Frank Zappa "Meets The Mothers Of Prevention"

By Stefano Mannucci

Rockstar, February 1986


FRANK ZAPPA
«Meets The Mothers Of Prevention»
Barking Pumpkin Records

Sarete certo a conoscenza di quel pasticciaccio brutto all'americana che, di fatto, ha introdotto la censura nel mondo discografico. Alcune mogli di senatori americani hanno creato un comitato per il controllo delle immagini e dei testi rock in cui si tratta del sesso e della violenza, costringendo le companies del vinile a porre degli adesivi sulle copertine in modo da «etichettarne» ed identificarne il contenuto. A farne le spese sono stati i ragazzi, soprattutto molti heavy-metal fans, che hanno visto criminalizzati i propri beniamini. Questi ultimi, dal canto loro, si dovranno muovere con molta cautela per non incorrere in sanzioni più gravi.

Non fosse per lo spirito garantista {di stampo rousseauviano) che ci anima, non mancheremmo di sottolineare come la scomparsa dalla circolazione di parecchio pattume rock, non possa che rappresentare un momento di crescita. Ma prendetela come una battuta. A nessuno, men che meno ad una organizzazione sorta per ricattare l'industria discografica, è dato limitare la libertà di scelta di un consumatore e quella di espressione di un artista.

Citando il primo emendamento della Costituzione americana, Frank Zappa è comparso di fronte al Senato USA in qualità di testimone, seguito da John Denver e Dee Snider dei Twisted Sister. Le udienze hanno avuto dei momenti esilaranti (non sempre volontari) e Zappa non poteva mancare l'occasione per sfoderare la sua pungente ironia, il suo sarcasmo, la sua indignazione.

Quest'album è lo sberleffo di Frank a quelle famiglie di senatori. C'è un avviso sulla copertina che risponde per le rime all'invito di porre in guardia il compratore, c'è un brano («Porn Wars») in cui stralci di quei dibattiti, voci animali ed umani e giochi di registrazione mostrano chiaramente il ridicolo della faccenda. Zappa sembra più stimolato del solito, con assoli molto lucidi (cfr. «Alien Orifice» e «What's New In Baltimore») e le sue imprevedibili partiture, bislacche ma non troppo. La nuova beffa di un vecchio pasquino. Speriamo di non vederlo presto in vincoli.

Stefano Mannucci 6½/10

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