Zappa-Zappa

By Jacopo Benci & Paolo Battigelli

Ciao 2001, 3 July1990


1965-1990: venticinque anni di eccentricità e grande musica di Frank Vincent Zappa. Ripercorriamo la carriera del chitarrista-compositore di Baltimora analizzando alcuni caposaldi dello Zappa – pensiero spesso citati ma raramente approfonditi.

Compiere nel caso di Frank Zappa una selezione di opere capitali è certo possibile in senso puramento soggettivo qualitativo, ma è fallace sotto il profilo concettuale: la sua produzione è talmente ampia e sfaccettata che ogni suo episodio è fecondo di spunti capitali. E questo fin dal debutto discografico: "Freak Out!", uscito nel febbraio 1966, è il primo doppio album della storia della discografia rock; come Minerva dalla testa di Giove, così la musica dei Mothers Of Invention esce dalla mente di Zappa già adulta e armata, e "Freak Out!" presenta la compenetrazione di generi, la complessità strumentale, la feroce verve satirica e parodistica dei testi e delle musiche che rimarranno cifra stilistica del Nostro fino al presente.

Zappa ha più volte sottolineato il suo apprezzamento per il dada, e in verità del dada Zappa ha mutuato procedimenti formali (collage, assemblage, gioco di parole, parodia) e posizioni mentali (anarchismo, antiautoritarismo, valore eversivo del sesso, esortazione a non farsi infinocchiare dall'establishment, satira rivolta contro il filisteismo, il romanticume, l'intellettualismo...). Tra i musicisti 'colti' cui ha guardato e da cui ha attinto un posto di rilievo ha Erik Satie, non a caso vicino al dada: Satie, come Zappa, riempie la sua musica di citazioni ironiche di musiche popolari (in Satie sono quelle del circo e del luna-park, delle bande, le danze di moda), usando in modo stilizzato modi del cabaret; l'uso del rumore, in Zappa come in Satie, è dissacratorio e ironico. Quantunque i suoi primi dischi contengano assaggi di musica concreta e di elettronica, l'approccio di Zappa è lontano da quella che chiama "roba boop beep", anzi, è robustamente orchestrale e si serve di tutti gli strumenti compositivi tradizionali, se mai integrati da svariati altri. Anche qui, siamo lontani dalla rarefazione: le trame sono fitte al limite dell'illeggibilità. Zappa ha affermato da sempre la sua sconfinata ammirazione per un compositore- sperimentatore come Edgard Varèse e per la sua "Ionisation" (1931) prima composizione per sole percussioni, ma forse l'unico tratto in comune fra Zappa e Varèse è la convinzione espressa da quest' ultimo che la musica debba sempre essere "sintesi d'intelligenza e volontà", conservando un'idea forte di composizione. Zappa è in realtà molto più vicino a un compositore come Ives, che all'inizio del secolo mirava a suggerire l'effetto spaziale di bande che si avvicinano, s'incrociano e si allontanano con l'uso contemporaneo di melodie diverse con ritmi e tempi diversi. Ha detto Zappa: "Questa tecnica è stata adottata fin da 'Absolutely Free'. Nella nostra versione da poveri, il gruppo si divide in tre parti e suona 'The Star-Spangled Banner', 'God Bless America' e 'America The Beautiful' tutte allo stesso tempo, ricreando una versione amatoriale della collisione multipla di Ives. C'è un punto ih 'Duke Of Prunes' dove la berceuse dell''Uccello di fuoco' di Stravinsky veleggia sopra un altro tema più ritmico della 'Sagra della Primavera' ... ". Ed è Stravinsky, appunto, l'altro compositore cui Zappa guarda spesso; anche qui, per l'accostamento di spezzoni diversi e il gusto di ricostruire musiche volgari – nel caso di Zappa il pop (specie il surf e il beat dei primi album), il jazz (Coltrane), il commento sonoro cinematografico (Henry Mancini), i jingles radiotelevisivi e il R&B. L'altra ossessione musicale dell'adolescenza di Zappa, oltre alla musica seria, sono infatti i dischi degli artisti di colore, da Howlin' Wolf A Muddy Waters, dagli Spaniels ai Paragons, da Don & Dewey a Guitar Slim. L'approdo di Zappa alla musica e alla composizione non è stato particolarmente precoce. L'infanzia del Nostro durante gli anni di guerra è segnata dagli spostamenti del padre, impiegato in attività connesse con la produzione di materiali bellici. Frank sviluppa una fascinazione per ogni sorta di combinazione pericolosa di sostanze esplosive (ma non farà lo stesso più tardi combinando materiali sonori?), che culmina quando nel 1956 il ragazzo è espulso da scuola per avervi portato un composto di carburante solido per razzi e polvere per bombe puzzolenti. Solo a partire da questo incidente il quindicenne Frank (è nato il 21 dicembre 1940) si dedica seriamente alla musica, convincendo i genitori a comprargli una batteria. Dello stesso periodo è la scoperta di Varèse, avvenuta allorché Frank legge dell'esistenza di "Ionisation", definita dal famoso negoziante di dischi Sam Goody "una raccolta di percussioni orrendamente dissonanti, la musica peggiore del mondo". Frank riesce a procurarsi una copia del disco e gli si rivela così un continente musicale sconosciuto e affascinante. I suoi interessi si estendono presto a Stravinsky e a Webern, e "siccome non avevo avuto alcuna istruzione formale, per me tra Lightnin' Slim, i Jewels (che ai tempi cantavano 'Angel In My Life'), Webern, Varèse o Stravinsky non c'era differenza. Per le mie orecchie era tutta buona musica". Frank si crea una ragguardevole collezione di dischi R&B usati provenienti dai jukebox, e suona la batteria con i Black-Outs, "l'unico gruppo R&B in tutto il deserto del Mojave". Dopo aver lasciato la scuola, lavora come disegnatore pubblicitario, vetrinista, rappresentante; dalla batteria passa alla chitarra, modellando il proprio stile su quello di Guitar Slim, "il primo esempio, per quanto possa ricordare, di chitarra distorta su disco". A differenza della gran parte dei musicisti rock della sua generazione, Frank impara a leggere e scrivere la musica, il che gli consente nel 1959 di comporre la colonna sonora per un filmetto western dal titolo "Run Home Slow".

Attorno al 1962 Frank incontra Paul Buff, esperto d'elettronica, inventore, multistrumentista e cantante, proprietario di uno studio d'incisione a Cucamonga, California. Buff realizza da solo nastri finiti di canzoni che poi offre ad etichette di Hollywood quali Capitol e Dot, le quali a volte le pubblicano con discreti risultati di vendite. Zappa comincia a collaborare con Buff suonando la chitarra nei suoi dischi e scrivendo qualche lato B. Nel 1963, con il ricavato della colonna sonora di "Run Home Slow", Zappa rileva la sala d'incisione da Buff, la ribattezza Studio Z e inizia a lavorarci, fra l'altro, con il suo vecchio amico Don Van Vliet detto Captain Beefheart. I due realizzano alcuni brani sotto il nome di Soots, ma quando Zappa li propone alla Dot Records, ottiene un rifiuto perché "la chitarra è distorta". L'attività di Zappa attira l'interesse della polizia locale, che gli tende una trappola: contattato da un tipo che gli chiede di girare un film porno, Frank propone – date le sue scarse risorse – una cassetta audio con gemiti, urletti e musica in sottofondo. Al momento della consegna, il tipo si qualifica come poliziotto e Frank finisce in galera per dieci giorni. Quindi, chiuso lo Studio Z, si mette a lavorare in un negozio di dischi per una paga da fame.

A questo punto (è il 1964) Zappa incontra Ray Collins, un cantante conosciuto anni prima: Ray lavora i fine settimana con un gruppo R&B da bar, i Soul Giants, e chiede a Frank di entrare a farne parte come chitarrista. Il gruppo, oltre a Collins, comprende l'indiano cherokee Jimmy Cari Black alla batteria, il chicano Roy Estrada al basso il chitarrista Elliot Ingber e il sassofonista Davy Colorado. Molto presto Zappa propone di suonare materiale originale invece del consueto repertorio; Coronado si ritira e i proprietari dei bar smettono di ingaggiare la band. I Soul Giants si affidano a Herb Cohen, manager di gruppi folk-rock, perché procuri loro ingaggi in locali buoni per farsi notare dai discografici: The Mothers – i Soul Giants prendono questo nome il giorno della Festa della Mamma del 1964 – iniziano così, suonando in locali di secondo piano come l' Action, a farsi conoscere sulla scena psichedelica di Los Angeles (che comprende gruppi quali Byrds, Love, Sky Saxon & The Seeds, Leaves). Nel 1965, durante un ingaggio dei Mothers al Whisky- A-Go-Go, Herb Cohen riesce a farli ascoltare a Tom Wilson, il coraggioso produttore artefice dell'elettrificazione di Dylan e del primo album dei Velvet Underground; Wilson gli offre un contratto con la MGM e un anticipo di 2500 dollari. Quantunque "Freak Out!" sia un album doppio e non abbia nemmeno un potenziale singolo di successo, Wilson, segue il progetto con entusiasmo. La MGM (cui l'album viene a costare circa 30.000 dollari contro gli 8.000 mediamente stanziati per un album normale) molto meno ed esige che, per far uscire il disco, il gruppo prenda il nome di The Mothers Of Invention (i boss dell'etichetta sono convinti che i dj non trasmetterebbero mai un disco di un gruppo chiamato empiamente Le Madri). li primo tour nazionale del gruppo porta l'America del 1966 a contatto con un quintetto di personaggi con baffi, barbe, capelli lunghi e vestiti improbabili, che fanno una musica sarcastica e anni luce lontana dal surf, dal beat e dal folk-rock. Alla fine del tour, "Freak Out!" ha venduto solo trentamila copie e la MGM intima che per l'album seguente non vengano spesi più di 11 .000 dollari. "Absolutely Free" esce nell'aprile '67 e i Mothers si trasferiscono a New York per un lungo ingaggio al Garrick Theater. li denaro scarseggia; Frank e la moglie Gail vivono "in un orribile albergo, assieme a scarafaggi enormi. Niente frigorifero. Ci nutrivamo di ananas e burro d'arachidi". I Mothers suonano al Garrick sei sere a settimana, due spettacoli per sera, elaborando la loro strategia d'intrattenimento che prevede frequenti interludi cabarettistici, uso di oggetti vari (verdure marce, panna montata, pupazzi di animali etc.) e il coinvolgimento del pubblico – quando ce n'è.

Il 1967 vede il primo tour europeo dei Mothers e la realizzazione di "Lumpy Gravy'', exploit orchestrale interamente accreditato al solo Zappa, e di "We're Only In It For The Money", il cui bersaglio musicale principale è "Sgt. Pepper". Solo l'anno successivo, durante la seconda tournée europea, Zappa – che non usa riascoltare i suoi album una volta completati – scoprirà che la MGM interviene sui testi delle canzoni, modificando il sound in modo da rendere le parole meno comprensibili o addirittura tagliando delle parti (è il caso di "Let's Make The Water Turn Black"). Appena coglie un'occasione propizia, Zappa rinegozia il contratto con la MGM e crea una propria etichetta, la Bizarre, che affiderà poi per la distribuzione alla Warner Bros. li 1968 vede la produzione di "Cruising With Ruben And The Jets", album in cui Zappa e i Mothers ricreano il doo-wop anni Cinquanta rovesciandone le formule ("Quel disco lo concepii seguendo i principi delle composizioni neoclassiche di Stravinsky", dirà Zappa). Accanto alla Bizarre, Zappa crea una seconda etichetta, la Straight, che produrrà album di artisti quali Alice Cooper, Tim Buckley, Lenny Bruce, le GTO e soprattutto il memorabile "Trout Mask Replica" di Captain Beefheart.

L'output musicale di Zappa continua a crescere e a diramarsi anche durante il 1969 con "Uncle Meat" (che include la suite "King Kong": sostanziosi estratti live, accostati a episodi in studio, pratica che diverrà caratteristica della discografia zappiana) e "Hot Rats"; ma i problemi economici della gestione delle sue diverse imprese (oltre ai Mothers, le due etichette Bizarre e Straight e la Intercontinental Absurdities) portano Zappa a sciogliere la band. Con "Hot Rats", che contiene ·solo sei brani fra cui gioielli come "Peaches En Regalia" e "Willie The Pimp" (cantata da Beefheart), inizia un mutamento nell'organizzazione della produzione zappiana: dal collage di frammenti delle più diverse provenienze si passa a strutture più tematiche, con album a carattere essenzialmente musicale (oltre a "Hot Rats", "Waka/Jawaka", "Gran Wazoo"), altri a carattere più cabarettistico ("Fillmore East, June 1971 ", "Just Another 'Band From L.A."), ed altri ancora – novità non molto apprezzata dalla critica – a carattere "leggero", che otterranno g li unici dischi d'oro della carriera zappiana ("Over-nite Sensation", "Apostrophe"). Il 1971 è l'anno del complesso musical-filmico "200 Motels", summa del lato demenziale della creatività zappiana. Il film è un fiasco colossale il relativo album sovrabbonda di materiali sonori firmati Mothers, Royal Philharmonic Orchestra e Top Score Singers. I progetti di Zappa, in continua dilatazione, vengono brascamente ridimensionati dal disastroso tour europeo dell'inverno 1971: il concerto di Montreux si conclude con un incendio in cui l'intera strumentazione di Zappa e dei nuovi Mothers viene distrutta; racimolata una nuova strumentazione, il gruppo esordisce al Rainbow di Londra, ma alla fine del primo concerto un esagitato s i avventa su Zappa e lo getta nella buca dell'orchestra, ferendolo gravemente. Zappa rimane ingessato per quasi un anno ed è costretto sulla sedia a rotelle; riguadagnata la mobilità, torna ad esibirsi con una nuova edizione dei Mothers realizzando il live "Roxy And Elsewhere" .

– Jacopo Benci

Zappa è vittima della regola prima non scritta dello show business, l'assioma per cui chicchessia, di provato successo, merita se non l'ostracismo almeno una doverosa diffamazione. Se poi possiede genio e carisma, be', la dose va rinforzata. Un paio di anni fa, proprio di questi tempi, mi disse: "Se penso a cosa farò quando la vena creativa sarà esaurita, mi vedo scribacchiare e fare domande stupide. La musica va liberamente interpretata, inutile filosofeggiarvi armati di carta e penna". L'impressione che ne ricavai fu di un uomo non invischiato, non più "only in it for the money"; piuttosto di un appassionato ricercatore sonoro, maniacale se si vuole (ma un po' tutti gli scienziati sono pazzi), il cui unico rammarico è che le giornate abbiano solo 24 ore di cui alcune, perbacco, regalate al sonno. Virus circolante nel suo corpo già ai tempi del riconosciuto capolavoro "Hot Rats" e "Uncle Meat", ma che si conclama verso la metà dei Settanta contagiando le fibre più recondite dell'essere Zappa. Progetti i più impensati affollano la mente, idee lasciate a metà o abortite sul nascere quasi sempre per la cronica mancanza di tempo. Come (siamo all'inizio del 1975) quella volta a Cannes allorché discute con il pittore Guy Pellaert, autore del mitico libro "Rock Dreams", circa una colonna sonora destinata al relativo film: abbozzo di massima concordato, tempi stabiliti, poi... il nulla. Pochi giorni dopo è infatti già in Giappone con le Mothers; è la prima volta e il toccar con mano un mercato ancora vergine lo entusiasma.

Tra un concerto e l'altro (c'è di mezzo anche un tour americano) completa le incisioni di "One Size Fits All" insieme ad altri brani che andranno a formare l'ossatura di "Studio Tan" peraltro pubblicato nel 1978 senza il suo consenso. È importante sottolineare, nell'ambito delle date Usa, la presenza nella formazione di Captain Beefheart (alias Don Van Vliet) dopo un lungo periodo di rapporti più che freddi tra i due vecchi compagni d'avventura. Una piccola grande reunion che si concretizzerà sui solchi di "Bongo Fury" e in un paio di episodi di "One Size Fits All" in cui si firma Bloodshot Rollin' Red . Con il senno del poi è facile imputare alla presenza del Capitano la ritrovata vena di Zappa, la causticità dei testi e l'impegno musicale, il quale si sente stimolato a fare meglio e di più: ne sono esempi "Sam With The Showing Scalp Flat Top" e "Man With Thew Woman Head". A seguire, una nuova collaborazione con una g rande orchestra. Si tratta dei 37 membri della Abnuceals Emuukha Electric Orchestra con i quali si esibisce alla Royce Hall di Los Angeles a metà settembre (tra i musicisti anche Terry Bozzio); scaletta che comparirà in vari album tra "Orchestral Favourites" (5 pezzi), "Zoot Allures" ("Black Napkins") e "Studio Tan" ("Revised Music For Guitar & Low Budget Orchestra"). Sempre nel 1975 registra infine un programma radiofonico in cui suona versioni inedite di vecchi brani tra cui "Metal Man Has Hornet's Wing" del 1963 con Beefheart e tre strumentali del periodo trascorso allo Studio Z. Per chi fosse interessato, ricordo l'esistenza del bootleg "Confidential". Il 1976 verrà invece ricordato come l'anno della definitiva morte artistica delle Mothers, della rottura con il manager Herb Cohen e della perdita della propria etichetta DiscReet. Molti i concerti come sempre in quegli anni, e collaborazioni tra cui ricordiamo quelle all'album di Beefheart "Bat Chain Puller" e "Good Singin' Good Playin'" dei Grand Funk Railroad (Zappa suona la chitarra in "Out To Get You"). In novembre esce "Zoot Allures'' (ora disponibile anche su Cd) storpiatura del francese "zut alors" e il pubblico sembra apprezzare il nuovo cammino intrapreso dal baffuto chitarrista. Ma i voltafaccia, con lui, sono all'ordine del giorno. Infatti i concerti che tiene a New York (che ritroveremo su "Zappa In New York") vengono mal digeriti perché ritenuti troppo jazz, lontani dalla vera (o almeno tale è considerata dal pubblico) musica della band. In effetti si respira aria di fronda, un voler cambiar pelle che critica e giovani fan disapprovano snobbando dischi come "Sleep Dirt" (1979) e "Studio Tan". Defaillance che viene però superata grazie ad un nuovo contratto discografico (con la CBS) e nuovi input indirizzati ai gangli nervosi del suo cervello. Nel marzo del 1979 esce "Sheik Yerbouti", presa in giro di un brano pop, che si guadagna immediatamente i favori delle masse grazie anche alla popolarità di "Jewish Princess" (che offende non poco i filo-arabi) e di "Dancin' Fool" al quale viene concesso un notevole airplay (!). Già proiettate nel futuro sono invece "City Of Tiny Lights" e "Baby Snakes" assaggi di un ritorno al filone cinematografico intitolato "Baby Snakes", un film anormale e su gente anormale come lo definirà lo stesso Zappa. Il film esce sotto Natale, in contemporanea con "Joe's Garage Act I" che, per la cronaca, contiene "Catholic Giri" pepata rispota alla principessa ebrea di "Sheik Yerbouti". Di quel periodo è pure la produzione di "Touch Me There" del violinista indiano Shankar, di cui Frank Zappa firma alcuni brani con il nome de plume Stucco Homes. L'anno successivo, resosi indispensabile uno sfogo materiale al fluire creativo, fonda la Barking Pumpkin Records e pubblica "Joe's Garage Act II-III" seguito dall'ennesimo live "Tinseltown Rebellion" (1981) e "You Are What You Is" (1981). Ma si avverte nell'aria un non so che di abulia, di stanchezza; come se, per la prima volta, la quantità andasse a discapito della qualità. Se ne accorge, anche Frank, buttandosi a testa bassa in un fervore mistico per la chitarra che produrrà la trilogia di "Shut Up And Play Yer Guitar" (allora disponibile solo su ordinazione postale). Trattasi di soli estrapolati da concerti del periodo 1973-1980 e ulteriormente "trattati" in studio, vivisezionati come solo Lui può fare. Oggi pubblicati in un doppio compact disc dalla benemerita Rykodisc, sono un valido mezzo per entrare in sintonia con il modo di suonare del maestro, approfondendo (i relativi spartiti sono facilmente reperibili) passaggi armonici e trucchi del mestiere: un vero corso pratico di studio dello strumento. Ma da buon alchimista di suoni, da mago del montaggio qual è non si poteva certo ritenere soddisfatto. Anche perché, trascorsi alcuni anni, nuovi e più stimolanti accadimenti chitarristici si erano verificati. Ecco allora che, nel 1988, esce a furor di popolo (e del suo autore) "Guitar" nelle cui note si può leggere "questi solo risalgono al periodo 1979-1984. Nessun overdub, tutto è in versione originale. L'album non è consigliato ai bambini e ai repubblicani". Oltre cinque ore in tutto possono sembrare un mattone insostenibile, al contrario ci si accorge della verità della musica e del gusto con cui è stata assemblata; per non di re del contributo di gente come Steve Vai, Warren Cuccurullo e Ray White. Più che una pallosa lezione un piacevole intrattenimento. Del 1982 è poi "Ship Arriving Too Late To Save A Drowning Witch", non un capolavoro ma noto ai più per la presenza di "Valley Giri" lungo monologo della figlia Moon Unit. Un gergo locale che non manca di suscitare interesse misto a curiosità decretandone il successo, che il lungimirante Zappa cerca di sfruttare sino in fondo raggi ungendo un accordo con una stazione televisiva per ricavarne un cartone animato. Nel frattempo, è già in giro per il mondo a suonare. Arriva an che in Italia esibendosi a Palermo e a Milano, al parco Redecesio infestato da enormi zanzare come ricorda il disegno di copertina dell'album "Man From Utopia" (1983). Di quei giorni è un fatto strano ed insolito. Si narra che una sera senta bussare alla porta e, chiesto chi è, si senta rispondere Bob Dylan. Incredulo va ad aprire di persona e... si tratta proprio di lui; si siedono accanto ad un registratore e Bob gli fa ascoltare alcuni brani destinati al nuovo lavoro ("Infidels"). Zappa li ascolta e alla fine chiede se abbiamo nulla a che rare con il cristianesimo e Gesù (Mr. Big J., come lo chiama lui) ma Dylan nega, ribattendo che è venuto per chiedergli se fosse interessato ad una eventuale produzione. Come ci insegna la storia, non ne verrà fuori nulla e tutto si concluderà con un frugale pranzo a due; ma nessuno ci impedisce di immaginare cosa sarebbe potuto venir fuori da una simile accoppiata! Chiusa parentesi. Dopo la lunghissima, e per certi versi traumatica, tournée decide che per qualche anno ha chiuso; anche perché in tal modo potrà dedicarsi alla sua nuova e affascinante amante, l'elellronica. Ma non gli va di troncare in maniera netta e incide "Them Or Us", vero crogiuolo di stili e tendenze che spaziano dal rock duro allo swing, dal jazz al blues per concludersi con una stupenda quanto anomala versione del classico degli Allman Brothers "Whipping Post".

Lo Zappa degli anni Ottanta è quanto di più eclettico e variegato si possa immaginare. Si può dire che ogni album, ogni progetto partorito dalla sua mente batta strade diverse: con affanno, con ingordigia tipiche del perenne insoddisfatto. "Thing Fish" altro non è che la (in) naturale appendice di elucubrazioni operistiche come "200 Motels" e la trilogia di "Joe's Garage": pomposa, ridondante ma ugualmente accattivante nel 0 le sue sottili trame sonore. Il vecchio amore per le orchestre viene finalmente saziato con ben tre uscite, di cui due con la London Symphony Orchestra (Vol. I-II) e l'ultima sotto la direzione del maestro Pierre Boulez ("Boulez Conduci Zappa" 1984); albums che l'interessato elogerà in varie occasioni ma che, in tutta franchezza, non vi consiglio per la loro irritante tediosità. C'è la tradizione ancestrale della dinastia Zappa (" Francesco Zappa" 1984) a braccetto con la fusion "zappiana" di "Jazz From Hell' e l'umorismo greve di ''Frank Zappa Meets The Mothers Of Prevention" che fa coppia con "Does Humour Belong In Music?" (da cui la relativa, scoppiettante videocassetta). Insomma, un po' per tutti i gusti. Nel 1988, finalmente, il grande annuncio: Frank Zappa e la sua band tornano ad esibirsi dal vivo. America ed Europa (Italia inclusa) lo accolgono trionfalmente e lui le ricambia con un live (toh, che sorpresa!) dal titolo "Broadway The Hard Way" dove spiccano, considerato che in Usa siamo sotto elezioni, "Jesus Think You Are A Jerk" contro i telepredicatori e "The Untouchable" sulle pastette e gli intrighi di palazzo in campo politico. Per chiudere la decade, infine, nulla di meglio che una collana di sei doppi compact disc (diluiti in tre anni) che ripropongono i momenti migliori degli ultimi 20 anni. Tutti i brani sono inediti in tale forma, si badi bene, e ogni confezione è arricchita da esaurienti note biografiche. Il titolo? "You Can't Do That On Stage Anymore Vol. I-VI" e per ora sono disponibili i primi tre volumi (il quarto dopo l'estate). Zappa, un artista che non ammette mezze misure: o lo si ama o lo si odia. Ma se lo amate, preparatevi ad un cospicuo esborso.

– Paolo Battigelli