I tesori della cripta - parte prima

By Andrea Trevaini

Buscadero, July-August 2017


Come tutti i fans di Frank Zappa sanno il musicista fece costruire una sorta di cripta (The Vault), davanti a casa sua per archiviare tutte le registrazioni dei concerti, gli estratti di studio non pubblicati, tutti i suoi esperimenti sonori con il suo Synclavier. Ebbene dopo la sua morte, avvenuta alla ancor giovane età di 52 anni, nell'ormai lontano 1993, sono continuati ad uscire suoi dischi, dapprima tutta la discografia ufficiale rimasterizzata secondo i suoi intenti originari, ma soprattutto una valanga di inediti, curati dalla stessa famiglia Zappa e dal Vaultmiser Joe Travers. lo me lo immagino perennemente al lavoro nello studio orgogliosamente ed oltraggiosamente denominato UMRK (Utility Muffin Research Kitchen) disperato nel tentativo di mettere ordine nei nastri e nei Files, cercando di recuperare tutto il registrato di Frank Zappa.

Non si può dimenticare che Frank Zappa era un vero "Addict" musicale, quando non era in tour o non stava registrando un nuovo disco, era uso trascorrere l'intera giornata presso l'UMRK, dove conservava I nastri di tutti I suoi concerti, facendo cernita dei brani, remixandoli, facendo esperimenti sonori. Pertanto recuperare tutto quanto è contenuto nella Cripta è impossibile, secondo uno dei suoi discepoli Steve Vai che, nelle note di Imaginary Diseases, scrive: "... questa pletora di registrazioni inedite e' così vasta che anche nella rimanente parte della vostra vita (indipendentemente da quanti anni abbiate) non riuscireste ad ascoltarle tutte".

Per cui mi immagino il livello di frustrazione di Joe Travers, ma al contempo mi figuro altresì la gioia di noi vecchi fans perché, come nel caso dei Grateful Dead, saremo sommersi da nuove uscite, magari inedite e comunque sempre eccitanti e gradite (magari non per il nostro portafogli!). Il motivo di questa lunga premessa è legato proprio ad una serie di uscite discografiche, non inedite (in quanto già disponibili per l'acquisto, ma solo attraverso il sito della famiglia Zappa), ma che vengono finalmente distribuite attraverso i canali commerciali usuali, grazie alla distribuzione della Universal.

Si tratta di ben 2 dozzine di dischi rari, usciti in edizioni limitate, alcuni dei quali non erano neppure disponibili in down-load; comprende dischi pubblicati (sempre sul sito Zappa Trust) con le etichette: Barking Pumpkin, Vaulternative Records, Zappa Records e coprono l'intera carriera di Frank Zappa giungendo fino al disco postumo del 1994, Civilization Phase III. Ben sapendo che c'è uno zoccolo duro di fans del fantasmagorico ed unico Frank Zappa cercheremo di recensirne qualcuno, aprendo anche noi una piccola serie di recensioni "From The Vault", eccovi i primi due dischi.

FRANK ZAPPA
IMAGINARY DISEASES
ZAPPA RECORDS
★★★★

Questo disco è l'ideale seguito (anche se di fatto ne era un pre-quel, essendo uscito nel 2006) dell'altrettanto eccellente Little Dots, pubblicato nel 2016, sempre dalla Zappa Records, e testimonia la stupefacente macchina musicale messa in piedi da Frank Zappa, sempre con la denominazione sociale di Mothers, ma in realtà conosciuta dai fans come: Petite Wazoo. Il Petite Wazoo fu in realtà la prosecuzione del Tour Grand Wazoo che si tenne nel Settembre 1974, con un gruppo di 20 musicisti che però resto' unito solo per le 2 settimane del Tour. Nei mesi tra Ottobre e Dicembre 1974 venne invece assemblato un gruppo di 10 musicisti, con 6 fiati (Malcom McNabb, Gary Barone alla tromba, Tom Malone alla tuba e ai sax, Earl Dumler ai legni, Glenn Ferris, Bruce Fowler al trombone), una slide-guitar (Tony Duran), un basso (Dave Parlato), alla batteria sedeva Jim Gordon.

Il disco, come Little Dots e' assemblato da diversi concerti tenutisi in USA tra Ottobre e Dicembre 1974, ovviamente non vi sono sovrapposizioni e solo un brano, ma in versione differente (Rollo) compare nei due dischi che così diventano davvero complementari ed essenziali per godere appieno della strepitosa formazione jazzistica del Petite Wazoo. Sentite ancora cosa ne dice Steve Vai, nelle note di copertina: "Ascoltare il suo lavoro alla chitarra su questo disco conferma che non ci sono limiti alla sua abilità di improvvisazione per creare composizioni istantanee sullo strumento. Lui sembra non ripetersi mai, funziona sempre, ed è sempre dannatamente bravo". Per capirne il senso basta ascoltare il blues di Been To Kansas City In A Minor, uno strumentale di 10 minuti in cui davvero vi sembrerà di non avere mai ascoltato il blues prima di lui, oppure saltare al boogie sfrenato di D.C. Boogie, con Frank alla fuzz-guitar, mentre Tony Duran (forse l'unico superstite del Grand Wazoo) è impegnato alla slide, dove Frank chiede al pubblico di esprimersi con boati per scegliere come vogliono il brano: ballata, marcia, polka, boogie; no problem lui è in grado di farlo in qualsiasi modo il pubblico glielo richieda! Ma non c'è solo lo Zappa grande chitarrista in questo Imaginary Diseases, c'è un combo jazz alle sue dipendenze e lui se ne approfitta alla grande lasciando briglia sciolta ai suoi fiati, senza avere paura di addentrarsi su piste in salita che rasentano il free-jazz e il New-Orleans style, come ad esempio la strepitosa tuba di Tom Malone in Farther Oblivion, brano che contiene estratti di altri pezzi di Zappa, ma in generale si nota la accurata orchestrazione del maestro Zappa che dirige la sua piccola orchestra, come forse solo Duke Ellington ha saputo fare prima di lui. Basta ascoltare la title-track, con i fiati che si inseriscono nel suono chitarristico di Zappa, oppure la lunghissima jam finale di Montreal per riscoprire la assoluta grandezza dello Zappa chitarrista eccelso di cui diceva sopra uno che se ne intende, Steve Vai. Particolare non di poco conto la selezione dei brani e il mixaggio erano stati effettuati direttamente dallo stesso Frank Zappa tra il 1972 e il 1977.

ZAPPA
BUFFALO
VAULTERNATIVE RECORDS
★★★½

Questo doppio Cd è stato registrato dal vivo a Buffalo, al Memoria! Auditorium il 25 Ottobre del 1980 e diversamente dal precedente contiene un intero concerto di Frank Zappa, con tutti i limiti e i pregi di un live show zappiano, dove l'istrionico protagonista cavalca alla grande la scena mescolando grande musica, nonsense verbali a iosa, coretti doo-wop, monologhi satirici lunghissimi, come quello che segue Dancing Fool, intitolato The "Real Word" Thematic Extrapolations, dove per 9 minuti ascoltiamo lo Zio Frank raccontare le tragicomiche avventure di un nerd e di una ugly giri che tentano approcci in discoteca.

Il disco era stato originariamente pubblicato nel 2007 e vede una super band in azione con: Steve Vai alla Stunt Guitar, il geniale batterista Vinnie Colaiuta, Ray White e Ike Willis alle chitarra ritmiche, Tommy Mars alle tastiere, Bob Harris alle tastiere e alla tromba, mentre la sezione ritmica è completata da Arthur Barrow al basso.

Il periodo era davvero di grazia per Zappa e i suoi accoliti: nel 1979 aveva dato il vita alla sua Zappa Records per cui aveva registrato Sheik Yerbouti e la serie in 3 atti di Joe's Garage che saranno debitamente "saccheggiati" nel concerto di Buffalo, con ben 8 brani, ma motivo di interesse è che nel concerto verranno presentati ben 4 brani che sarebbero poi fniti su You Are Whot You Is, che stava uscendo in quei giorni. Inoltre dalla serie di concerti di quello stesso periodo sarà poi tratto il doppio live Tinseltown Rebellion, come si può notare Buffalo è una sorta di summa dello Zappa frenetico, come sempre per altro, a cavallo dei 70/'80, un periodo decisamente ricco di inventiva sociale (basti pensare al titolo e alla foto di copertina di Sheik Yerbouti, che oggi sarebbe improponibile) e musicale. Ebbene tutto questo e anche di più lo ritrovate in questo doppio, ovviamente ben registrato, con un giovanissimo Vai diciannovenne a fare da spalla al leader e con tutta la band impegnata negli irresistibili coretti che punteggiano tutti i concerti del periodo di Fz.

L'introduzione spetta a Chunga's Revenge, tratta dall'omonimo album del 1970, con grande evidenza chitarristica di FZ, che si esibisce poi in una sorta di blues, venato di black - Music; poi una bella, anche se corta Cosmic Debris, da segnalare anche una Tinseltown Rebellion tesissima ed elettrica, mentre i 10 minuti di Pick Me, I'm Clean, che sarebbe poi pure finita su Tinseltown Rebellion vede un Frank Zappa grandioso e vero leader di una super-band che lo segue senza fare una piega, ascoltate il drumming di Colaiuta che non perde un colpo sulle note frenetiche di Zappa.

Il primo disco si chiude con un altro "tour de force", City Of Lites (da Sheik Yerbouti) perennemente sospesa tra funky-blues e jam jazzata, con bella evidenza delle tastiere e cori davvero strepitosi, ma poi parte l'assolo velocissimo e distorto di Zappa e non c'è n'e' più per nessuno.

Il secondo lato inizia con Easy Meat, brano che poi sarebbe finito anche esso in Tinseltown Rebellion, con lntro cantata e con una convincente abbinata tastiere/batteria, di stampo classicheggiante, poi il ritmo rallenta e si eleva sopra tutto la chitarra di Zappa in una nenia di vago sapore orientale, affiancata da una sezione ritmica funky, come sempre esaltante il drumming di Vinnie Colaiuta, altri 10 minuti da brivido!

Si fa un salto all'indietro nel tempo con una canzone da Freak Out! del 1966, Ain't Got No Heart e poi si riparte con i 23 minuti di una sconvolgente The Torture Never Stops, tratta da Zoot Allures del 1976, un vero contenitore della genialità, della follia e della musicalità compositiva ed interpretativa di FZ, ma il concerto non finisce certo qui, dura infatti ben 2 ore e 20 minuti, ma riassumerlo a parole purtroppo, come insegnava il compianto Frank, è impossible, quindi spero che lui mi perdoni (ma non ci credo!) se ci ho provato. A voi il piacere dell'ascolto (magari in cuffia).