Diabolico

By Marco Cestoni

Ciao 2001, 20 February 1987


Ennesimo quanto gradito album del maestro di Baltimora. Si chiama "Jazz From Hell". La consueta vena corrosiva e la voglia incessante di cambiare. Lo abbiamo intervistato.

Frank non dorme. Laggiù nella città degli angeli, Los Angeles, sono le cinque di mattina, ma non ho paura di svegliare nessuno con la mia telefonata, gli accordi sono questi. Ma che ci fa un signore di quarant'anni, famoso in tutto il mondo, completamente sveglio a queste ore piccole?: «Sto lavorando», risponde con una voce che del sonno non conosce il velo. «Sto lavorando a nuova musica. Il progetto del disco decuplo sarà una realtà tangibile il prossimo aprile, per cui sto campletando gli ultimi ritocchi. II giorno non riesco a lavorare, il telefono squilla in continuazione. Cosi preferisco dormire e riposarmi e lavorare di notte».

Poco importa se c'è un album appena uscito, "Jazz From Hell", il maestro è già proiettato due album avanti. E poi, vincendo la sua proverbiale scontrosità verso la stampa, ha finalmente deciso di parlare: "Faccio quattro interviste per notte, questa settimana, il che significa che parlerò con tante persone, soprattutto dall'Europa le richieste sono tantissime e, tranne rari casi, i giornalisti europei sono più disponibili.

— Perché questo titolo strano, "Jazz From Hell", e un genere di musica che mi sembra nuovo per te?

Zappa: Il titolo e un modo di dire qui in America. Quando c'è un cantante molto commerciale, uno stronzo, si dice che è un entertainer from hell... Quindi questo è un jazz from hell.

— Ovvero una specie di parodia.

Zappa: Giusto.

— Allora qual è il tuo vero rapporto con il jazz in generale?

Zappa: Ci sono delle cose che mi piacciono, ma di solito non ascolto dischi jazz. Personaggi come Eric Dolphy, Thelonious Monk, Charles Mingus, Archie Shepp sono molto importanti per la storia delta musica, non solo per il jazz.

— Miles Davis ha detto che per lui il jazz è morto, sei d'accordo?

Zappa: Lui lo suona, quindi lo sa meglio di me.

— E il rock come sta?

Zappa: Ce un'espressione che spesso ho sentito dire a proposito del jazz, ma che credo si possa applicare anche al rock: non è morto ma puzza come un cadavere.

— Cosa pensi della musica di oggi, quella nei dischi, alla radio o alla televisione?

Zappa: In generale non è molto avventurosa, e per piacermi qualcosa deve avere uno spirito avventuroso. Molti dei dischi pop che escono oggi sono terribilmente scontati.

— In questi ultimi anni hanno collaborato con te dei chitarristi eccellenti come Adrian Belew, Steve Vai, Warren Cuccurullo, che poi sono diventati famosi per conto loro; cosa ne pensi?

Zappa: Sono molto contento per loro. Se hanno avuto successo. vuol dire che lo meritavano. Del resto non ho mai scelto musicisti mediocri, preferisco sempre gente ambiziosa e innovativa.

— Eppure, pare che Warren Cuccurullo vada in giro dicendo che è stato costretto a lasciare il tuo gruppo perché tu avevi paura che oscurasse la tua fama...

Zappa: Mi sembra impossibile credere ad una storia del genere. Warren è un mio amico, mi ha chiamato giusto pochi giorni fa e ci siamo visti. Saranno le solite malignità di qualche giornalista.

— Sai che è entrato nei Duran Duran, cosa ne pensi?

Zappa: Se è il tipo di musica che gli piace suonare, sono contento per lui. Ognuno fa quel che vuole. Comunque la cosa che mi dà fastidio è che i Duran continuino a tenere quasi segreta la sua entrata. Ho visto una loro intervista alla tv l'altra sera e non facevano che dire che il gruppo ormai era formato solo da tre persone.

— In questi ultimi anni hai concesso moltissime interviste, a dispetto della tua fama, soprattutto in passato, di non essere molto propenso a parlare con la stampa, cosa è cambiato?

Zappa: Le interviste che ho fatto in questi ultimi due anni sono state per la maggior parte al di fuori del settore musicale, erano su questioni politiche o nazionali.

— Ho visto su molti giornali americani uno strano concorso, che permette al vincitore di intervistarti, di chi è stata l'idea?

Zappa: E la cosa più folle che mi sia mai capitata. L'idea è stata della casa discografica che si è presa la briga di stampare i miei vecchi albums jn versione CD.

— Ci sono progetti per vederti di nuovo in concerto in Italia?

Zappa: Mi hanno invitato a suonare con un'orchestra sinfonica ad un festival jazz a Roma per il prossimo giugno. Mi hanno chiamato circa sei mesi fa asscurandomi che in breve tempo avrei ricevuto tutte le indicazioni per prepararmi. Sto ancora aspettando... Credo sia il tipico modo italiano di condurre le cose...

— Negli ultimi tempi, ti sei molto interessato all'elettronica e meno alla chitarra, come mai?

Zappa: Non suono la chitarra dal 23 dicembre del 1984, proprio perché mi interessa sviluppare la mia ricerca sulle
tastiere computerizzate. Oggi sono molto di moda, ma guarda come la gente li usa... Credo che in questo disco l'elettronica sia stata usata in un modo completamente diverso, totalmente nuovo.

— Tuo figlio Dweezil, recentemente fatto un disco da solo, cosa ne pensi?

Zappa: Per essere fatto da un ragazzo di appena 17 anni credo sia un bel disco.