Frank Zappa "You can't do that on stage anymore vol. 5"

By Piero Tarantola

Buscadero, September 1992


FRANK ZAPPA
«You can't do that on stage anymore vol. 5»

(Rykodisc/CGD CD)

Ennesimo capitolo della saga «you can't do that...» questo quinto volume, doppio come tutti gli altri, ci presenta Zappa in due periodi ben distinti della sua carriera. n primo CD propone le Mothers inconoclaste e beffarde degli anni sessanta mentre il secondo riporta brani da quello che Zappa definl «the infamous 1982 tour».

Primo CD: i brani compresi sono quasi tutti datati 1969 (gli altri sono del 1965, 67 e 68) e per la maggior parte inediti, ovvero non sono mai comparsi sia nella versione live che in quella di studio nella sterminata discografia zappiana, compresa quella illegale. Un altro punto a favore di questo CD è che finalmente troviamo ben documentata la presenza di Lowell George nelle Mothers, fino a questo momento solo intravista in qualche solco di questa serie e appena accennata in tutti i dischi usciti allora.

Zappa commenta ironicamente nelle note di copertina che questo CD è dedicato a tutti quelli che pensano che il solo materiale valido da lui prodotto risalga a quegli anni: perciò nel CD sono presenti alcuni brevi inserti (registrati all'epoca) che poco hanno a che fare con la musica ma che arricchiscono di nonsense il tutto e ricordano lo strampalato montaggio degli LP di quel periodo.

C'è anche una provocazione in questo: è veramente più interessante il canticchiare di Jimmy Carl Black registrato durante un trasferimento in autobus (JCB & Kansas on the bus pt l & 2) o lo strepitoso assolo di chitarra di «Rdnzl» (vedi secondo CD)?. Zappa non rinuncia a far discuter anche in questa occasione. La musica delle Mothers di allora è stata variamente descrina e ricordata anche in altri numeri del «Buscadero»: si trattava di una ardita sintesi di vecchi rock 'n'roll, musica classica e jazz, con testi satirici od osceni e brani dall'evidente intento perodistico. Un accostamento di generi musicali che lasciava spesso spiazzata la critica e, in qualche caso, anche il pubblico.

In questo CD, per esempio, possiamo ascoltare il vecchio rhythm 'n'blues «here lies love» cantato da Lowell George e la «piano sonata in B flat» di Mozart in una versione che avrebbe divertito anche il buon Wolfgang Amadeus. Il compianto Lowell si cimenta anche in varie occasioni alla chitarra solista in duetto con Zappa (vedi p.es. «No waiting for the peanuts to dissolve»). Non mancano dissonanti atmosfere free («Where is our equipment?») e il super classico «My guitar wants to kill your marna» (uno dei pochi brani già conosciuti che compare in questo CD) chiude il primo album.

MiMi piace anche ritrovare una canzone come «Trouble every day» che Zappa compose ai tempi della rivolta di Watts nel 1965. li brano, dati i recenti avvenimenti di Los Angeles, assume una nuova drammatica attualità. Sarebbe troppo lungo commentare il CD brano per brano (sono 25 ! !), la doverosa conclusione è che le Mothers di quel periodo andavano veramente controcorrente e il loro progetto musicale era quanto di più originale si potesse sentire. Il CD è quindi interessantissimo non solo per gli zappomani incalliti.

Secondo CD: il discorso musicale qui cambia. Sono passati ben quindici anni e la musica di Zappa si è modificata col tempo. Le Mothers non esistono più e Zappa di volta in volta, sceglie i musicisti che meglio si adattano al suo progetto. Come già dicevamo recensendo altri volumi di questa serie la band di quell'anno era incomparabilmente migliore dal vivo che in studio, ne fanno fede anche queste esibizioni registrate a Ginevra, Bolzano, Monaco e Francoforte.

Il repertorio è quel lo classico del periodo Dancin' fool, Easy Meat, City of tiny lites, Black Page e così via) ma Zappa ripesca due vecchi gioielli «A pound for a brown on the bus» da Uncle Meat (1986) ovviamente stravolta e irriconoscibile e «The dead girls of London» che spesso FZ esegue dal vivo ma che non ha mai pubblicato nella sua versione di studio (che compare invece regolarmente su bootleg).

La tournee di quell'anno viene anche ricordata per le pessime condizioni ambientali in cui si svolse (i disordini di Ginevra, i lacrimogeni di Palermo, l'allucinante Parco Redecesio a Milano) per cui è bel lo riascoltare questa band comodi in poltrona nella perfezione del suono digitale. La chitarra di Zappa è una spanna su tutti ma anche le tastiere di Tommy Mars e di Bobby Martin (apprezzato pure come vocalist e al sax) si lanciano in corposi assoli ben sostenuti dalla «stunt guitar» di Steve Vai, dal basso di Scott Thunes e della strepitosa batteria di Chad Wackerman. Ray White (chitarra e voce) e Ed Mann (percussioni) danno inoltre il loro importante contributo a questi brani che comprendono abbondanti porzioni strumentali.

Ottimo quindi anche questo secondo CD, indicativo di un periodo che allora era sembrato poco creativo. Ci si domanda infatti perché Zappa abbia pubb I icato in quel tempo dischi inconsistenti come «The man from Utopia» e abbia tenuto nel cassetto fin ad oggi registrazioni come queste.

Il volume 6 è prossimo alla pubblicazione e vedremo quali altre sorprese ci procurerà quel matto di Frank, nel frattempo non possiamo che augurargli di superare i gravi problemi di salute che lo hanno afflitto negli anni scorso; era stato infatti riportato dai giornali che Zappa, affetto da cancro alla prostata, aveva sospeso attività live e di studio. Con la speranza di vederlo presto ristabilito ci risentiamo per i prossimi CD della serie.

Piero Tarantola