Frank Zappa "The Man From Utopia"

By Maurizio Bianchini

Il Mucchio Selvaggio, April 1983


FRANK ZAPPA
«The Man From Utopia»
(Barking Pumpkin' FW 38403)

Cominciamo dal titolo: l'Uomo di Utopia. Niente a che vedere, naturalmente. con lo Zappa in persona. Il tipo è di quelli che han sempre bellamente irriso alle utopie, alle palingenesi ed alle attese messianiche. Che vi sia allora, giusta le abitudini del personaggio, «un sottile intento dissacratorio», quando non addirittura una «scoperta vena polemica?

Forse che sì, forse che no. La merce è di quelle che non mancano mai nei suoi scaffali musicali, ma è difficile pensare che questo sia stato l'obiettivo primo del vecchio leone, al quale in verità sono rimaste poche zanne per mordere e pochi artigli per ferire. Magari The Man from Utopia» è semplicemente un titolo come un altro, estratto senza tanto starci a pensare tra il mazzo degli altri 11 titoli di canzoni disponibili. Chissà.

Passiamo poi alla copertina. È di Tanino Liberatore. Quello di Rank Xerox. per chi non lo avesse capito. E ci mostra il vecchio Frank messo sù proprio alla indimenticabile maniera del coatto sintetico, con tanto di occhialetti da saldatore e chitarra frantumata dalla «presa bestiale» delle mani. Il perché di questa associazione sfugge, anche se i due personaggi sembrano apparentabili sulla base, come dirlo, di una certa pesa greve dei modi. Poca cosa comunque. Ci sono anche, sulla copertina, i cartelli stradali in italiano, le masse che fanno casino e gli striscioni con le parolacce. Goliardia e non proprio di grana fine.

Quanto alla musica: niente di nuovo sotto il sole. Ci vorrebbe un miracolo con tutti i dischi che sforna l'Insonne Chitarrista. Ci sono gli strumentali, di non poco pregio, che riprendono in cifra più riposante alcune cose dei primi album, mentre ai brani cantati vengono delegate le poche stranezze cui la maniera del Nostro non può ormai rinunciare. Stranezze, beninteso, di poco momento emotivo e di nulla prospettiva in fatto di innovazione. Innocenti burle musicali o giù di lì. Dove invece di scimmiottare se stesso, Zappa si lascia andare al piacere di suonare, le cose procedono sensibilmente meglio.

Ascoltare per credere «Stick Together», «Sex», «Tinks Walks Amok» e soprattutto «We Are not Alone», un pezzo in tono di salsa, francamente affascinante, che lascia intendere quali grandi cose l'uomo sarebbe in grado di tirar fuori dal suo cilindro se solo si decidesse ad abbracciare risolutamente il mestiere del musicista abbandonando quello del Frank Zappa.

I testi, infine. Spiritosi e nonsensiques come al solito. E sovente anche un tantino pesanti. Come sempre. Quanto ci sorprenderebbe invece l'Insigne Paroliere se per una volta fosse, che sò, sentimentale, banale, magari anche introverso. È troppo chiederglielo dopo i quaranta? E non è troppo allora chiedere a noi di comprare una decina di dischi all'anno di pura e semplice «zapperia»?

Maurizio Bianchini