seccature. In secondo luogo ho appena terminato di lavorare intorno ad un mio film, di natura concettuale, che si chiamerà "Baby Snakes". Si tratterà di un collage di filmati appartenenti alla mia ultima tournée americana. Ma oltre alla musica, alle consuete immagini di rock-concert, ci saranno anche delle sovrapposizioni audio-visive tipicamente... zappiane. Infine sta uscendo proprio in questi giorni un mio nuovo disco, "Frank Zappa . Live in New York". Sai, questa incisione mi piace moltissimo, perché è molto viva e divertente, perciò spero tanto che diventi protagonista assoluta delle "incantevoli" classifiche da mensile specializzato ».

CONCERTO

L'Hammersmith Odeon è una delle sale rock più prestigiose dell'intera Londra. E' un enorme teatro in leggera decadenza che in occasioni di concerti si popola di una platea particolarissima: è infatti l'unico grande locale londinese dove i neri entrano a frotte, senza es. sere disturbati e senza disturbare. Chi vi partecipa vuole soltanto divertirsi.

Frank Zappa, come abbiamo già scritto in apertura di servizio, ha raccolto nella sua fermata londinese un successo considerevole quanto forse del tutto imprevisto. E questo perché nei concerti all'Odeon ha badato molto alla musica rispetto alle boutade che gli sono così congeniali. li chitarrista si è presentato a Londra con una formazione rinnovata; sette elementi, tra cui Roy Estrada, fondatore delle Mother of Invention.

Senza il contentino del gruppo di supporto, Frank per circa due ore e mezza è passato in rassegna a quasi tutti gli episodi più importanti della sua carriera artistica. In particolare abbiamo apprezzato moltissimo i suoi assoli, di chiaro stampo bluesistico, in brani tipo « Torture never stops ».

Oltre ad avere delle doti innate come musicista, Zappa è anche un fantastico istrione; ma nei concerti all'Odeon la parte « teatrale » è venuta fuori in maniera giusta, equilibrata, senza produrre scompensi o sbilanciamenti nell'economia generale dello show. La parte musicale si è mossa tra un blues tiratissimo ed e rock estremamente jazzato e variato da un punto di vista strumentale. In conclusione siamo rimasti particolarmente colpiti dalla furbizia degli arrangiamenti, che sembravano soddisfare a pieno ogni piccolo umore della platea, da quello più hard a quello più soft.

Aldo Bagli